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Riforma cartolarizzazione: l’UE vuole allentare le regole per rilanciarle


La riforma cartolarizzazione proposta dalla Commissione europea mira a ridurre gli oneri normativi che frenano il mercato della securitisation, liberando capitale per sostenere famiglie e imprese e rafforzando i canali alternativi di finanziamento senza compromettere la stabilità finanziaria.

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Riforma cartolarizzazione: un ponte fra banche e mercati dei capitali

La Commissione europea ha presentato un pacchetto legislativo per rilanciare il mercato delle cartolarizzazioni, con l’obiettivo di rafforzare l’accesso al credito nell’Unione Europea e stimolare la crescita economica. Si tratta della prima iniziativa concreta nel quadro della nuova Unione del risparmio e degli investimenti, una strategia che punta a mobilitare investimenti privati e rafforzare i mercati dei capitali europei.

Il pacchetto interviene su un impianto normativo introdotto nel 2019 in risposta alla crisi finanziaria globale, ritenuto ora eccessivamente restrittivo. Secondo l’esecutivo europeo, le regole attualmente in vigore ostacolano l’uso di uno strumento potenzialmente strategico per liberare risorse dai bilanci bancari e ridistribuirle verso l’economia reale.

La Commissione ha sottolinea l’importanza di superare lo stigma associato alla crisi dei subprime statunitensi e di riconoscere che il mercato europeo ha sempre mantenuto standard di credito più solidi. La cartolarizzazione, se ben regolamentata, rappresenta uno strumento fondamentale per collegare il sistema bancario ai mercati dei capitali e diversificare le fonti di finanziamento disponibili.

Verso una regolamentazione più proporzionata e funzionale

Nello specifico, la riforma della cartolarizzazione interviene su quattro principali ambiti normativi. Le regole sulla trasparenza e sulla due diligence per gli investitori saranno più snelle, mantenendo però l’impianto di garanzie introdotto nel periodo post-crisi.

Contestualmente, il pacchetto prevede un alleggerimento dei requisiti patrimoniali per le tranche senior delle cartolarizzazioni sintetiche, al fine di liberare capitale oggi vincolato e favorire nuovi impieghi. Una modifica rilevante riguarda l’estensione del marchio STS (semplice, trasparente e standardizzato) a operazioni che includano almeno il 70% di prestiti alle PMI, laddove finora era necessaria una composizione esclusiva al 100%.

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Un’altra misura significativa è il riconoscimento delle cartolarizzazioni come attivi idonei ai buffer di liquidità bancari. Anche il comparto assicurativo beneficerà di un trattamento prudenziale più favorevole. Resta infatti in vigore, come presidio di garanzia, l’obbligo per gli emittenti di trattenere almeno il 5 % del rischio associato ai titoli emessi.

Sebbene alcuni operatori abbiano auspicato la creazione di una piattaforma unica a livello europeo, la Commissione ha escluso tale possibilità, ritenendo le divergenze giuridiche e contrattuali tra Stati membri ancora troppo marcate. Al contrario, si apre invece alla promozione di standard comuni e meccanismi di interoperabilità.

Impatti attesi e limiti della proposta

Secondo le stime di Bruxelles, un mercato della cartolarizzazione più efficiente e accessibile permetterà alle banche di liberare capitale, ridurre i costi del credito e facilitare l’accesso ai finanziamenti. Attualmente, il valore complessivo del mercato europeo si attesta attorno ai 1.600 miliardi di euro. Nonostante questo, risulta ancora molto inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti o del Regno Unito.

Inoltre, la riforma non affronta un nodo strutturale dell’economia europea. Si tratta della dipendenza dal debito bancario, soprattutto da parte delle piccole imprese, che spesso non dispongono delle garanzie necessarie per ottenere prestiti. Per questo, la Commissione ha annunciato future proposte per rafforzare l’equity financing, ritenuto più stabile e vantaggioso.

Infine, si sottolinea che la riforma non impone vincoli giuridici sull’impiego del capitale liberato da parte delle banche. Tuttavia, l’istituzione europea ha dichiarato l’intenzione di monitorare attentamente gli effetti concreti della riforma, con particolare attenzione all’effettivo impatto sull’economia reale.



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