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ecco perché noi usiamo i fondi Ue meglio del governo


Università, ricerca, PMI, IRCCS e la sfida dell’IA. Ecco i piani della Regione Lombardia a sostegno dell’innovazione. Molto graditi dalle imprese.

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Università, Ricerca e Innovazione. Il futuro del nostro Paese si gioca molto in questi tre ambizioni, sulle quali finalmente si è iniziato a investire. Soprattutto in Regione Lombardia, dove le tre deleghe sono unite nell’assessorato guidato da Alessandro Fermi.

Fermi ha spiegato al Sussidiario qual è l’utilizzo strategico dei fondi da parte della Regione e gli ambiti ai quali sono stati destinati. Università, infrastrutture di ricerca, PMI, brevetti, IRCCS, trasferimento tecnologico: Regione Lombardia lavora per mettere tutti questi asset a sistema. Fermi si sofferma infine su un’altra grande sfida, quella dell’IA. Ecco cosa intende fare Regione Lombardia.



Ricerca e Innovazione sono due deleghe molto “pesanti” per una Regione come la Lombardia, ma quanto pesano poi rispetto al totale delle risorse della politica di coesione della Regione?

Per quanto riguarda le deleghe, va detto che nel ciclo di Programmazione 2021-2027 la direzione Università, Ricerca e Innovazione è responsabile di circa metà dell’Asse 1 del Programma Regionale FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) Lombardia, che orienta le risorse dell’UE a investimenti per uno sviluppo competitivo delle regioni europee, basato su un maggiore investimento in Ricerca & Innovazione e – per la prima volta nella storia del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale lombardo – sull’accrescimento delle competenze in azienda.

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Di quanti soldi parliamo?

Di circa 500 milioni di euro di risorse, un quarto dell’intera dotazione finanziaria del programma. Possono essere erogati sia a fondo perduto, sia sotto forma di strumenti di ingegneria finanziaria, per sostenere investimenti da parte di grandi imprese, PMI e organismi di ricerca, preferibilmente costituiti in partenariati ma anche in forma singola.

Quali sono in questo ambito le misure che sono state messe a punto dal suo assessorato?

Ad oggi la direzione Università, Ricerca e Innovazione ha attivato otto iniziative che hanno mobilizzato oltre 250 milioni di euro: tra queste si segnalano, per dimensione finanziaria e per impatto sul mondo della ricerca applicata, il bando “Collabora e Innova”, che da solo erogherà 100 milioni di euro di contributi a fondo perduto a partenariati tra imprese ed enti di ricerca, e il fondo “Ricerca e Innova”, che ha erogato 54 milioni di euro a sostegno dell’innovazione delle PMI lombardo.



I fondi vanno solo alla ricerca applicata?

No. Iniziative di dimensioni confrontabili sono in avvio a beneficio dell’investimento in infrastrutture di ricerca da parte degli atenei lombardi, pubblici e privati, e degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) con sede in Lombardia. Ma vanno segnalate anche iniziative di minore impatto finanziario, ma molto apprezzate dagli operatori economici.

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Ad esempio?

Una di queste è il contributo – con modalità di erogazione semplificata che hanno incontrato il plauso della Commissione europea – per un parziale ristoro dei costi di brevettazione sostenuti dalle imprese e le iniziative di formazione specialistica collegate agli investimenti in innovazione di processo e di prodotto.

Il 2025 è anche l’anno di due misure completamente innovative. Ce ne vuole parlare?

Lo confermo. La prima riguarda le infrastrutture di ricerca per il Trasferimento Tecnologico, con 50 milioni di euro. Il sistema universitario lombardo rappresenta un’eccellenza non solo regionale. Uno degli obiettivi di Regione Lombardia è rafforzare il sistema universitario, in particolare, valorizzando le qualifiche e le competenze sviluppate, ma anche favorendo il trasferimento delle conoscenze e competenze nel mondo industriale.

Obiettivo della misura?

È quello di sostenere gli investimenti per l’ammodernamento e la creazione di Infrastrutture di Ricerca e Innovazione del sistema universitario in Lombardia aperti alle imprese per stimolare il trasferimento tecnologico, promuovendo e consolidando la collaborazione tra organismi di ricerca e imprese, in particolare PMI. Con il potenziamento del sistema di infrastrutture universitarie di ricerca e innovazione sul territorio lombardo si intende rafforzare la capacità di trasferimento dei risultati derivanti dalla ricerca tecnologica e scientifica abilitandole ad offrire servizi sempre più avanzati e rispondenti ai fabbisogni di ricerca e di innovazione delle imprese.

E l’altra misura innovativa?

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Riguarda la Ricerca e il trasferimento tecnologico IRCCS, che cuba 32 milioni, ed è finalizzata a sostenere gli investimenti in ricerca industriale e sviluppo sperimentale svolti dagli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico lombardi in ambito Salute e Life Science per stimolare il trasferimento di tecnologie e di innovazioni verso le imprese promuovendo la collaborazione tra IRCSS e imprese, in particolare PMI. L’elemento innovativo di questa misura è favorire futuri investimenti nelle soluzioni innovative, prototipi e nuovi servizi sviluppati nell’ambito delle Scienze della vita, a beneficio di pazienti e della società, e dunque a disposizione di tutti i cittadini, a partire dalle ricerche di eccellenza condotte negli IRCCS.

La Lombardia, dunque, sembra gestire al meglio i Fondi di coesione. Alla luce di ciò, cosa pensa del dibattito che si sta aprendo sulla loro gestione? Meglio accentrarli a livello statale o lasciare la gestione alle Regioni?

Personalmente è da tempo che sostiene che per la nostra Regione questi fondi sono cruciali per trattenere e attrarre talenti e trasformare la ricerca in solido traino economico. Per noi in Lombardia i fondi di coesione sono oggettivamente importantissimi, il vero capitolo di spesa autonoma. In una regione dove il livello di spesa delle risorse europee supera il 90%, l’ipotesi di accentrare a livello governativo l’utilizzo dei fondi di coesione sarebbe una grande sconfitta. Dall’attrazione dei cervelli alla sfida dell’Intelligenza Artificiale, alla migrazione di conoscenze dai centri di ricerca all’industria, la ricetta lombarda passa dalle risorse europee.

Al suo assessorato è stata affidata anche la delegata sull’Intelligenza Artificiale. A che punto siamo in questo campo?

L’Intelligenza Artificiale rappresenta una sfida che riguarda tutti, anche e soprattutto la pubblica amministrazione. Quando mi è stata affidata questa delega mi sono chiesto se fosse più giusto stare alla finestra e guardare cosa stesse accadendo nel mondo oppure se “cavalcare” questa opportunità.

E ha scelto la seconda strada, immagino.

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Sì, perché ho deciso di interpretare, regolare, valorizzare e orientare in funzione del bene comune le opportunità offerte dai processi trasformativi indotti dalle tecnologie di IA. Si tratta di una delle sfide più importanti che la Lombardia, col suo Dna intriso di ricerca e innovazione, è chiamata oggi ad affrontare.

Cosa hai fatto?

Abbiamo dato vita a un’iniziativa di governance dedicata all’Intelligenza Artificiale denominata “LombardIA”, con la costituzione di un board di esperti. Poi abbiamo convocato gli Stati Generali lombardi dell’Intelligenza Artificiale, dai quali sono emersi 3 filoni principali di attività: la definizione di linee guida che garantiscano che i sistemi di IA siano sviluppati rispettando i diritti, promuovendo l’equità e assicurando sicurezza e privacy degli utenti; la realizzazione di progetti sperimentali basati sull’utilizzo di algoritmi di Intelligenza Artificiale; la definizione di una procedura di Sandbox normativa sulle tematiche di IA, cioè uno spazio controllato e limitato, nel tempo e nello spazio, dove poter sperimentare quale possa essere la migliore soluzione regolativa in un contesto di innovazione digitale.

Avete pensato anche alle competenze in questo campo?

Assolutamente sì, perché siamo certi che sia un tema strategico e trasversale. La transizione verso nuove tecnologie dal potenziale “dirompente” come l’IA richiede una formazione adeguata per i dipendenti del settore pubblico – personale regionale, ma anche dei Comuni e degli altri enti locali – e delle aziende delle filiere lombarde. Serve personale che sia non solo capace di utilizzare le nuove tecnologie, ma anche di comprendere il loro impatto sul tessuto sociale ed economico e di guidare con fiducia la trasformazione digitale dei servizi pubblici.

Non è una dispersione di energia, uno spreco?

No, perché Quando parliamo di “opportunità e rischi” dell’Intelligenza Artificiale nella pubblica amministrazione, il tema delle competenze deve trovare un’attenzione specifica. Abbiamo notato che gli imprenditori sono dello stesso avviso, visto che gran parte dei progetti che sono stati presentati per il bando “Competenze&Innovazione” riguardano proprio lo sviluppo di nuove competenze in tema di Intelligenza Artificiale applicata ai processi produttivi e servizi innovativi.

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Quanti progetti sono arrivati?

In totale per questo bando sono arrivate 179 domande: in appena due mesi (dal 15 gennaio al 24 marzo 2025), le imprese lombarde hanno richiesto contributi pubblici per un importo complessivo di 7.036.013,11 euro, esaurendo in brevissimo tempo le risorse disponibili pari a 7 milioni di euro. Lo sportello per la presentazione delle domande è stato momentaneamente sospeso in attesa degli esiti istruttori, per dare modo di rifinanziare il bando con ulteriori 8 milioni di euro nel secondo semestre 2025, raddoppiando così la dotazione iniziale.

(Massimo Ferrario)

 

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