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Alla Camera un disegno di legge sul temporary manager nelle PMI


Era il 12 luglio 2024, l’Unione giovani teneva a Roma un forum dal titolo “Cambia-menti” e rilanciava ufficialmente la figura del temporary manager, ovvero un professionista qualificato a cui le piccole e medie imprese possono affidare per un periodo limitato di tempo la gestione di tutta o parte dell’azienda per lo sviluppo e l’attuazione di un progetto determinato (si veda “Dall’Unione giovani i messaggi per il cambiamento” del 13 luglio 2024). Quasi un anno dopo quella proposta, che l’Unione descriveva come un’opportunità per le imprese ma anche per i commercialisti, è diventata un disegno di legge, depositato alla Camera dall’esponente di Fratelli d’Italia, Letizia Giorgianni.

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Nove articoli in tutto con cui non solo si definisce la figura del temporary manager e i requisiti per poter ricoprire tale ruolo, ma si introduce anche un credito d’imposta a favore delle imprese che decideranno di dotarsene. Tale possibilità è riconosciuta solo alle PMI, che si avvalgono del temporary manager per la gestione temporanea di fasi critiche, di processi di riorganizzazione o di sviluppo strategico dell’impresa.

Il temporary manager deve essere in possesso di adeguati requisiti professionali, attestati da una comprovata esperienza nella gestione aziendale e nell’attuazione di processi organizzativi. In particolare, deve essere: un dottore commercialista che abbia maturato un’esperienza professionale di almeno tre anni in attività di natura gestionale presso un’impresa, anche non continuativi, con almeno due incarichi nell’ultimo triennio in organi amministrativi o di controllo; o un professionista in possesso di una laurea magistrale appartenente alla classe LM-77, Scienze economico-aziendali, che non abbia superato il trentacinquesimo anno di età alla data di assunzione e che abbia esercitato, anche in modo non continuativo, per un periodo complessivo non inferiore a tre anni, funzioni professionali di carattere gestionale presso un’impresa.

Ai fini dell’ottenimento dell’agevolazione fiscale, nei due anni precedenti al conferimento dell’incarico non deve esserci stato un rapporto di lavoro tra il professionista e l’impresa committente. È, inoltre, esclusa la possibilità di incarico qualora sussistano rapporti di parentela entro il secondo grado tra il temporary manager e i soci, gli amministratori o i titolari dell’impresa.

L’agevolazione fiscale consiste nel riconoscimento di un credito d’imposta, per un massimo di tre anni consecutivi, pari al 30% (per le micro e piccole imprese) o al 20% (per le imprese di medie dimensioni) della Retribuzione totale annua (RTA) erogata al temporary manager per ciascun periodo d’imposta. Il credito d’imposta, però, è subordinato al raggiungimento, per ciascun esercizio, di determinati incrementi di EBITDA (Earnings before interest, taxes, depreciation and amortization): il 5% in più (rispetto all’esercizio precedente) al termine del primo esercizio successivo alla nomina del temporary manager; il 10% al termine del secondo anno; il 15 alla fine del terzo.
Gli incrementi dovranno essere asseverati da un commercialista, con una relazione da allegare alla dichiarazione dei redditi.

Per poter assumere un temporary manager e beneficiare delle agevolazioni anche le imprese dovranno rispettare determinati requisiti: aver depositato il bilancio presso il Registro delle imprese e presentare un progetto imprenditoriale contenente, tra l’altro, business plan triennale, strategia di crescita dimensionale e le innovazioni di processo gestionale previste.
In più, è disciplinata la possibilità di avvalersi di questa figura anche in caso di condizioni di temporanea difficoltà, legate a impedimenti di carattere soggettivo (malattie o inabilità degli amministratori) o di natura oggettiva (congiunture negative di mercato, ritardi negli incassi, litigiosità dei soci). Anche tali condizioni dovranno essere documentate tramite la relazione di un commercialista.

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“Questa proposta – ha spiegato l’Onorevole Giorgianni – nasce da due esigenze: sostenere le imprese nei momenti delicati come crisi e passaggi generazionali e valorizzare le competenze dei commercialisti, alleati naturali del nostro tessuto produttivo”.

“Un passo avanti importante – ha aggiunto il Presidente dell’Unione, Francesco Cataldi – e il frutto della virtuosa collaborazione tra le istituzioni e le associazioni di categoria. Viene perseguito un duplice obiettivo: rafforzare la struttura organizzativa delle PMI nei momenti di trasformazione o difficoltà; promuovere la diffusione della figura del temporary manager, un ruolo per il quale i dottori commercialisti possiedono tutte le competenze necessarie. Un’opportunità strategica per le imprese, ma anche una grande occasione per la nostra categoria professionale, che potrà contribuire in modo concreto allo sviluppo del sistema produttivo assumendo incarichi di temporary management”.



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