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Benvenuto AgriTech Observatory – Agricoltura digitale


L’agricoltura del futuro sarà sempre più digitale. Ma dove trovare informazioni affidabili sulle tecnologie già disponibili e su quelle emergenti? La Fao ha risposto a questa esigenza lanciando l’AgriTech Observatory, una piattaforma digitale open access che raccoglie e cataloga soluzioni tecnologiche applicate all’agricoltura nei Paesi dell’Europa e dell’Asia Centrale.

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“L’Osservatorio nasce per offrire una panoramica strutturata delle iniziative di agricoltura digitale presenti nella regione”, spiega Veronika Sherova, Digital Agriculture specialist della Fao. “Uno strumento pensato per un’ampia gamma di stakeholder: dai policy maker ai ricercatori, fino alle organizzazioni di sviluppo e alle imprese”.

 

Perché è nato l’AgriTech Observatory

L’idea dell’Osservatorio è nata nel 2022 all’interno del team digitale della Fao, con l’obiettivo di colmare alcuni vuoti informativi. “Spesso i progetti, le politiche e le tecnologie mappati nei nostri report restavano chiusi nei cassetti e difficilmente accessibili agli utenti finali”, racconta Veronika Sherova. Inoltre, le regioni dell’Asia Centrale risultavano sistematicamente sottorappresentate nei principali hub globali, come il Digital Agri Hub (un knowledge hub focalizzato sui Paesi in via di sviluppo).

 

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“Mancava anche un framework analitico adeguato per valutare e confrontare le iniziative digitali. Così abbiamo sviluppato una nostra tassonomia per classificare le iniziative in modo coerente e facilmente navigabile”.

 

La schermata di accesso all’AgriTech Observatory

(Fonte foto: AgriTech Observatory)

 

Tassonomia e struttura del portale

Il cuore dell’Osservatorio è una tassonomia a più livelli che consente di esplorare ogni iniziativa secondo diversi criteri.

Per orientarsi tra le iniziative l’Osservatorio utilizza cinque categorie chiave:

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  • Use case. Si riferisce all’impiego delle tecnologie ICT in agricoltura per raggiungere obiettivi specifici. Tra gli ambiti applicativi ci sono i seguenti: la produzione (monitoraggio e controllo remoto delle attività agricole), la gestione aziendale (ottimizzazione di amministrazione e pianificazione), l’accesso alla conoscenza (diffusione di consulenze e informazioni), ai mercati (prezzi, vendite e acquisti) e altri.
  • Tema. Specifica il settore agricolo di applicazione: zootecnia, orticoltura, cerealicoltura, eccetera.
  • Tecnologia. Descrive gli strumenti utilizzati, come droni, sensori, intelligenza artificiale, app o blockchain.
  • Modello di business. Spiega come la soluzione genera valore: servizio gratuito, abbonamento, supporto pubblico, eccetera.
  • Target. Definisce a chi si rivolge: agricoltori, cooperative, istituzioni, aziende, ricercatori.

 

“Ci sono sette aree funzionali che ci permettono di classificare ogni iniziativa in base al suo scopo. Che si tratti di una soluzione per la gestione del bestiame in Georgia o di una piattaforma per l’accesso ai mercati in Albania, l’utente può rapidamente filtrare i risultati secondo le sue necessità”, chiarisce Veronika Sherova.

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Tassonomia

Tassonomia

(Fonte foto: AgriTech Observatory)

 

Quali contenuti si trovano nel portale?

Nel database sono attualmente raccolte oltre cinquecento iniziative che spaziano dalle tecnologie digitali propriamente dette, fino a politiche pubbliche, progetti di sviluppo, buone pratiche aziendali, risorse metodologiche e iniziative legate agli smart (iniziativa Ue) e digital (iniziativa Fao) villages.

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Il portale è aggiornato costantemente grazie anche al contributo di partner come JengaLab, Central European University, American University of Central Asia e Georgian Farmers’ Association.

 

“Ogni scheda è validata dal nostro team e accessibile gratuitamente”, afferma Veronika Sherova. “Anche i dati grezzi possono essere scaricati per analisi più approfondite. L’Osservatorio è stato persino riconosciuto come digital public good perché completamente open source”.

 

Le sfide: aggiornamento, sostenibilità, usabilità

Nonostante i buoni risultati, le sfide da affrontare sono ancora molte. “Il primo problema è l’aggiornamento delle informazioni: finora è stato fatto manualmente, ma stiamo lavorando per automatizzare questo processo e coinvolgere direttamente i fornitori di tecnologia”, spiega Veronika Sherova.

 

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Un’altra sfida è la partecipazione degli agricoltori, ancora limitata a causa della complessità del portale e del fatto che sia esclusivamente in lingua inglese. “Per renderlo più accessibile stiamo pianificando una versione mobile, traduzioni in lingue locali, come il russo, e perfino l’integrazione di un chatbot che aiuti l’utente a trovare le soluzioni più adatte alle sue esigenze”.

 

Infine, la sostenibilità economica. “Essendo un progetto pubblico non possiamo adottare un business model come farebbe un’azienda. Per questo contiamo sul contributo diretto delle realtà che propongono le soluzioni per aggiornare e migliorare continuamente il database”.

 

Uno strumento utile anche per gli agricoltori

Sebbene l’AgriTech Observatory sia stato concepito per una platea ampia e istituzionale, anche gli agricoltori possono trarne vantaggio concreto. “Chi ha una certa dimestichezza con il digitale può trovare tecnologie che risolvono problemi specifici: irrigazione di precisione, accesso ai mercati, tracciabilità, gestione aziendale”, sottolinea Veronika Sherova.

 

“Abbiamo già oltre cento iniziative catalogate solo in Italia. È una risorsa preziosa anche per le cooperative, le startup e chi vuole sviluppare progetti territoriali innovativi”.

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In effetti, l’Osservatorio è già stato utilizzato per sviluppare corsi universitari, definire strategie nazionali per l’agricoltura digitale in Paesi come Tagikistan o Macedonia del Nord e supportare progetti di sviluppo rurale promossi dalla Fao stessa. Un potenziale enorme, che però richiede ancora sforzi per essere pienamente sfruttato anche dalle imprese agricole europee.

 

“Abbiamo creato uno strumento unico per dare visibilità alle soluzioni digitali e costruire politiche e progetti più informati e inclusivi. Ora vogliamo renderlo più accessibile, partecipativo e vicino al mondo agricolo. È la condizione necessaria perché l’innovazione digitale possa davvero portare benefici concreti anche nelle campagne”, conclude Veronika Sherova.



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