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“Su 500 dirigenti, appena 8 gli under 35”. Federmanager Perugia presenta il rapporto Aur sulle figure apicali del comparto privato


In occasione degli 80 anni della Federazione, Federmanager Perugia ha scelto di celebrare questo importante traguardo con la presentazione di un’indagine senza precedenti: il primo rapporto sulla figura dirigenziale in Umbria, realizzato dall’Agenzia Umbria Ricerche (Aur). Un’analisi sviluppata su dati INPS 2023, dettagliata e aggiornata della composizione, distribuzione e condizioni economiche del management umbro, con un focus specifico sulle sfide e opportunità per le nuove generazioni.
La ricerca, curata da Elisabetta Tondini, responsabile dell’area di ricerca Processi e trasformazioni economiche e sociali di Aur, è stata presentata durante la parte pubblica dell’assemblea annuale 2025, tenutasi a Villa Buitoni a Perugia, alla presenza di un nutrito pubblico di soci e di addetti ai lavori.

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Un’occasione per un dibattito aperto, moderato dal giornalista Paolo Saraca Volpini, senior press officer al Parlamento Europeo, che ha visto la partecipazione di autorevoli esponenti del territorio: in rappresentanza della Regione Umbria, la presidente della seconda Commissione consiliare Letizia Michelini, il direttore generale di Federmanager nazionale, Mario Cardoni, il direttore generale di Confindustria Umbria, Simone Cascioli. Presente il professor Luca Ferrucci nel duplice ruolo di amministratore di Sviluppumbria e di docente universitario, il professor Marco Damiani anch’egli nel duplice ruolo di amministratore di Aur e di docente Unipg, il professor Stefano Saetta, coordinatore di Engineering Management, presso la Facoltà di Ingegneria. Presenti anche il presidente Federmanager Terni, Luciano Neri, e la presidente Aidp Umbria, Anna Anchino. A margine dell’assemblea annuale 2025, il presidente di Federmanager Perugia, Alessandro Castagnino, ha commentato i risultati del primo rapporto Aur sulla dirigenza in Umbria, sottolineando come lo studio confermi una realtà già percepita dagli addetti ai lavori: una forte carenza di figure dirigenziali nei settori produttivi regionali, con gravi ripercussioni sulla crescita delle imprese e sulle prospettive occupazionali per i giovani.

“Non si tratta solo di valorizzare i ruoli apicali – ha spiegato Castagnino – ma di creare occasioni di lavoro coerenti con le potenzialità delle nuove generazioni”. Secondo i dati presentati, in Umbria c’è un dirigente ogni 200 dipendenti, contro il rapporto di 1 a 70 in Emilia-Romagna e 1 a 40 in Lombardia. A colpire di più è la quasi totale assenza di giovani manager: neppure una decina sotto i 35 anni su oltre 500 dirigenti attivi. Il risultato è un appiattimento degli organigrammi, con figure ibride e sottopagate che svolgono mansioni dirigenziali senza riconoscimento formale, disincentivando il merito e allontanando i giovani più ambiziosi. Da qui l’appello di Federmanager Perugia a costruire un’alleanza tra istituzioni, imprese e sistema formativo. Una linea condivisa dalla consigliera regionale Letizia Michelini, che con l’occasione ha avviato un dialogo costruttivo riconoscendo che “la leadership dirigenziale umbra rappresenta il motore invisibile che governa la complessità strategica e innovativa dei nostri territori. Si tratta di un elemento fondamentale per l’amministrazione regionale, che accanto al settore privato costituisce una leva essenziale per lo sviluppo. È nostra volontà dialogare con questa componente strategica, per costruire insieme un sistema virtuoso che possa rilanciare la crescita economica della regione”.

In sintesi, Tondini ha messo in luce che “in Umbria, i giovani under 35 occupano pochissime posizioni apicali nel settore privato: solo il 2% tra i quadri e l’1,3% tra i dirigenti, valori ben inferiori alla media nazionale e soprattutto del Nord. Al contrario, c’è un’alta presenza di over 54, che superano il 42% tra i quadri e il 48% tra i dirigenti, evidenziando un forte squilibrio generazionale e una carenza di ricambio. Le retribuzioni mostrano un doppio divario, generazionale e territoriale: un giovane quadro umbro guadagna oltre il 26% in meno rispetto ai colleghi più anziani e ai coetanei di altre regioni; il gap con il Nord tocca il 29%. A livello settoriale, le posizioni apicali in Umbria sono concentrate in comparti tradizionali (manifattura, commercio, trasporti), mentre risultano deboli nei settori innovativi e ad alta conoscenza (informazione, comunicazione, servizi professionali, finanza), limitando le prospettive di carriera e le retribuzioni. Le differenze salariali con il Nord vanno da -6.600 euro nella manifattura fino a quasi -29.000 euro nelle attività finanziarie per i giovani quadri, e arrivano a -84.000 euro per i dirigenti over 34 nelle professioni tecnico-scientifiche”.

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