Carta di credito con fido

Procedura celere

 

C.s. 217 Presentato in Aula Magna il Rapporto Regionale della Banca d’Italia “Economie regionali. L’economia della Sicilia”


(AGENPARL) – Roma, 27 Giugno 2025

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

(AGENPARL) – Fri 27 June 2025 Economie regionali
L’economia della Sicilia
Rapporto annuale
Numero 19 – giugno 2025
La collana Economie regionali ha la finalità di presentare studi e documentazione
sugli aspetti territoriali dell’economia italiana. Comprende i rapporti annuali
regionali e gli aggiornamenti congiunturali; include inoltre la pubblicazione
annuale L’economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali
e quella semestrale La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale.
La presente nota è stata redatta dalla Sede di Palermo della Banca d’Italia con la
collaborazione delle Filiali di Agrigento e Catania. Si ringraziano vivamente gli
enti, gli operatori economici, le istituzioni creditizie, le associazioni di categoria e
tutti gli altri organismi che hanno reso possibile la raccolta del materiale statistico
e l’acquisizione delle informazioni richieste.
Redattori
Antonio Lo Nardo (coordinatore), Francesco David, Cristina Demma, Rosario Guaia, Patrizia Passiglia, Giulio Saitta,
Giuseppe Saporito e Miriam Tagliavia.
Gli aspetti editoriali sono stati curati da Calogero Ferlita.
© Banca d’Italia, 2025
Indirizzo
Via Nazionale, 91 – 00184 Roma – Italia
Sito internet
http://www.bancaditalia.it
Sede di Palermo
Via Cavour, 131/a – 90133 Palermo
Telefono
ISSN 2283-9615 (stampa)
ISSN 2283-9933 (online)
Tutti i diritti riservati. È consentita la riproduzione a fini didattici e non commerciali, a condizione che venga citata la fonte
Aggiornato con i dati disponibili al 29 maggio 2025, salvo diversa indicazione
Grafica e stampa a cura della Divisione Editoria e stampa della Banca d’Italia in Roma
INDICE
Il quadro d’insieme
Riquadro: Crescita e produttività
Le imprese
Gli andamenti settoriali
Le start up innovative in Sicilia
Riquadro: Le attività di terza missione e il trasferimento tecnologico
degli atenei regionali
Gli scambi con l’estero
Le condizioni economiche e finanziarie
I prestiti alle imprese
Riquadro: I prestiti bancari sindacati alle imprese non finanziarie
L’occupazione
La disoccupazione, l’offerta di lavoro e gli ammortizzatori sociali
Riquadro: L’offerta didattica degli atenei regionali in ambito scientifico
e le scelte di immatricolazione
Le retribuzioni
Le famiglie
Il reddito e i consumi delle famiglie
Riquadro: I consumi delle famiglie residenti in Sicilia dopo la pandemia
Il mercato del lavoro
Riquadro: L’esposizione del mercato del lavoro regionale
all’intelligenza artificiale
La ricchezza delle famiglie
L’indebitamento delle famiglie
Il mercato del credito
La struttura
I finanziamenti
Riquadro: La domanda e l’offerta di credito
BANCA D’ITALIA
Economie regionali
La qualità del credito
Riquadro: I prestiti al comparto immobiliare commerciale
Il risparmio finanziario
La finanza pubblica decentrata
La spesa degli enti territoriali
La sanità
Le politiche di coesione e le risorse del PNRR
Riquadro: Le società di capitali beneficiarie del PNRR a livello territoriale
Le entrate degli enti territoriali
Riquadro: Il ciclo dei rifiuti solidi urbani in Sicilia
Il saldo complessivo di bilancio
Il debito
Appendice statistica
AVVERTENZE
Segni convenzionali:
– il fenomeno non esiste;
…. il fenomeno esiste, ma i dati non si conoscono;
.. i dati non raggiungono la cifra significativa dell’ordine minimo considerato;
:: i dati sono statisticamente non significativi.
Le elaborazioni dei dati, salvo diversa indicazione, sono eseguite dalla Banca d’Italia; per i dati dell’Istituto si
omette l’indicazione della fonte.
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
IL QUADRO D’INSIEME
Nel 2024 l’attività economica
in Sicilia ha rallentato, pur
continuando a crescere a ritmi più
sostenuti rispetto alla macroarea
e all’Italia: secondo l’indicatore
trimestrale dell’economia regionale
(ITER) il prodotto è aumentato
dell’1,3 per cento in media d’anno
(fig. 1.1).
Nonostante l’intensa ripresa
successiva alla pandemia, non sono
stati recuperati completamente i
livelli di attività precedenti la crisi
del 2008-09, a differenza di quanto
si è osservato per l’intero Paese
(cfr. il riquadro: Crescita e produttività).
Figura 1.1
Andamento dell’economia (1)
(variazioni percentuali)
ITER Sicilia
ITER Sud e Isole
PIL Sicilia (2)
Fonte: elaborazioni su dati INPS e Istat; cfr. nelle Note metodologiche.
Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Indicatori ITER e Regio-coin.
(1) Variazioni percentuali sul periodo corrispondente. Valori in volume. –
(2) Dati annuali. Fonte: Istat per il 2022 e 2023; ITER Sicilia per il 2024.
CRESCITA E PRODUTTIVITÀ
Fra il 2008 e il 2013 l’economia italiana aveva conosciuto una lunga e intensa
fase recessiva, risentendo dapprima della crisi finanziaria internazionale e poi di
quella dei debiti sovrani. Successivamente si è avviata una lenta ripresa, interrottasi
temporaneamente nel 2020 a causa della crisi pandemica. Soltanto nel 2022 il valore
aggiunto dell’Italia si è riportato al di sopra del livello registrato nel 2007.
Nel periodo successivo alla pandemia l’attività economica in Sicilia ha registrato
una dinamica più sostenuta rispetto alla media italiana; ciononostante, nel 2023
(ultimo anno per cui sono disponibili i dati di contabilità territoriale) il valore
aggiunto prodotto in regione risultava ancora inferiore, di oltre 4 punti percentuali,
rispetto al 2007 (figura, pannello a). Tra i principali settori produttivi, il valore
aggiunto si è ridotto in misura marcata nell’industria in senso stretto (di quasi un
quarto) e nelle costruzioni (un quinto); per entrambi i settori il calo è stato più
accentuato di quello registrato nel Mezzogiorno e in Italia. Nei servizi la dinamica è
stata invece lievemente positiva (0,5 per cento), ma notevolmente peggiore rispetto
alla media del Paese (7,8).
La dinamica del valore aggiunto può essere scomposta nell’andamento di
varie componenti, riconducibili sostanzialmente a tre elementi: fattori demografici,
quantità di lavoro e produttività. Da questa scomposizione emerge che al calo del
valore aggiunto regionale nel periodo 2007-2023 ha contribuito soprattutto la
demografia1: alla contrazione della popolazione (-4,0 per cento) si è associata anche
Cfr. il paragrafo: L’andamento demografico e la partecipazione al mercato del lavoro in L’economia della Sicilia,
Banca d’Italia, Economie regionali, 19, 2024.
BANCA D’ITALIA
Economie regionali
la progressiva riduzione della quota di persone in età lavorativa (-1,7), soprattutto
nel periodo post pandemico (figura, pannello b).
Figura
Andamento del valore aggiunto
(a) confronto territoriale
(indici: 2007 = 100)
(b) scomposizione della variazione (1)
(valori percentuali)
Sicilia Sud e Isole
Italia
2007-23
Sicilia
Sud e Isole
Italia
produttività del lavoro
quota pop. in età lavorativa
tasso di occupazione
2007-13
2013-19
2019-23
Sicilia
intensità di lavoro
popolazione media totale
valore aggiunto totale
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce
Crescita e produttività.
(1) La produttività del lavoro è calcolata come rapporto fra valore aggiunto e ore lavorate, l’intensità di lavoro come rapporto tra ore
lavorate e occupati e il tasso di occupazione come rapporto tra occupati e popolazione in età lavorativa.
L’impatto della quantità di lavoro è stato nel complesso nullo: il marcato calo
dell’intensità di lavoro (-3,5 per cento il calo delle ore lavorate per addetto) è stato
controbilanciato dall’andamento del tasso di occupazione, la cui espansione ha
guidato la crescita del periodo 2019-23.
La produttività del lavoro ha fornito, invece, un contributo lievemente positivo
(1,6 per cento la variazione del valore aggiunto per ora lavorata), ma inferiore a quello
registrato nella macroarea di riferimento e in Italia (rispettivamente 4,0 e 4,2 per cento).
Al fine di analizzare più in dettaglio l’andamento della produttività del
lavoro, è possibile scomporne la variazione nella parte che dipende dall’intensità
di capitale impiegato (misurata dallo stock di capitale in rapporto alle ore lavorate)
e in quella legata alla produttività totale dei fattori (PTF), che fornisce una misura
dell’efficienza con cui vengono utilizzati gli input produttivi. In Sicilia l’incremento
della produttività osservato è ascrivibile esclusivamente alla PTF, mentre, a differenza
di quanto osservato nelle aree di confronto, l’intensità di capitale ha fornito un
contributo sostanzialmente nullo.
Le imprese. – La produzione agricola ha risentito della siccità che ha caratterizzato
il 2024, con cali significativi nel comparto cerealicolo e delle coltivazioni arboree. Il
valore aggiunto industriale, cresciuto significativamente nel triennio precedente, si è
lievemente ridotto nel 2024; l’attività di investimento, nel complesso contenuta, ha
beneficiato delle politiche pubbliche di incentivazione e si è indirizzata anche verso le
tecnologie avanzate e il miglioramento dell’efficienza energetica. Le aspettative per l’anno
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
in corso risentono dell’elevata incertezza geopolitica. Sono diminuite le esportazioni;
il calo dei prodotti petroliferi è stato solo in parte controbilanciato dall’incremento
degli altri beni. Le vendite verso gli Stati Uniti, costituite principalmente da prodotti
elettrici, petroliferi e agroalimentari, potrebbero risentire del possibile inasprimento
dell’imposizione tariffaria sulle importazioni dall’UE. Il settore delle costruzioni ha
continuato a crescere, sebbene in rallentamento, sospinto dall’espansione dell’attività
nel comparto delle opere pubbliche. Anche nel terziario è proseguito l’andamento
positivo; la dinamica del valore aggiunto ha tuttavia perso vigore rispetto all’anno
precedente. La domanda estera ha sostenuto il comparto turistico e il trasporto aereo.
Le start up innovative, concentrate soprattutto nei servizi ad alta intensità di conoscenza,
sono meno diffuse rispetto all’intero Paese, ma forniscono un contributo significativo
all’attività brevettuale.
La redditività si è mantenuta positiva per la maggior parte delle aziende.
Nonostante la diminuzione del costo del credito, che ha riflesso l’allentamento della
politica monetaria, i finanziamenti si sono contratti risentendo della debolezza della
domanda di prestiti.
Il mercato del lavoro. – L’occupazione ha continuato ad aumentare in misura
più intensa rispetto a quanto è avvenuto in Italia e nel Mezzogiorno. All’incremento
hanno contribuito sia il lavoro autonomo sia, in misura più contenuta, quello alle
dipendenze; nel settore privato il saldo tra assunzioni e cessazioni è stato positivo,
anche se di entità inferiore a quanto registrato l’anno precedente. Il numero delle
persone in cerca di occupazione si è ridotto in misura consistente; ne è conseguito
un calo del tasso di disoccupazione, che tuttavia risulta ancora circa il doppio della
media nazionale.
L’aumento dell’occupazione osservato negli ultimi anni ha riguardato anche i
lavoratori più qualificati, che però in regione continuano a rappresentare una quota più
bassa rispetto alla media del Paese. Queste professionalità sono quelle che nei prossimi
anni potrebbero essere maggiormente esposte all’impatto della crescente diffusione di
tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.
Le famiglie. – L’andamento positivo del mercato del lavoro ha sostenuto
il reddito delle famiglie siciliane che, grazie al contenuto livello di inflazione,
è cresciuto anche in termini reali. L’incremento dei consumi in regione è stato
superiore alla media nazionale.
I prestiti alle famiglie hanno continuato a crescere, sostenuti dal credito al
consumo. Le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni, dopo il calo del
2023, hanno ripreso ad aumentare; la dinamica ha beneficiato, nella seconda metà
dell’anno, del calo dei tassi di interesse.
Il mercato del credito. – Nel 2024 i finanziamenti al settore privato non finanziario
hanno continuato a contrarsi. La rischiosità è lievemente peggiorata; l’incremento del
flusso di nuovi prestiti deteriorati ha riguardato il settore produttivo, in particolare le
imprese dei servizi.
BANCA D’ITALIA
Economie regionali
All’ulteriore ridimensionamento della rete degli sportelli bancari si è contrapposto
il rafforzamento dell’uso di tecnologie digitali nei rapporti tra le banche e la clientela.
La finanza pubblica decentrata. – Nel 2024 le spese degli enti territoriali siciliani
sono cresciute, riflettendo l’aumento della spesa corrente primaria in tutte le sue
componenti. È invece diminuita quella in conto capitale, in particolare i contributi alle
famiglie e alle imprese e gli investimenti fissi che, dopo la forte espansione registrata nel
2023, si mantengono ancora su livelli elevati nel confronto storico. Alla fine del 2024
oltre i quattro quinti delle risorse del PNRR assegnate ai soggetti attuatori pubblici
risultavano aggiudicati; i lavori avviati o conclusi erano pari a poco meno della metà
delle gare espletate tra novembre 2021 e dicembre 2024.
Sono ulteriormente aumentate rispetto all’anno precedente le entrate degli enti
territoriali siciliani; si è registrato un miglioramento delle loro condizioni finanziarie.
Permangono condizioni di fragilità dei Comuni per il perdurare della bassa capacità di
riscossione e delle limitate basi imponibili.
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
2. LE IMPRESE
Gli andamenti settoriali
L’agricoltura. – Secondo i dati dell’Istat nel 2024 si è registrata una riduzione delle
principali produzioni agricole regionali. Il calo ha interessato i cereali e le coltivazioni
arboree, mentre è cresciuta la quantità di ortaggi, in particolare quella di pomodori, per
i quali si è incrementata la superficie coltivata (tav. a2.1). Diminuzioni particolarmente
intense hanno riguardato le coltivazioni olivicola e viticola, con una riduzione della
quantità di vino di quasi il 30 per cento. L’andamento dei raccolti ha fortemente
risentito della siccità che ha caratterizzato il 2024, soprattutto nella parte centroorientale dell’Isola1. Secondo i dati dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico
della Sicilia, inoltre, la media mensile del volume d’acqua disponibile negli invasi a
uso irriguo è stata nell’anno di poco superiore a 240 milioni di metri cubi, un valore
inferiore di quasi il 40 per cento rispetto a quello registrato nel 2023. Nonostante il
calo produttivo, le esportazioni valutate a prezzi correnti sono lievemente cresciute (2,4
per cento; tav. a2.8).
In base ai dati della Ragioneria generale dello Stato, a dicembre del 2024 i
pagamenti relativi al Programma di sviluppo rurale Sicilia 2014-2020 avevano
raggiunto l’84,6 per cento della dotazione disponibile, in aumento di oltre 12
punti percentuali rispetto a un anno prima. La spesa andrà completata entro la fine
dell’anno corrente.
L’industria in senso stretto. – Dopo un triennio di crescita significativa, nel 2024
il valore aggiunto dell’industria (valutato a prezzi costanti) si è lievemente ridotto,
secondo le stime di Prometeia. In base a nostre elaborazioni su dati Istat, la produzione
industriale regionale si è progressivamente indebolita nel corso dell’anno.
Secondo l’Indagine sulle imprese industriali e dei servizi (Invind), condotta dalla
Banca d’Italia su un campione di quasi 150 aziende industriali con almeno 20 addetti,
la quota di aziende con fatturato (a prezzi costanti) in aumento è diminuita rispetto
al 2023 pur continuando a prevalere su quella delle imprese che ne hanno registrato
un calo (fig. 2.1.a). Anche la percentuale di aziende che hanno segnalato un utile
d’esercizio si è leggermente ridotta, rimanendo comunque superiore al 70 per cento
(cfr. il paragrafo: Le condizioni economiche e finanziarie).
Come nel 2023, le quote di imprese con investimenti in aumento o in riduzione
sono state pressoché equivalenti (fig. 2.1.b). L’accumulazione di capitale ha continuato
a beneficiare delle politiche pubbliche di incentivazione, in particolare del credito di
imposta per beni strumentali previsto dal programma Transizione 4.0, di cui ha
usufruito oltre un terzo delle aziende che hanno effettuato investimenti. Solo una
Per maggiori dettagli, cfr. sul sito dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio nazionale delle ricerche,
Osservatorio siccità, Bollettino dicembre 2024. Il fenomeno della siccità è misurato mediante l’indice pluviometrico
SPI (Standardized Precipitation Index) che quantifica i deficit o surplus di pioggia rispetto ai valori medi, a diverse
scale temporali.
BANCA D’ITALIA
Economie regionali
piccola percentuale di imprese ha invece beneficiato del programma Transizione 5.02,
rivolto a progetti di innovazione che mirano a conseguire una riduzione dei consumi
energetici, ma per il 2025 circa un quinto delle aziende industriali siciliane prevede
di avvalersene. Poco più del 40 per cento delle imprese ha investito in tecnologie
avanzate, il cui utilizzo risulta nel complesso ancora contenuto (e riconducibile
prevalentemente alle applicazioni della robotica); nella maggior parte dei casi il
peso di tale voce sul totale degli investimenti è stato inferiore al 10 per cento. In
linea con lo scorso anno, quasi la metà delle aziende ha effettuato interventi volti
a migliorare l’efficienza energetica o a incrementare l’utilizzo o la produzione di
energie rinnovabili.
Figura 2.1
Industria in senso stretto (1)
(quote percentuali)
(a) fatturato
(b) investimenti
in aumento
stabile
2025 (2)
in calo
in aumento
stabili
2025 (2)
in calo
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi. Cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la
voce Indagine sulle imprese industriali e dei servizi (Invind).
(1) Dati riferiti alla variazione del fatturato e degli investimenti (entrambi a prezzi costanti) rispetto all’anno precedente. Il fatturato si
considera stabile se la variazione è compresa tra il -1,5 e l’1,5 per cento, gli investimenti tra il -3,0 e il 3,0 per cento. La stima delle quote
è effettuata utilizzando per ogni unità del campione un coefficiente di ponderazione che, per le distribuzioni totali di classe dimensionale
e settore di attività, tiene conto del rapporto tra numero di imprese rilevate e numero di imprese presenti nell’universo di riferimento. –
(2) Aspettative formulate dalle imprese tra marzo e maggio.
L’incertezza domina le aspettative delle imprese per l’anno corrente. Il saldo tra
le quote di aumento e riduzione dei ricavi è appena positivo e quasi il 60 per cento di
esse prevede di ridurre la spesa per investimenti, una quota più che doppia rispetto alle
attese di aumento.
Le costruzioni e il mercato immobiliare. – Il valore aggiunto delle costruzioni,
fortemente in espansione nel triennio precedente, nel 2024 è cresciuto a ritmi più
contenuti secondo le stime di Prometeia, ma ancora superiori a quelli della macroarea
e dell’Italia. In base ai dati delle casse edili siciliane al calo dell’attività dell’edilizia
privata si è contrapposta la forte espansione del comparto dei lavori pubblici, che
Il piano “Transizione 5.0” è stato introdotto dal DL n. 19 del 2 marzo 2024 (decreto “PNRR”) con lo scopo di
sostenere il processo di transizione digitale ed energetica. Sono agevolabili i beni materiali e immateriali nuovi,
di cui agli allegati A e B della legge 11 dicembre 2016 n. 232 (ossia i beni di investimento “Industria 4.0”),
a condizione che tramite essi i progetti di innovazione consentano di conseguire una riduzione dei consumi
energetici della struttura produttiva interessata non inferiore al 3 per cento oppure una riduzione dei consumi
energetici dei processi interessati dagli investimenti non inferiore al 5 per cento.
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
ha continuato a beneficiare dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza
(PNRR; cfr. il paragrafo: Le politiche di coesione e le risorse del PNRR del capitolo 6)
e di una domanda sostenuta: secondo i dati di ANCE Sicilia, alla fine di ottobre del
2024 era stato aggiudicato circa il 60 per cento degli importi banditi nel 2023, anno
nel quale il valore delle gare (6,2 miliardi di euro) era su livelli elevati nel confronto
storico. Il volume dei bandi pubblicati nel 2024 è stato pari a 2,2 miliardi di euro
(tav. a2.2), in sensibile riduzione rispetto al biennio precedente, ma solo di poco
inferiore alla media del periodo 2019-21. L’indagine della Banca d’Italia sulle imprese
delle costruzioni conferma il miglior andamento del comparto delle opere pubbliche
anche nelle aspettative per l’anno in corso, in cui due terzi delle aziende rispondenti si
attendono di beneficiare del PNRR.
Nel 2024 il numero di compravendite di abitazioni in Sicilia, dopo la contrazione
dell’anno precedente, è rimasto sostanzialmente stabile (fig. 2.2.a); al calo delle transazioni
nella prima parte dell’anno è seguito un incremento nel secondo semestre, favorito dalla
progressiva riduzione dei tassi di interesse sui mutui. In base a nostre stime su dati OMI e
Istat, lo scorso anno i prezzi delle case in Sicilia, rimasti stabili nel 2023, sono cresciuti del
2,5 per cento, in misura inferiore alla macroarea e alla media italiana (rispettivamente 3,7
e 3,2 per cento); la dinamica è stata più sostenuta nel capoluogo di regione e nei comuni
turistici. I canoni di locazione sulle abitazioni in affitto hanno registrato in media una
crescita più contenuta (1,7 per cento) e largamente inferiore alla media italiana (3,4).
È proseguito il rallentamento delle compravendite di immobili non residenziali:
nel 2024 le transazioni sono cresciute solo lievemente (0,7 per cento; figura 2.2.b).
La dinamica è stata particolarmente sostenuta per i capannoni ad uso produttivo, che
rappresentano tuttavia una quota residuale delle transazioni totali (circa il 4 per cento).
I prezzi, dopo un calo ininterrotto dal 2012, sono aumentati di circa mezzo punto
percentuale.
Figura 2.2
Prezzi e compravendite di immobili (1)
(indici e migliaia di unità)
(a) abitazioni
(b) immobili non residenziali (3)
compravendite (2)
prezzi Italia
prezzi Sicilia
prezzi Sud e Isole
compravendite (2)
prezzi commerciale
prezzi produttivo
prezzi terziario
prezzi totale
Fonte: elaborazioni su dati OMI e Istat; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 le voci Prezzi delle abitazioni e
Prezzi degli immobili non residenziali.
(1) I prezzi degli immobili sono a valori correnti. Dati annuali. – (2) Migliaia di unità. Scala di destra. – (3) Compravendite e prezzi relativi
alla sola Sicilia.
BANCA D’ITALIA
Economie regionali
I servizi privati non finanziari. – Nel 2024 è proseguito il rallentamento dell’attività
nel settore dei servizi; secondo le stime di Prometeia la crescita del valore aggiunto del
terziario (che include anche le attività finanziarie e il settore pubblico) è stata in linea
con la media nazionale e con quella del Mezzogiorno.
In base ai risultati della rilevazione Invind, che ha riguardato un campione di
oltre 100 imprese dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti, la quota
di aziende con fatturato (a prezzi costanti) in aumento si è ridotta rispetto all’anno
precedente risultando lievemente più bassa di quella delle imprese che hanno registrato
un calo dei ricavi (fig. 2.3.a). I tre quarti delle aziende si attendono un fatturato stabile
o in aumento nell’anno in corso.
Le presenze turistiche sono cresciute del 5,1 per cento (dell’11,3 nel 2023;
tav. a2.3), più che nella media nazionale. L’incremento dei pernottamenti è
stato trainato dagli stranieri, che hanno rappresentato oltre la metà del totale, e
si è accompagnato a una crescita sostenuta della spesa dei turisti internazionali
(fig. 2.3.b). L’aumento delle presenze si è concentrato soprattutto nelle province di
Palermo, Messina e Trapani.
Figura 2.3
Servizi privati non finanziari
(a) fatturato (1)
(quote percentuali)
(b) pernottamenti in Sicilia e spese dei turisti stranieri
(milioni di pernottamenti e miliardi di euro)
in aumento
stabile
2025 (2)
in calo
stranieri
italiani
spesa turisti stranieri (2)
Fonte: per il pannello (a), Banca d’Italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; per il pannello (b), per le presenze, Istat e Regione
Siciliana per il 2024, per la spesa, Banca d’Italia, Indagine sul turismo internazionale. Cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali
regionali sul 2024 la voce Indagine sulle imprese industriali e dei servizi (Invind).
(1) Dati riferiti alla variazione del fatturato a prezzi costanti rispetto all’anno precedente. Il fatturato si considera stabile se la variazione è
compresa tra il -1,5 e l’1,5 per cento. La stima delle quote è effettuata utilizzando per ogni unità del campione un coefficiente di ponderazione
che, per le distribuzioni totali di classe dimensionale e settore di attività, tiene conto del rapporto tra numero di imprese rilevate e numero di
imprese presenti nell’universo di riferimento. – (2) Scala di destra.
Il traffico di passeggeri negli aeroporti dell’Isola è cresciuto del 10,3 per cento,
un valore superiore al Mezzogiorno e sostanzialmente in linea con la media nazionale;
l’incremento è stato nettamente maggiore per i voli internazionali (tav. a2.4). Il
traffico di passeggeri nei porti siciliani ha rallentato, crescendo del 2,4 per cento (tav.
a2.5); l’incremento è stato quasi triplo per quello crocieristico. Le movimentazioni
di merci, che nel 2023 erano lievemente cresciute, si sono invece ridotte (-3,2 per
cento), soprattutto per il calo dei prodotti petrolchimici (che rappresentano circa i
sei decimi del totale).
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
La demografia d’impresa e le
procedure concorsuali. – Nel 2024
il tasso di natalità netto (saldo fra
iscrizioni e cessazioni in rapporto alle
imprese attive) in Sicilia è lievemente
diminuito, in linea con l’andamento
osservato nella macroarea e in Italia
(fig. 2.4). Sulla dinamica regionale
inciso
peggioramento
dell’indicatore per le ditte individuali,
parzialmente
compensato
dall’aumento registrato per le altre
forme giuridiche di impresa.
Figura 2.4
Tassi di natalità netti (1)
(valori percentuali)
Sicilia
Sud e Isole
Italia
Per quel che riguarda le proce- Fonte: elaborazioni su dati Infocamere (Telemaco).
Il tasso di natalità (mortalità) è calcolato come rapporto tra il
dure concorsuali, lo scorso anno i (1)
numero di iscrizioni (cancellazioni) del periodo e lo stock di imprese
a inizio periodo. Il tasso di mortalità è calcolato al netto delle
procedimenti con finalità liquidatorie attive
cancellazioni d’ufficio. Il tasso di natalità netto è calcolato come
aperti a carico di società siciliane sono differenza tra il tasso di natalità e quello di mortalità.
cresciuti di quasi un quinto rispetto
all’anno precedente, portandosi a 560, valore comunque inferiore del 17 per cento
rispetto alla media del triennio pre-pandemia.
Le start up innovative in Sicilia
In Italia dal 2012 esiste uno specifico regime giuridico e fiscale per agevolare
la nascita e lo sviluppo di giovani società di capitali ad alto contenuto innovativo e
tecnologico3; a questo tipo di aziende sono inoltre indirizzate alcune misure gestite a
livello regionale4. Le imprese che aderiscono a tale regime, definite start up innovative,
possono accedere fino al quinto anno di vita a specifiche agevolazioni di tipo fiscale,
finanziario e giuridico5.
Tra il 2012 e il 2024, nella sezione speciale del Registro delle imprese dedicata
alle start up innovative si sono iscritte 1.251 società di capitali siciliane, pari a 2,9
ogni 10.000 abitanti con almeno 15 anni di età, un valore inferiore alla media del
Mezzogiorno (4,0) e del Paese (6,0).
La L. 221/2012 permette l’iscrizione in una sezione speciale del Registro delle imprese dedicata alle start up
innovative. Tale sezione è riservata alle società di capitali non quotate, con meno di cinque anni di attività e sede
principale in Italia che presentano un fatturato inferiore a 5 milioni, che non sono risultato di fusione, scissione
o cessione di ramo d’azienda, che non distribuiscono utili e hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo
sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. Infine,
tali società devono rispettare almeno uno di tre requisiti sostanziali: investire almeno il 15 per cento del fatturato
in ricerca e sviluppo, avere personale altamente qualificato (almeno un terzo di dottori di ricerca, dottorandi o
ricercatori oppure almeno due terzi con laurea magistrale), essere titolare o licenziatario di brevetto o software
registrato.
Per approfondimenti, cfr. G. Albanese, R. Bronzini, L. Lavecchia e G. Soggia, Le politiche regionali per le startup
innovative, Banca d’Italia, Questioni di economia e finanza, 511, 2019.
Le agevolazioni prevedono l’abbattimento degli oneri amministrativi, la facoltà di costituzione online senza il
necessario intervento di un notaio, una disciplina societaria e del lavoro più flessibili, incentivi fiscali all’aumento
del capitale di rischio e procedure semplificate per l’accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.
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Economie regionali
L’incidenza sul totale delle imprese è risultata maggiore nelle province
di Catania, Messina e Palermo, più bassa in quelle di Agrigento ed Enna (tav.
a2.6); alla nascita di queste imprese hanno contribuito anche le università
siciliane (cfr. il riquadro: Le attività di terza missione e il trasferimento
tecnologico degli atenei regionali). La distribuzione settoriale delle start up
innovative risultava fortemente concentrata. Poco più del 30 per cento
operava nel settore della produzione di software e consulenza informatica,
il 12 nella ricerca e sviluppo e l’8 per cento negli altri servizi di informazione
(fig. 2.5.a). La minore presenza rispetto alla media nazionale può dipendere dalla
specifica composizione settoriale dell’economia regionale (componente strutturale)
oppure da una minore diffusione di queste imprese a parità di settore (componente
locale); per la Sicilia il divario col Paese è ascrivibile quasi interamente alla
componente strutturale, mentre quella locale ha contribuito solo marginalmente.
LE ATTIVITÀ DI TERZA MISSIONE E IL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO
DEGLI ATENEI REGIONALI
Oltre alla didattica e alla ricerca, le università svolgono la cosiddetta “Terza
Missione”, ovvero le attività mirate al trasferimento delle conoscenze scientifiche al
tessuto produttivo e alla società. Queste includono, tra le altre, la valorizzazione della
proprietà intellettuale e lo sviluppo di iniziative imprenditoriali, anche attraverso
la costituzione di cosiddette imprese accademiche1. Rispetto agli altri principali
paesi europei, il sistema universitario italiano presenta un importante ritardo nel
trasferimento tecnologico, sia in termini di numero medio di brevetti registrati per
ateneo sia in termini di numero medio di imprese accademiche2.
In base a nostre elaborazioni su dati dell’OCSE, nel periodo 2015-19 (ultimo
anno disponibile) le domande di brevetti accademici siciliani depositate presso l’EPO
sono state pari a 2,0 ogni 100 docenti afferenti all’area scientifica, un valore inferiore
a quello medio delle regioni italiane e del Mezzogiorno (5,4 e 3,0, rispettivamente;
figura, pannello a). Più dei tre quarti delle domande era riconducibile all’attività di
brevettazione indiretta dei docenti3, mentre la restante parte era rappresentata da
domande depositate direttamente da un ateneo della regione (i cosiddetti brevetti
accademici diretti).
Le imprese accademiche possono essere distinte in spin-off e start up, a seconda che l’università partecipi o
meno al capitale di rischio.
Secondo i dati forniti dall’Ufficio europeo dei brevetti (European Patent Office, EPO), nel periodo 200020 in Italia il numero di domande di brevetto medio per ateneo (89,7) è stato molto inferiore a quello
registrato in Germania e nel Regno Unito (135,9 e 100,3, rispettivamente), ma in linea con quello della
Francia. Anche il numero medio di imprese accademiche per ateneo è risultato significativamente più
basso in Italia rispetto alla media dei Paesi Europei, secondo i dati forniti dall’Association of European
Science and Technology Transfer Professionals (ASTP) e dall’Associazione Network per la valorizzazione
della ricerca (Netval; quest’ultima è un’associazione riconosciuta che raccoglie università, enti pubblici
di ricerca, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e altri enti che operano nel settore della
promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico.
I brevetti accademici indiretti sono definiti come quelli in cui tra gli inventori vi è un docente
universitario affiliato ad un ateneo regionale e tra i depositanti vi sono imprese, soggetti privati o Enti
pubblici.
Economie regionali
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Il sistema universitario ha contribuito a circa un quarto delle domande di
brevetto siciliane4, un valore superiore rispetto alla media delle regioni italiane, anche
per una più debole capacità innovativa del settore privato. Le domande depositate
sono state più di frequente inerenti alla farmaceutica, mostrando in questo campo
una specializzazione superiore rispetto all’Italia.
Secondo i dati dell’associazione Netval, le imprese accademiche afferenti alle
università siciliane e costituite nel periodo 2004-24 sono state 97, pari a 3,3 ogni 100
docenti dell’area scientifica, un valore inferiore a quello registrato sia nel Mezzogiorno
sia nel complesso del Paese (rispettivamente 5,7 e 6,2); quasi tutte erano localizzate sul
territorio siciliano. Tra le imprese accademiche costitute dal 2019, circa i tre quarti
risultavano iscritte (alla fine del 2024) nella sezione speciale del Registro delle Imprese
dedicata alle start up innovative, un dato superiore a quello medio delle regioni del
Mezzogiorno e dell’Italia (figura, pannello b). In base ai dati dell’OCSE, le imprese
accademiche regionali che hanno depositato almeno una domanda di brevetto tra il
2004 e il 2019 (ultimo anno disponibile) sono state il 2,5 per cento di quelle costituite
nel medesimo periodo, a fronte del 2,8 nel Mezzogiorno e del 5,1 in Italia.
Figura
Attività di terza missione degli atenei
(b) caratteristiche delle imprese accademiche
(valori percentuali)
(a) domande di brevetto accademiche depositate
nel periodo 2015-19 per tipologia
(unità ogni 100 docenti)
Sicilia
diretti (1)
Sud e Isole
indiretti (2)
Italia
totale
start up innovative (3)
Sicilia
con brevetto (4)
Sud e Isole
Italia
Fonte: per il pannello (a) elaborazioni su dati OCSE (REGPAT) e MUR; per il pannello (b) elaborazioni su dati Netval, Registro delle
Imprese e OCSE (REGPAT). Cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Formazione scientifica,
innovazione e trasferimento tecnologico degli atenei regionali.
(1) Numero di domande di brevetto ogni 100 docenti afferenti all’area scientifica e affiliati alle università dell’area in cui tra i depositanti
compare almeno un ateneo dell’area. – (2) Numero di domande di brevetto ogni 100 docenti afferenti all’area scientifica e affiliati alle
università dell’area in cui tra gli inventori compare almeno un docente affiliato ad atenei dell’area. – (3) Quota di imprese accademiche
iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese dedicata alle start up innovative sul totale di quelle costituite nel periodo
2019-24. I dati sulle imprese accademiche costituite nel 2024 sono ancora provvisori. – (4) Quota di imprese accademiche che hanno
depositato almeno una domanda di brevetto nel periodo 2004-19 sul totale di quelle costituite nello stesso periodo; scala di destra.
I brevetti sono attribuiti alle regioni di residenza dei depositanti, tranne nel caso dei brevetti accademici
indiretti, assegnati alle regioni degli inventori.
Nei primi cinque anni di attività, periodo nel quale le start up innovative possono
usufruire delle agevolazioni previste dalle politiche nazionali, la loro probabilità di
permanenza sul mercato risultava sostanzialmente comparabile a quella delle altre
società di capitali nate nello stesso periodo. Negli anni successivi i tassi di sopravvivenza
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Economie regionali
divergevano: a otto anni dall’avvio dell’attività, quello delle start up innovative siciliane
era di 2,9 punti percentuali inferiore a quello del gruppo di confronto, un divario
minore di quello osservato nel Paese (figura 2.5.b).
Figura 2.5
Start up (1)
(a) distribuzione settoriale (2)
(valori percentuali)
(b) differenze nel tasso di sopravvivenza (3)
(punti percentuali)
software e consulenza informatica
ricerca scientifica e sviluppo servizi
d’informazione
architettura e ingegneria
comm. dettaglio (escl. auto e moto)
attività professionali
energia elettr., gas, vapore e aria cond.
direzione aziendale
servizi di supporto alle imprese
commercio all’ingrosso (escl. auto e moto)
innovative Sicilia
innovative Italia
non innovative Sicilia
Sicilia
Italia
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere e Ministero delle Imprese e del made in Italy; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali
regionali sul 2024 la voce Start up innovative.
(1) Società di capitali nate dal 2012 al 2024. – (2) Rispetto al totale delle imprese in ogni gruppo. Sono riportate le prime 10 divisioni Ateco
2007 per diffusione delle start up innovative in regione. – (3) Differenza del tasso di sopravvivenza tra start up innovative e non innovative.
Sull’asse orizzontale è riportato il numero di anni trascorsi dall’inizio dell’attività.
I dati forniti da Unioncamere indicano una maggiore propensione all’attività
brevettuale delle start up innovative. Tra le società di capitali siciliane nate tra il 2012 e il
2019 (ultimo anno di disponibilità dei dati), queste imprese, pur rappresentando meno
del 2 per cento del totale, erano il 72 per cento di quelle che avevano depositato domande
di brevetto presso l’Ufficio europeo dei brevetti (European Patent Office, EPO). La quota
di start up innovative siciliane che avevano presentato una domanda di brevetto era pari
al 2,6 per cento, un valore superiore rispetto alle altre start up, ma più contenuto della
media italiana (5,7; figura 2.6.a). L’attività brevettuale delle start up innovative risulta più
intensa, anche limitando l’analisi ai brevetti depositati successivamente all’iscrizione nel
Registro6. In merito alla classificazione tecnologica, in Sicilia i brevetti di queste aziende si
sono concentrati nei prodotti farmaceutici (23,9 per cento) e nell’ottica (15,2; tav. a2.7).
Utilizzando i dati di fonte Cerved e Inps, sono state analizzate le caratteristiche
di bilancio e di occupazione delle società di capitali nate nel periodo 2012-18 e attive
per almeno sei anni. Le start up innovative siciliane presentavano al secondo anno di
attività7 un fatturato medio di 143.000 euro, inferiore di circa tre quarti rispetto a quello
delle altre società di capitale nate nello stesso periodo. Nel confronto con tali imprese
e a parità di settore e anno, presentavano una maggiore quota di immobilizzazioni
immateriali (figura 2.6.b). Le start up innovative erano inizialmente lievemente meno
redditizie, di dimensioni inferiori (in termini di occupati e attivo) e meno produttive;
La maggior quota di imprese che hanno depositato un brevetto tra le start up innovative potrebbe riflettere anche
il ruolo della titolarità di un brevetto quale condizione abilitante per l’iscrizione alla sezione speciale del Registro.
Le informazioni di bilancio al primo anno di attività sono disponibili solo per il 17 per cento delle start up
innovative.
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entro il sesto anno di attività, in linea con quanto registrato nella media del Paese,
questi divari si erano ridotti e, nel caso dell’attivo di bilancio e dell’occupazione,
sostanzialmente azzerati.
Figura 2.6
Caratteristiche delle start up innovative
(a) attività brevettuale (1)
(valori percentuali)
(b) differenze fra caratteristiche economiche (3)
(valori percentuali)
innovative
Sicilia
innovative – post
iscriz.(2)
Sud e Isole
non innovative
Italia
quota
redditività
op. (4)
immat. (4)
secondo anno
attivo
occupati
quarto anno
fatturato
prod.
totale dei
fattori
sesto anno
Fonte: per il pannello (a), elaborazioni su dati Unioncamere e Ministero delle Imprese e del made in Italy; per il pannello (b), elaborazioni
su dati Cerved, INPS e Ministero delle Imprese e del made in Italy; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la
voce Start up innovative.
(1) Quota di imprese che hanno depositato almeno una domanda di brevetto all’EPO tra il 2012 e il 2019. – (2) Si considerano solo
le domande di brevetto depositate successivamente all’iscrizione alla sezione speciale del Registro delle imprese. – (3) Gli istogrammi
rappresentano le differenze, misurate in un dato anno di vita delle imprese, a parità di settore e anno rispetto alle altre società di capitali
nate dal 2012 al 2018 e attive per almeno sei anni. Le linee nere riportano l’intervallo di confidenza al 95 per cento del valore stimato. –
(4) La quota di immobilizzazioni immateriali è misurata come il rapporto tra immobilizzazioni immateriali e il totale delle immobilizzazioni. La
redditività operativa è misurata come il rapporto tra margine operativo lordo e attivo.
Sulla base delle informazioni di fonte Infocamere, al netto delle differenze settoriali
e dell’anno di nascita dell’impresa, le start up innovative siciliane presentavano soci
mediamente più giovani, quote di partecipazione più elevate attribuite a uomini e a
stranieri e inferiori detenute da individui nati in regione, rispetto alle altre società di
capitali nate nello stesso periodo. Inoltre, per le start up innovative attive da almeno
sei anni si è osservata una crescita più intensa del capitale sociale; l’aumento è dipeso
sia dall’incremento del numero di soci, sia dalla crescita del capitale detenuto dai soci
fondatori.
Gli scambi con l’estero
Nel 2024 le esportazioni di merci siciliane si sono ridotte, ma meno dell’anno
precedente (-8,3 per cento a prezzi correnti; tav. a2.8); la contrazione è stata più marcata
rispetto alle aree di riferimento (-5,4 la media del Mezzogiorno, -0,4 quella nazionale).
Il calo è dipeso dal settore petrolifero (-15,2 per cento; fig. 2.7.a) che ha costituito
quasi i tre quinti delle esportazioni regionali. Sulla dinamica del settore hanno inciso
sia l’andamento delle quantità esportate, in diminuzione dell’8,9 per cento, sia quello
delle quotazioni.
Le esportazioni di prodotti non petroliferi sono aumentate del 3,3 per cento,
diversamente da quanto osservato nella media nazionale (-0,6 per cento); alla dinamica
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Economie regionali
ha contribuito soprattutto il comparto chimico, in aumento del 20,0 per cento, cui si
è contrapposto il calo di quello elettronico (-23,3 per cento; fig. 2.7.b).
Figura 2.7
Esportazioni di merci (1)
(a) totale prodotti (2)
(miliardi di euro)
(b) prodotti non petroliferi 2024
(variazioni percentuali annuali)
agro-alimentare
prodotti chimici
elettronica
altri
totale
1°2°3°4° 1°2°3°4° 1°2°3°4° 1°2°3°4° 1°2°3°4° 1°2°3°4°
prodotti petroliferi
prodotti non petroliferi
Sicilia
Sud e Isole
Italia
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Coeweb.
(1) Dati a prezzi correnti. – (2) I prodotti non petroliferi includono anche quelli agricoli; i prodotti petroliferi includono la voce “Coke e prodotti
petroliferi raffinati” e, tra i “Prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere”, le componenti relative a “Petrolio greggio” e “Gas naturale”.
Complessivamente la riduzione dell’export ha interessato soprattutto i paesi al di
fuori dell’area dell’euro: tra i maggiori mercati i cali più intensi si sono registrati verso
le economie dinamiche dell’Asia, gli Stati Uniti e gli altri paesi europei esterni all’UE
(in particolare Turchia e Gibilterra; tav. a2.9), in corrispondenza di un forte calo delle
vendite di prodotti petroliferi.
L’esposizione delle esportazioni regionali ai dazi statunitensi. – Lo scorso 2 aprile
l’amministrazione statunitense ha annunciato un inasprimento dell’imposizione
tariffaria sulle importazioni da tutti i partner commerciali, inclusa l’Unione europea
(cfr. il capitolo 14 nella Relazione annuale sul 2024).
Gli Stati Uniti rappresentano uno dei più importanti mercati di destinazione
dell’export siciliano: l’esposizione diretta al mercato statunitense nel 2024 è stata pari
al 7,6 per cento (10,3 la media nazionale); un terzo delle esportazioni era costituito da
apparecchi elettrici, una quota pressoché analoga da prodotti petroliferi e un quinto da
quelli agro-alimentari. Per questi settori gli Stati Uniti rappresentavano rispettivamente
il primo, il nono e il terzo mercato estero di destinazione, con quote pari rispettivamente
al 49,0, 4,4 e 11,6 per cento.
Per alcuni comparti, i flussi diretti e indiretti di esportazione e quindi il grado di
esposizione al mercato statunitense potrebbero essere superiori a quanto indicato dagli
scambi diretti, per via della frammentazione internazionale dei processi produttivi.
Informazioni riferite all’Italia indicano che quest’ultima potrebbe avere un peso
non trascurabile per il comparto degli apparecchi elettrici, più contenuto per quello
petrolifero e soprattutto per l’agroalimentare (cfr. il riquadro: L’esposizione delle
esportazioni italiane ai dazi statunitensi, in Bollettino economico, 2, 2025).
Economie regionali
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Le condizioni economiche e finanziarie
Nonostante il rallentamento
della congiuntura, nel 2024 i risultati
economici sono rimasti positivi per
larga parte delle aziende siciliane.
Secondo l’indagine Invind i quattro
quinti delle imprese hanno chiuso
l’esercizio in utile, una quota in linea
con l’anno precedente. L’incidenza
delle aziende che ha segnalato un utile
è cresciuta nel terziario, a fronte di una
riduzione nell’industria.
La liquidità finanziaria a disposizione delle imprese è lievemente
aumentata, beneficiando dell’incremento dei titoli quotati detenuti e
dei depositi in conto corrente (tav.
a5.9); quest’ultima componente era
superiore, alla fine del 2024, ai quattro quinti della liquidità complessiva
(fig. 2.8).
Figura 2.8
Liquidità finanziaria delle imprese (1)
(miliardi di euro)
1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1°
aperture di credito non utilizzate
anticipi su crediti non utilizzati
titoli quotati
depositi a risparmio
depositi a vista e conti correnti
liquidità potenziale
liquidità
Fonte: segnalazioni di vigilanza e Centrale dei rischi.
(1) La liquidità si compone dei depositi bancari e postali in conto corrente
e a risparmio (esclusi i certificati di deposito) e dei titoli quotati detenuti
presso gli stessi intermediari. La liquidità potenziale comprende anche
gli importi non utilizzati dei crediti a revoca e autoliquidanti.
I bilanci delle imprese nel 2023. – L’analisi condotta su oltre 24.000 società
di capitali i cui bilanci sono presenti negli archivi Cerved mostra per il 2023
(ultimo anno disponibile) un miglioramento dei risultati reddituali. La redditività
operativa, misurata dal rapporto tra il MOL e l’attivo di bilancio, è aumentata
di quasi un punto percentuale rispetto all’anno precedente (al 9,1 per cento;
tav. a2.10). Alla crescita dell’indicatore nel settore terziario e, soprattutto, nelle
costruzioni, si è contrapposta la lieve flessione nel comparto manifatturiero (fig.
2.9.a). Fra le classi dimensionali d’impresa, la redditività operativa è aumentata
in misura più marcata per le piccole imprese8. È migliorata anche la redditività
della gestione caratteristica, misurata dal rapporto tra il MOL e il valore della
produzione: nel 2023 l’indicatore è cresciuto di un punto percentuale, portandosi
al 9,4 per cento; all’incremento hanno contribuito principalmente i minori costi
delle materie prime e dei beni intermedi, su cui ha influito il calo dei prezzi
dell’energia.
Nel complesso il leverage si è ridotto di 1,9 punti percentuali (al 34,5 per cento);
il calo ha riguardato le imprese delle costruzioni e dei servizi, a fronte della sostanziale
stabilità per le aziende manifatturiere (fig. 2.9.b). La diminuzione della leva finanziaria
è riconducibile al rafforzamento della dotazione patrimoniale.
Sono definite “piccole” le imprese con fatturato fino a 10 milioni di euro; “medie” quelle con fatturato fra 10
milioni e 50 milioni di euro; “grandi” le altre.
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Economie regionali
Figura 2.9
Redditività e indebitamento (1)
(valori percentuali)
(a) MOL su attivo
(b) leverage (2)
manifattura
costruzioni
servizi
totale
Fonte: elaborazioni su dati Cerved. Campione aperto di società di capitali; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul
2024 la voce Analisi sui dati Cerved.
(1) Sono escluse: le raffinerie di prodotti petroliferi; le imprese della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata; le
immobiliari e le finanziarie (definizione che comprende anche factoring, leasing e holding finanziarie). I valori patrimoniali dal 2020 in poi
risentono degli effetti delle rivalutazioni monetarie previste dal DL 104/2020 (decreto “agosto”). – (2) Rapporto fra i debiti finanziari e la
somma dei debiti finanziari e del patrimonio netto.
Il rapporto tra gli oneri finanziari e il MOL è significativamente cresciuto
nel 2023, portandosi al 14,1 per cento dal 9,8 del 2022. L’incremento ha riflesso
la maggiore onerosità del debito finanziario, determinata dal rialzo dei tassi di
riferimento nell’anno in esame, oltre alla quota rilevante di debito bancario a tasso
variabile (cfr. il paragrafo: I prestiti alle imprese del capitolo 2 in L’economia della
Sicilia, Banca d’Italia, Economie regionali, 19, 2024). La crescita dell’incidenza
degli oneri finanziari è stata più pronunciata per le imprese grandi rispetto alle
medie e, soprattutto, alle piccole, che hanno ridotto il proprio indebitamento.
Nel complesso la quota di reddito operativo assorbita dal servizio del debito è
rimasta inferiore a quella registrata negli anni immediatamente successivi alla
crisi dei debiti sovrani, quando si era verificato un aumento generalizzato del
costo del credito bancario.
I prestiti alle imprese
La contrazione dei finanziamenti al settore produttivo, in atto dalla
primavera del 2023, si è intensificata negli ultimi mesi del 2024: a dicembre i
prestiti si sono ridotti del 3,5 per cento su base annua (-1,0 nello stesso mese
dell’anno precedente; tav. a2.11). Sulla dinamica hanno inciso le minori richieste
di credito, anche legate al maggiore ricorso all’autofinanziamento da parte delle
imprese (cfr. il riquadro: La domanda e l’offerta di credito del capitolo 5). In
base a dati ancora provvisori, nei primi mesi dell’anno in corso il credito si è
ulteriormente ridotto.
L’andamento negativo dei prestiti è stato diffuso tra le aziende di tutte le
classi dimensionali e branche di attività economica. La contrazione è stata meno
pronunciata per le imprese medio-grandi (fig. 2.10.a); tra queste ultime è più
Economie regionali
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frequente il ricorso all’indebitamento attraverso prestiti sindacati (cfr. il riquadro:
I prestiti bancari sindacati alle imprese non finanziarie). Il calo è stato più accentuato
nella manifattura per effetto di operazioni straordinarie effettuate da un numero
limitato di grandi imprese del settore (fig. 2.10.b).
Figura 2.10
Prestiti alle imprese (1)
(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)
(a) per dimensione
(b) per branca
imprese piccole (2)
imprese medio-grandi
manifattura
costruzioni
servizi
totale (3)
totale
Fonte: segnalazioni di vigilanza; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Prestiti bancari.
(1) I dati riferiti a marzo 2025 sono provvisori. – (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e
imprese individuali con meno di 20 addetti. – (3) Il totale include anche i settori primario, estrattivo, fornitura energia elettrica, acqua e gas
e le attività economiche non classificate o non classificabili.
I PRESTITI BANCARI SINDACATI ALLE IMPRESE NON FINANZIARIE
I prestiti sindacati rappresentano una forma di credito in cui una pluralità
di istituzioni finanziarie concede congiuntamente un finanziamento a un singolo
debitore. Ciascuna banca eroga una parte del credito condividendone i rischi
pro quota. Secondo le evidenze empiriche disponibili a livello internazionale,
questi schemi contrattuali favoriscono la condivisione tra le banche coinvolte
delle informazioni necessarie alla selezione e al monitoraggio dei debitori e sono
generalmente associati al finanziamento di progetti di importo rilevante1.
Sulla base dei dati disponibili in AnaCredit, in Sicilia alla fine del 2024
oltre 350 imprese (l’1,0 per cento delle aziende presenti nell’archivio) avevano
fatto ricorso ad almeno un prestito bancario sindacato e, analogamente a quanto
osservato a livello nazionale e nel Mezzogiorno, oltre il 90 per cento di queste
imprese era di dimensione medio-grande 2. Per queste aziende, a cui afferiva la
quasi totalità dei prestiti sindacati, questi finanziamenti rappresentavano il 3,2
Cfr. S.A. Dennis e D.J. Mullineaux, Syndicated loans, “Journal of Financial Intermediation”, 9, 4, 2000,
pp. 404–426 e J. Keil e K. Muller, Bank branching deregulation and the syndicated loan market, “Journal of
Financial and Quantitative Analysis”, 55, 4, 2020, pp. 1269-1303.
Si definiscono medio-grandi le imprese diverse dalle società in accomandita semplice e in nome collettivo,
società semplici, società di fatto con meno di 20 addetti.
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Economie regionali
per cento dell’indebitamento complessivo, un dato inferiore sia al Mezzogiorno
(4,8) sia, soprattutto, alla media nazionale (15,4). Con riferimento ai comparti
di attività, si registrava una maggiore concentrazione in quello delle forniture
di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, nella raccolta, trattamento e
fornitura di acqua e nel settore terziario (figura, pannello a).
Figura
Incidenza dei prestiti sindacati alle imprese medio-grandi (1)
(dati al 31 dicembre 2024; valori percentuali)
(a) per settore di attività economica
(b) per livello tecnologico e intensità
di conoscenza in Sicilia
manifattura costruzioni
servizi
forn. energ.
e acqua (2)
totale (3)
HT – MHT
MLT – LT
manifattura
Sicilia
Sud e Isole
Italia
incidenza prestiti sindacati
altri servizi
servizi
peso del comparto (4)
Fonte AnaCredit; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Prestiti sindacati.
(1) Valori espressi in percentuale del totale dei prestiti. I dati si riferiscono alle imprese diverse dalle ditte individuali ed
escludono le società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto con meno di 20 addetti. Nel
pannello (b), i settori sono ripartiti in base alla classificazione Eurostat delle attività industriali a elevata tecnologia (HT, hightech) e dei servizi a più alta intensità di conoscenza (KIS, knowledge-intensive services). HT=manifattura a elevata tecnologia;
MHT=manifattura a media-elevata tecnologia; MLT=manifattura a medio-bassa tecnologia; LT=manifattura a bassa tecnologia;
KIS=servizi a elevata intensità di conoscenza. – (2) Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata e raccolta,
trattamento e fornitura di acqua. – (3) Include anche i settori primario ed estrattivo e le attività economiche non classificate o
non classificabili. – (4) Quota dei prestiti alle imprese operanti nel singolo comparto sul totale dei prestiti alle imprese mediograndi in regione; scala di destra.
La quota dei prestiti sindacati alle imprese siciliane medio-grandi era
maggiore nei settori considerati innovativi in base alla classificazione Eurostat:
per le aziende manifatturiere attive nei settori a più elevata tecnologia (high-tech
e medium-high-tech) e per quelle dei servizi a più alta intensità di conoscenza
(KIS, knowledge-intensive services) il credito erogato sotto forma di prestito
bancario sindacato era rispettivamente pari al 6,8 e al 5,8 per cento del totale
(figura, pannello b).
Le imprese coinvolte in prestiti sindacati erano caratterizzate da una
minore rischiosità: per queste aziende, la quota di credito riferibile a quelle
classificate in default dalle banche era inferiore di tre punti percentuali rispetto
alle altre.
Nel corso del 2024 l’allentamento della politica monetaria si è trasmesso
al costo dei finanziamenti erogati al settore produttivo. I tassi di interesse sui
prestiti in essere connessi con le esigenze di liquidità sono diminuiti di 0,6
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
punti percentuali, al 7,2 per cento
nel quarto trimestre (fig. 2.11); il
calo è stato più pronunciato per
le imprese manifatturiere e per
quelle di maggiore dimensione,
che continuano a beneficiare di
condizioni di costo più favorevoli
(tav. a5.10). Nell’ultimo trimestre
del 2024, il tasso annuo effettivo
globale
(TAEG)
mediamente
applicato ai nuovi finanziamenti a
fini di investimento è stato pari al
5,7 per cento, in calo di 1,5 punti
percentuali nel confronto con lo
stesso periodo dell’anno precedente).
Figura 2.11
Tassi di interesse bancari applicati ai prestiti
alle imprese (1)
(dati trimestrali; valori percentuali)
prestiti connessi a esigenze di liquidità (2)
prestiti connessi a esigenze di investimento (3)
Rispetto alla media italiana, in
AnaCredit.
Sicilia permane un divario sfavorevole Fonte:
(1) I dati relativi al primo trimestre del 2025 sono provvisori. –
Tasso annuo effettivo riferito ai seguenti tipi di finanziamento:
nel costo dei finanziamenti alle (2)
scoperti di conto corrente, factoring, finanziamenti revolving e
imprese. Nell’ultimo trimestre del finanziamenti con finalità di import o export. Il tasso è calcolato sulle
in essere alla fine del trimestre. – (3) Tasso annuo effettivo
2024 il tasso mediamente applicato operazioni
globale sulle nuove operazioni con durata almeno pari a un anno
nel trimestre, riferito ai seguenti tipi di finanziamento: leasing,
ai prestiti connessi con esigenze di erogate
pronti contro termine (pct) e finanziamenti non revolving (come, ad
mutui).
Le operazioni con finalità di import o export sono escluse.
liquidità e quello praticato sui nuovi
crediti a fini di investimento erano
superiori, rispettivamente, di 1,2 e 0,6 punti percentuali ai corrispondenti valori
nazionali.
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Economie regionali
3. IL MERCATO DEL LAVORO
L’occupazione
Nel 2024 secondo i dati della
Rilevazione sulle forze di lavoro (RFL)
dell’Istat l’occupazione siciliana ha
continuato ad espandersi. La crescita,
pari al 4,6 per cento, è stata meno
intensa rispetto all’anno precedente
(5,5 nel 2023) ma ancora ampiamente
superiore a quella media nazionale e
del Mezzogiorno (rispettivamente,
1,5 e 2,2 per cento; fig. 3.1 e
tav. a3.1).
Il tasso di occupazione, per
la popolazione tra 15 e 64 anni, è
aumentato portandosi al 46,8 per
cento, 5,6 punti percentuali in più
rispetto a quanto osservato nel 2019
(62,2 e 3,2 i corrispondenti dati a
livello nazionale).
Figura 3.1
Occupati
(numeri indice: 2019=100)
Sicilia
Sud e Isole
Italia
Fonte: Istat, RFL.
Tutti i settori, con la sola esclusione di quello agricolo, hanno beneficiato
dell’aumento del numero di occupati; i contributi maggiori sono stati forniti dal
comparto del commercio e degli alberghi e ristoranti, dove l’occupazione si è così
riportata sullo stesso livello del 2019 e dalle altre attività dei servizi.
La crescita dell’occupazione, come nel 2023, è stata particolarmente intensa
per i lavoratori che svolgono professioni a più alta qualifica1, la cui quota sul
totale degli occupati era nella media dei primi tre trimestri del 2024, pari a poco
più di un terzo (circa il 30 per cento nella media del biennio 2021-22; 36,4
per cento la media nazionale). La progressiva adozione di tecnologie basate sui
sistemi di intelligenza artificiale (IA) potrebbe in futuro influenzare soprattutto
la domanda di lavoro per le professioni che richiedono maggiori abilità cognitive
(cfr. il riquadro: L’esposizione del mercato del lavoro regionale all’intelligenza
artificiale).
L’ESPOSIZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO REGIONALE ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
L’intelligenza artificiale (IA) è una tecnologia in rapido sviluppo: migliora
progressivamente l’efficacia con cui svolge alcune mansioni e si ampliano i
Le occupazioni appartenenti alle prime tre categorie della classificazione CP2011 per gli anni 2021-22 e CP2021
per gli anni successivi (legislatori, imprenditori e alta dirigenza; professioni intellettuali, scientifiche e di elevata
specializzazione e professioni tecniche).
Economie regionali
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contesti in cui può essere utilizzata. Gli impatti sul mercato del lavoro sono
ancora incerti: da un lato l’IA potrebbe svolgere integralmente compiti eseguiti
dai lavoratori (effetto sostituibilità), dall’altro potrebbe coadiuvare il lavoro
umano, offrendo un valido strumento di incremento della produttività (effetto
complementarità).
L’adozione da parte delle imprese italiane appare ancora limitata: secondo i
dati dell’Eurostat, nel 2024 l’8,2 per cento delle aziende con più di 10 addetti aveva
utilizzato almeno una tecnologia di IA (13,5 nella media dell’Unione europea).
Indicazioni simili provengono dai dati dell’indagine Invind della Banca d’Italia per
le imprese con almeno 20 addetti, secondo i quali poco più di un ottavo faceva
uso di tecnologie di IA1; nel complesso delle regioni del Mezzogiorno, la diffusione
risultava più contenuta rispetto alla media del Paese.
È possibile stimare l’esposizione potenziale dei lavoratori alla nuova tecnologia,
sia in termini di complementarità sia di sostituibilità, a partire dal grado di
correlazione tra le abilità umane richieste per le mansioni che caratterizzano la
singola occupazione e quelle che è in grado di svolgere l’IA2.
Sulla base dei dati della
Rilevazione sulle forze di lavoro
dell’Istat, il mercato del lavoro
siciliano risulterebbe caratterizzato
da una minore proporzione di
lavoratori occupati in professioni
ad alta esposizione all’IA rispetto
all’Italia (rispettivamente 51,6 e 52,7
per cento; figura A). Ciò è dovuto
a una minore quota di addetti
impiegati in attività potenzialmente
sostituibili dall’IA (20,3 per cento
rispetto al 24,0 in Italia); questa
differenza è riconducibile sia a una
diversa composizione settoriale sia, in
prevalenza, alla diversa composizione
occupazionale all’interno di ogni
settore (figura B, pannello a), che
in regione risulta maggiormente
orientata verso profili professionali
meno esposti per sostituzione (figura
Figura A
Esposizione dell’occupazione all’IA (1)
(valori percentuali)
Sicilia
Sud e Isole
Italia
alta esposizione, sostituibile
alta esposizione, complementare
bassa esposizione
Fonte: Istat, RFL.
(1) L’esposizione è calcolata per ogni occupazione, secondo la
classificazione CP2011 per gli anni 2021 e 2022, e CP2021 per
il 2023. Le professioni sono classificate come ad alta esposizione
se l’indice di esposizione all’IA è superiore o uguale alla mediana
della distribuzione. Tra queste, quelle esposte per complementarità
(sostituzione) sono quelle con indice di complementarità superiore
(inferiore) al valore mediano. I risultati sono aggregati sul triennio
2021-23; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali
sul 2024 la voce Esposizione all’IA del mercato del lavoro regionale.
L. Bencivelli, S. Formai, E. Mattevi e T. Padellini, Embracing the digital transition: the adoption of cloud
computing and AI by Italian firms, Banca d’Italia, Questioni di economia e finanza, di prossima pubblicazione.
La stima dell’esposizione è effettuata considerando l’attuale composizione strutturale dell’economia e si
basa sulla metodologia utilizzata da A. Dalla Zuanna, D. Dottori, E. Gentili e S. Lattanzio, An assessment
of occupational exposure to artificial intelligence in Italy, Banca d’Italia, Questioni di economia e finanza, 878,
2024. Come classificazione delle professioni si impiega quella di C. Pizzinelli, A. Panton, M.M. Tavares, M.
Cazzaniga e L. Li, Labor market exposure to AI: cross-country differences and distributional implications, IMF
Working Paper, 216, 2023.
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B, pannello b). Al contrario, in Sicilia è più elevata la proporzione di occupati
esposti per complementarità, soprattutto per via di una maggior rilevanza dei settori
dove l’IA più verosimilmente coadiuverà il lavoro umano, tra cui in particolare i
servizi pubblici e il commercio.
Figura B
Scomposizione dei divari ed esposizione settoriale (1)
(valori percentuali)
(a) scomposizione dei divari con l’Italia
(b) esposizione per settore
alta esposizione,
sostituibile
alta esposizione,
complementare
agri indu cos comm turi pubb altr agri indu cos comm turi pubb altr
Sicilia
Italia
composizione interna al settore
alta esposizione, sostituibile
composizione settoriale
alta esposizione, complementare
bassa esposizione
Fonte: Istat, RFL.
(1) L’esposizione è calcolata per ogni occupazione, secondo la classificazione CP2011 per gli anni 2021 e 2022, e CP2021 per il
2023. Le professioni sono classificate come ad alta esposizione se l’indice di esposizione all’IA è superiore o uguale alla mediana
della distribuzione. Tra queste, quelle esposte per complementarità (sostituzione) sono quelle con indice di complementarità superiore
(inferiore) al valore mediano. I risultati sono aggregati sul triennio 2021-23; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali
sul 2024 la voce Esposizione all’IA del mercato del lavoro regionale.
Data la capacità dell’IA di svolgere mansioni complesse che richiedono
maggiori abilità cognitive, i lavoratori con un titolo di studio elevato risultano
particolarmente esposti, sia al rischio di sostituzione sia al potenziale di
complementarità. In Sicilia, risulterebbero altamente esposti poco più della metà
dei lavoratori con un diploma o titolo equivalente, con percentuali simili tra i due
tipi di esposizione (complementarità o sostituzione), e poco più dei quattro quinti
dei lavoratori con almeno la laurea, per i quali prevale la complementarità (tav.
a3.2). Tali evidenze non si discostano di molto da quelle emerse nei valori medi
nazionali.
Nel 2024, come nel biennio precedente, si è registrato un incremento più
consistente dell’occupazione femminile rispetto a quella maschile.
La crescita del numero degli occupati è stata più intensa per il lavoro autonomo
rispetto a quello alle dipendenze che ha rallentato. Questo andamento è confermato
anche dai dati dell’INPS sul settore privato: nel 2024 il saldo tra attivazioni e cessazioni
di posizioni lavorative alle dipendenze, positivo per quasi 27.000 unità (tav. a3.3),
è risultato più contenuto rispetto all’anno precedente per effetto di un più intenso
ricorso alle cessazioni.
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In linea con quanto avvenuto
nel biennio precedente, il maggior
contributo alla creazione di nuove
posizioni lavorative è pervenuto
dalla
componente
tempo
indeterminato (fig. 3.2). Rispetto al
2023 si è registrata una crescita delle
assunzioni nette per le imprese di più
grande dimensione.
La disoccupazione, l’offerta di
lavoro e gli ammortizzatori sociali
Nel 2024 il consistente calo
del numero di persone in cerca
di occupazione ha permesso la
riduzione di 2,8 punti percentuali
del tasso di disoccupazione che
si è portato al 13,0 per cento
(fig. 3.3; tav. a3.4); quello di lunga
durata, riferito a chi è disoccupato
da almeno 12 mesi, è sceso di 2,5
punti, all’8,0 per cento (6,5 e 3,3 i
corrispondenti dati nazionali).
Le forze di lavoro sono aumentate ma in misura molto più contenuta rispetto all’anno precedente
(1,2 per cento; 4,5 nel 2023). Alla
crescita dell’offerta di lavoro hanno
contribuito in particolare le donne
e, con riferimento al livello di istruzione, le persone laureate che rappresentano rispettivamente il 38,3
e il 23,2 per cento del totale, valori
che si mantengono al di sotto delle rispettive medie nazionali (42,9 e
25,2 per cento).
Figura 3.2
Assunzioni nette per forma contrattuale (1)
(migliaia di contratti)
tempo indeterminato
apprendistato
totale
a termine (2)
altro (3)
Fonte: INPS.
(1) Le assunzioni nette sono calcolate come assunzioni meno
cessazioni. L’universo di riferimento è costituito dai lavoratori
dipendenti del settore privato, a esclusione dei lavoratori
domestici e degli operai agricoli, e dai lavoratori degli enti
pubblici economici. – (2) Comprende anche gli stagionali. –
(3) Comprende somministrazione e lavoro intermittente.
Figura 3.3
Tassi di attività e di disoccupazione
(valori percentuali)
attività (1)
disoccupazione (2)
Fonte: Istat, RFL.
(1) Dati riferiti alla popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni. – (2)
Dati riferiti alla popolazione di età compresa tra 15 e 74 anni. Scala
di destra.
La Sicilia si caratterizza per una
più bassa percentuale di laureati
rispetto all’Italia (rispettivamente 18,0 e 22,3 per cento, nella media dei primi
tre trimestri del 2024, nella fascia di età compresa tra 25 e 64 anni) e il divario
si amplia, arrivando a circa 8 punti percentuali, per gli individui più giovani (tra
25 e 34 anni). Tra questi ultimi inoltre la quota di coloro che hanno conseguito
una laurea in ambito scientifico è inferiore al relativo dato nazionale; negli ultimi
anni l’offerta formativa universitaria in Sicilia in queste materie è aumentata (cfr.
il riquadro: L’offerta didattica degli atenei regionali in ambito scientifico e le scelte
di immatricolazione).
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Economie regionali
L’OFFERTA DIDATTICA DEGLI ATENEI REGIONALI IN AMBITO SCIENTIFICO
E LE SCELTE DI IMMATRICOLAZIONE
Il sistema universitario svolge un ruolo cruciale nella formazione di capitale
umano qualificato, fattore rilevante per la crescita economica di un Paese. In
particolare per il rafforzamento della dotazione di competenze avanzate a sostegno
dell’innovazione è importante che vi sia un’ampia offerta di corsi scientifici. In base
ai dati del Ministero dell’Università e della ricerca (MUR), nel 2023-24 l’incidenza
dei corsi scientifici1 sul totale di quelli erogati in regione è stata pari al 60,8 per
cento, un valore in linea con il dato del Mezzogiorno e lievemente superiore alla
media nazionale (rispettivamente 60,7 e 59,3).
Rispetto al 2013 l’offerta di corsi scientifici in regione è cresciuta e l’incremento
(27,5 per cento) è stato superiore rispetto a quello registrato nelle altre aree disciplinari,
e di quanto osservato nella media del Paese (19,2; tav. a3.5). All’aumento dell’offerta
scientifica degli atenei regionali ha contribuito di più l’ambito sanitario, veterinario
e agrario, che presentava già una quota più cospicua di corsi sul totale. Nell’anno
accademico 2023-24, la Sicilia mostrava una maggiore specializzazione rispetto
all’Italia in tali discipline e una minore quota di corsi in campo informatico e ICT
(figura, pannello a).
Figura
Offerta didattica e immatricolati per ambito disciplinare (1)
(a) offerta di corsi (2)
(numeri indice: Italia=1)
(b) immatricolati
(migliaia)
informatico e ICT
matematica e scienze naturali
sanitario, veterinario e agrario
ingegneria e architettura
letterario, artistico e insegnamento
economico, giuridico e sociale
informatico
e ICT
mat. e
scienze
naturali
sanitario, ingegneria letterario,
econ.,
vet. e
e arch.
artistico e giuridico e
agrario
insegn.
sociale
scientifico
scientifico
altro
altro
residenti immatricolati in regione (3)
non residenti immatricolati in regione (4)
residenti immatricolati fuori regione (5)
Fonte: elaborazioni su dati del MUR.
(1) Si considera l’anno accademico 2023-24. Sono escluse le università telematiche con sede nella regione. Le scienze naturali
includono chimica, biologia, fisica, e scienze della terra. – (2) Per ciascun ambito disciplinare, l’indice di specializzazione è dato dal
rapporto tra la quota di corsi in regione e la quota di corsi in Italia. Si includono i corsi triennali, magistrali e magistrali a ciclo unico. –
(3) Comprendono gli studenti residenti in regione e immatricolati in uno degli atenei della regione. – (4) Comprendono gli studenti
residenti fuori regione (stranieri esclusi) e immatricolati in uno degli atenei della regione. – (5) Comprendono gli studenti residenti in
regione e immatricolati in un ateneo in Italia fuori dalla regione.
Le discipline scientifiche in analisi comprendono le scienze naturali (biologiche, chimiche, fisiche e della
terra), matematica e informatica, ingegneria e architettura, le scienze mediche, agrarie e veterinarie.
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La maggiore specializzazione rispetto al Paese dell’offerta didattica nelle materie
scientifiche si è riflessa in un’incidenza di immatricolati nei relativi corsi di laurea
(pari al 51,9 per cento nell’anno accademico 2023-24) più alta di quanto osservato
per l’Italia (47,2) e per le regioni del Mezzogiorno (49,5). Tuttavia anche in ambito
scientifico sono risultati elevati i flussi di studenti che hanno scelto di immatricolarsi
in atenei di altre regioni, così come per le altre discipline: tali quote sul totale degli
studenti sono risultate pari, rispettivamente al 20,9 e al 22,6 per cento (figura,
pannello b). L’ambito disciplinare caratterizzato da maggiori flussi in uscita è stato
quello economico, giuridico e sociale.
Il tasso di attività è solo leggermente cresciuto al 54,0 per cento, a fronte di lievi
riduzioni sia nella media nazionale sia nel Mezzogiorno, dove l’indicatore si è portato,
rispettivamente, al 66,6 e al 56,1 per cento. In regione il tasso è aumentato solo per le
donne, determinando una riduzione del divario di genere: nel 2024 la differenza è pari
a 25,8 punti percentuali (18,1 la media nazionale), un valore più contenuto rispetto a
quanto registrato nel periodo pre-pandemico.
Come avviene già dal 2021, il numero degli inattivi ha continuato a ridursi ed è
migliorato l’indicatore riferito al grado di coinvolgimento della popolazione più giovane
in attività di studio e formazione: nel 2024 la quota di individui di età compresa tra i
15 e i 34 anni che non è occupata, non studia e non segue corsi di formazione (NEET)
sul totale, si è ulteriormente ridotta, di 2,1 punti percentuali, portandosi al 30,1 per
cento (17,3 per cento la media nazionale; il dato regionale era pari al 40,7 per cento
nel 2019).
In base alle elaborazioni dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche
(INAPP) gli individui presi in carico dalla Regione nell’ambito del Programma
Garanzia di occupabilità dei lavoratori2 (GOL; cfr. il riquadro: Garanzia di occupabilità
dei lavoratori, in L’economia della Sicilia. Rapporto annuale, Banca d’Italia, Economie
regionali, 19, 2023) nel 2024 sono stati circa 195.000 (quasi 170.000 nel 2023), poco
meno di un terzo delle persone in cerca di occupazione o che si dichiarano comunque
disponibili a lavorare (38,1 per cento il dato italiano). I siciliani complessivamente
coinvolti nel programma si caratterizzano per una maggiore anzianità di disoccupazione
(il 45,8 per cento è disoccupato da almeno 6 mesi; 35,5 per cento il dato nazionale), e
per un più basso grado di occupabilità (il 32,6 per cento viene indirizzato a frequentare
percorsi di riqualificazione, destinati a persone con competenze non adeguate alle
esigenze del mercato del lavoro e che necessitano di una formazione adeguata; 20,7 la
media nazionale).
Coerentemente con l’incremento delle cessazioni di rapporti di lavoro alle
dipendenze nel settore privato, nel 2024 è cresciuto il numero di domande presentate
Il programma si rivolge prioritariamente alle persone in cerca di occupazione percettori di un ammortizzatore
sociale o di una misura di sostegno economico di integrazione al reddito sottoposti a condizionalità (come i
percettori di NASpI e DisColl e di Reddito di cittadinanza) ma anche ai lavoratori fragili e disoccupati con
minori possibilità occupazionali senza sostegno al reddito. Dal 2024 tra i beneficiari rientrano anche i percettori
del supporto per la formazione e il lavoro (SFL) e dell’assegno di inclusione (AdI) in questo caso sono ricompresi
i soli membri “attivabili al lavoro” dei nuclei beneficiari tenuti all’obbligo di sottoscrizione del Patto di servizio
con i centri per l’impiego.
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per accedere alla nuova assicurazione sociale per l’impiego (NASpI), che, in base ai dati
dell’INPS, era pari a circa 210.000, in aumento del 9,2 per cento rispetto a quanto
registrato nell’anno precedente (7,2 e 6,4 rispettivamente, nel Mezzogiorno e nella
media nazionale). Ha continuato a ridursi invece il numero di ore autorizzate per
Cassa integrazione guadagni (CIG) e fondi di solidarietà portandosi a quasi 8 milioni
(tav. a3.6). Rispetto al 2023 il calo è stato complessivamente di circa un quinto e ha
interessato tutte le tipologie di CIG, alla riduzione hanno contribuito soprattutto i
trattamenti straordinari. Tra i settori si segnala un incremento delle ore autorizzate
nell’industria metallurgica e nel commercio al minuto; quest’ultimo comparto assorbe
quasi la metà del totale degli interventi concessi. Nel primo trimestre del 2025 il
numero complessivo di ore autorizzate per CIG e fondi di solidarietà è aumentato di
circa il 9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024.
Le retribuzioni
Nel 2023, in base ai dati di contabilità nazionale, in Italia nel settore privato non
agricolo (PNA) la crescita media annua delle retribuzioni orarie di fatto è stata del
2,1 per cento in termini nominali, un aumento ben inferiore all’inflazione (5,7 per
cento secondo l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, NIC).
Nel 2024 le retribuzioni di fatto hanno continuato a crescere (del 2,9 per cento; cfr.
il capitolo 8 nella Relazione annuale sul 2024). In base ai dati dell’INPS, riferiti alle
retribuzioni giornaliere e disponibili a livello regionale solo fino al 2023, la dinamica in
Sicilia sarebbe risultata leggermente più contenuta rispetto a quella nazionale.
Informazioni preliminari per il 2024 a livello territoriale possono essere tratte
dai contratti collettivi nazionali limitatamente alla componente che costituisce la base
della retribuzione effettiva (eventualmente integrabile con accordi di secondo livello o
erogazioni una tantum). In Italia tale componente è cresciuta in media annua del 4,0
per cento nel settore PNA (a fronte di un’inflazione dell’1,0 secondo l’indice NIC). Vi
hanno contribuito sia gli incrementi già previsti dagli accordi vigenti3 sia i rinnovi di
alcuni importanti contratti collettivi (in particolare quelli del commercio, del credito,
degli alberghi e degli studi professionali). Alla fine di dicembre 2024 le retribuzioni
contrattuali italiane in termini reali rimanevano comunque inferiori del 9 per cento
circa, in media, rispetto ai livelli del 2021.
Gli adeguamenti salariali previsti dai contratti collettivi nazionali determinano
una dinamica eterogenea a livello territoriale, che riflette il diverso peso dei comparti
contrattuali sul monte retributivo locale. In base a nostre stime su dati di INPS e
Istat, la Sicilia registrerebbe un aumento inferiore rispetto al Paese. Nonostante gli
adeguamenti disposti nel comparto del commercio, che nella regione ha un peso
relativamente maggiore rispetto al dato nazionale, la dinamica complessiva risente della
minore incidenza degli altri contratti caratterizzati dagli adeguamenti più elevati (come
quelli della metalmeccanica).
Tra cui soprattutto l’adeguamento dei minimi retributivi nella metalmeccanica all’inflazione al netto dei beni
energetici importati (IPCA-NEI) registrata nel 2023.
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4. LE FAMIGLIE
Il reddito e i consumi delle famiglie
Il reddito. – Nel 2024 l’indicatore regionale del reddito disponibile lordo delle
famiglie consumatrici siciliane elaborato dalla Banca d’Italia (ITER-red) è salito del
3,2 per cento a valori correnti rispetto all’anno precedente. L’espansione è stata meno
intensa di quella registrata secondo i Conti economici territoriali dell’Istat nel 2023; nello
stesso anno, l’ultimo per il quale questi dati sono disponibili, il reddito per abitante era
risultato di poco inferiore a 17.000 euro, circa un quarto in meno del corrispondente
valore nazionale (tav. a4.1).
Il potere di acquisto delle famiglie siciliane ha beneficiato anche della dinamica
contenuta dei prezzi al consumo: nel 2024 l’indicatore del reddito reale è aumentato
rispetto all’anno precedente dell’1,8 per cento circa mezzo punto percentuale in
più rispetto alla media italiana (fig. 4.1.a). L’inflazione si è significativamente ridotta
(fig. 4.1.b): in media nell’anno la variazione dell’indice nazionale dei prezzi al consumo
per l’intera collettività (NIC) si è attestata in Sicilia allo 0,8 per cento (1,0 nella media
nazionale), 5,0 e 8,9 punti percentuali in meno del 2023 e del 2022, rispettivamente. La
flessione è attribuibile soprattutto al calo dei prezzi dei beni e dei servizi legati all’abitazione
e alle utenze (che includono i beni energetici), registratosi nella prima metà dell’anno, e
al rallentamento di quelli degli alimentari. Anche al netto delle componenti più volatili
l’inflazione si è ridotta (dal 4,9 all’1,8 per cento in media annua). Nel complesso l’indice
riferito ai prezzi dei beni è lievemente diminuito, mentre sono cresciuti i prezzi dei servizi,
Figura 4.1
Reddito disponibile e inflazione
(a) reddito disponibile
(variazioni percentuali sul periodo corrispondente,
valori a prezzi costanti)
(b) inflazione e contributi delle divisioni di spesa (4)
(variazioni e punti percentuali)
1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4°
ITER-red Sicilia (1)
redditi Sicilia (2)
redditi Italia (3)
alimentari
trasporti
abitaz., acqua, elettr., combust.
mobili, articoli e servizi per la casa
altro (5)
totale
servizi ricettivi e ristorazione
Fonte: per il pannello (a), Banca d’Italia ed elaborazioni su dati Istat; per il pannello (b), elaborazioni su dati Istat. Cfr. nelle Note
metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Indicatori regionali trimestrali dei redditi e dei consumi.
(1) Indicatore trimestrale del reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici residenti nella regione (ITER-red). – (2) Reddito disponibile
lordo delle famiglie consumatrici in regione, di fonte Istat; per l’ultimo anno indicatore ITER-red, valore medio annuo. – (3) Reddito
disponibile lordo delle famiglie consumatrici residenti in Italia. – (4) Variazione sui 12 mesi dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per
l’intera collettività (NIC). – (5) Include le divisioni di spesa: bevande alcoliche e tabacchi; abbigliamento e calzature; servizi sanitari e spese
per la salute; comunicazioni; ricreazione, spettacoli e cultura; istruzione; altri beni e servizi.
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Economie regionali
tra cui quelli per l’alloggio e la ristorazione. Nei primi mesi del 2025 l’inflazione è tornata
ad aumentare risentendo principalmente del rialzo dei prezzi dei beni energetici.
I consumi. – Nel 2024 i consumi
in Sicilia sono aumentati: secondo l’indicatore ITER-con la spesa è cresciuta
dell’1,4 per cento in termini reali, un
valore superiore di un punto percentuale rispetto alla media nazionale fig.
4.2), beneficiando dell’espansione del
reddito. In base alle stime dell’Osservatorio Findomestic, nel 2024 gli acquisti di beni durevoli, che rappresentano
meno di un decimo del totale, hanno
continuato a crescere in termini reali,
in misura sostanzialmente analoga alla
media nazionale, sostenuti in particolare
dall’espansione della spesa per acquisto
di automobili. Secondo i dati dell’Associazione nazionale filiera automobilistica
(ANFIA), in Sicilia le immatricolazioni
di autovetture sono cresciute nel 2024
del 6,3 per cento rispetto all’anno precedente (-0,5 per cento in Italia; tav. a4.3).
Figura 4.2
Consumi
(variazioni percentuali sul periodo corrispondente,
valori a prezzi costanti)
1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4°
ITER-con Sicilia (1)
consumi Sicilia (2)
consumi Italia (3)
Fonte: Banca d’Italia ed elaborazioni su dati Istat; cfr. nelle Note
metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Indicatori
regionali trimestrali dei redditi e dei consumi.
(1) Indicatore trimestrale dei consumi delle famiglie sul territorio
economico regionale (ITER-con). – (2) Consumi delle famiglie
sul territorio economico regionale, di fonte Istat; per l’ultimo anno
indicatore ITER-con, valore medio annuo. – (3) Consumi delle
famiglie sul territorio economico italiano.
L’aumento dei consumi registrato in regione nel 2024 è in linea con quello
osservato – secondo i dati dell’Istat – nel 2023 (tav. a4.2); in quell’anno, tuttavia, la
crescita della spesa per consumi effettuata dalle sole famiglie residenti in Sicilia si era
attestata su livelli più contenuti (cfr. il riquadro: I consumi delle famiglie residenti in
Sicilia dopo la pandemia).
I CONSUMI DELLE FAMIGLIE RESIDENTI IN SICILIA DOPO LA PANDEMIA
A livello regionale i dati ufficiali sui consumi sono disponibili solo con
riferimento al territorio: essi registrano le spese sostenute dalle famiglie entro
i confini regionali, a prescindere dal loro luogo di residenza. A partire da tale
grandezza, la definizione dei consumi dei residenti richiederebbe di escludere
le spese sostenute in regione dalle famiglie non residenti e includere quelle
sostenute fuori regione dai residenti, aggregati che tuttavia non sono disponibili.
Stimare la spesa per consumi delle famiglie residenti nella regione consente di
scomporne la dinamica nel contributo fornito da reddito, risparmio e inflazione.
Secondo le nostre stime1, negli anni precedenti la pandemia i consumi delle
famiglie siciliane sono cresciuti: l’andamento è stato sostenuto prevalentemente
La stima dei consumi delle famiglie residenti nelle regioni è stata effettuata a partire dal corrispondente dato
nazionale disponibile nelle statistiche ufficiali; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024
la voce Consumi delle famiglie residenti nelle regioni.
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
dall’aumento del reddito disponibile,
mentre l’impatto del tasso di
inflazione è risultato modesto
(figura).
Nel 2020 i consumi sono
fortemente diminuiti. A fronte di
una sostanziale stazionarietà del
reddito e di un tasso di inflazione
ancora contenuto, le famiglie della
regione hanno ridotto la spesa di
quasi il 10 per cento in termini
reali (-10,4 in Italia), accrescendo
significativamente
proprio
risparmio2.
Figura
Consumi reali delle famiglie residenti (1)
(variazioni percentuali e contributi)
reddito disponibile
risparmio (-)
inflazione (-)
consumi reali
Nell’anno successivo i consumi
sono tornati a crescere: l’aumento, Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici trimestrali,
di mar. 2025, Conti economici territoriali, edizione di gen.
pari al 5,3 per cento in termini reali edizione
2025; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali
2024 la voce Consumi delle famiglie residenti nelle regioni.
(5,8 in Italia), è stato sostenuto sul
(1) Il risparmio è dato dalla differenza tra reddito e consumi
prevalentemente
dall’andamento nominali nell’anno. Il risparmio e l’inflazione sono rappresentati
il segno invertito: un aumento (diminuzione) del risparmio o
del reddito; la riduzione dei flussi con
del livello dei prezzi contribuisce negativamente (positivamente)
dinamica dei consumi reali. Le serie dei valori sino al
di risparmio ha fornito un ulteriore alla
2020 sono state ricostruite; cfr. la citata voce nelle Note
impulso alla crescita che è stato metodologiche.
però interamente controbilanciato
dall’inflazione. Nel 2022 l’incremento del livello dei prezzi (7,8 per cento),
maggiore di quello registrato nella media nazionale, ha più che compensato il
contributo fornito dal reddito; la quantità dei beni e servizi acquistati è comunque
aumentata del 4,5 per cento poiché le famiglie hanno significativamente
diminuito le risorse destinate al risparmio.
Nel 2023 i consumi reali delle famiglie siciliane sono cresciuti debolmente
(0,5 per cento; 0,2 in Italia): in linea con quanto avvenuto nel Paese, il beneficio
derivante dall’aumento del reddito ha prevalso leggermente sull’impatto
negativo dell’inflazione, mentre il contributo riconducibile al risparmio è stato
sostanzialmente nullo. Secondo le nostre stime, la spesa reale per consumi delle
famiglie residenti in regione nell’anno ha pressoché recuperato i livelli del 2019,
in linea con quanto registrato a livello nazionale.
All’aumento del risparmio durante l’emergenza sanitaria del 2020 hanno contribuito il calo dei consumi,
indotto dai timori di contagio e dalle misure restrittive sul commercio, e motivi precauzionali legati
all’incertezza economica; cfr. il capitolo 5 nella Relazione annuale sul 2020. Per un’analisi riferita alla Sicilia,
cfr. il riquadro: L’accumulo di risparmio delle famiglie durante la pandemia di Covid-19, in L’economia della
Sicilia, Banca d’Italia, Economie regionali, 19, 2024.
Nel 2023, l’ultimo anno per il quale i dati dell’Indagine sulle spese delle famiglie dell’Istat sono disponibili, la spesa familiare media mensile era di poco superiore a 2.300 euro (quasi 1.900 al netto dei fitti imputati); in termini equivalenti
BANCA D’ITALIA
Economie regionali
Figura 4.3
era inferiore a quella italiana di
Quota di famiglie nei quinti di spesa nazionali
circa il 15 per cento . La quota
di famiglie siciliane nel primo
(quote percentuali)
quinto della distribuzione nazionale della spesa equivalente
(comprendente il 20 per cento di
famiglie italiane con la spesa più
bassa) era pari al 31,5 per cento;
l’incidenza dei nuclei nell’ultimo
quinto nazionale (comprendente
il 20 per cento con la spesa più
alta) era del 13,4 per cento (fig.
4.3). La spesa media delle fami0
1° quinto 2° quinto 3° quinto 4° quinto 5° quinto
glie nel quinto regionale più elevato era pari a 4,7 volte quella
Sicilia
Sud e Isole
Italia
dei nuclei nel primo quinto (4,8
Fonte: Istat, Indagine sulle spese delle famiglie.
nella media nazionale). L’indice (1)
Quota di famiglie siciliane in ciascun quinto della distribuzione
di Gini (una misura di disugua- nazionale della spesa familiare equivalente.
glianza che varia tra zero, in caso
di equidistribuzione, e uno, in caso di massima concentrazione), era pari a 0,31,
in linea con quanto si osservava nel complesso del Paese.
Le misure di sostegno. – Nel 2024 sono state accolte poco più di 156.000
domande presentate dalle famiglie siciliane per ottenere l’assegno di inclusione (AdI)2. A dicembre gli individui che facevano parte di questi nuclei erano quasi 333.000, il 6,9 per cento della popolazione residente, una quota
più alta di quella del Mezzogiorno (5,4 per cento). Rispetto a dicembre 2022
– quando la principale misura di sostegno applicabile era il reddito di cittadinanza – la platea assistita in regione si è ridimensionata di oltre un terzo. Lo scorso
anno circa 22.000 individui hanno percepito almeno una mensilità del supporto
per la formazione e il lavoro3 (SFL; l’indennità volta ad agevolare l’impiego degli
individui tra i 18 e i 59 anni), pari allo 0,9 per cento della popolazione di riferimento (0,4 il dato medio nazionale), ottenendo il beneficio in media per 3,5 mesi
a fronte di 5,5 mesi nella media nazionale.
Nel corso del 2024 l’assegno unico e universale (AUU) è stato corrisposto a
574.000 famiglie siciliane per almeno una mensilità, coinvolgendo 922.000 figli.
In regione la misura ha raggiunto la quasi totalità degli aventi diritto (99 per
Si considera la spesa equivalente calcolata dall’Istat (comprensiva dei fitti imputati), che rende comparabile la
spesa delle famiglie che hanno una diversa numerosità. I fitti imputati rappresentano il valore del canone di affitto
implicito dell’abitazione in cui le famiglie vivono quando la stessa è di loro proprietà.
La misura, introdotta a inizio 2024, è riconosciuta ai nuclei con un componente con disabilità, minorenne o con
almeno sessant’anni di età, oppure inserito in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali
certificati dalla pubblica amministrazione.
La legge di bilancio per il 2025 ha introdotto delle novità in materia di AdI e SFL, per maggiori dettagli cfr. il
capitolo 5 nella Relazione annuale sul 2024.
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
cento) a fronte di un tasso di adesione a livello nazionale pari al 94 per cento4.
L’importo medio mensile percepito per figlio è risultato superiore alla media
italiana (rispettivamente 191 e 172 euro).
In base ai dati dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente
(ARERA) NEL 2023 (ultimo anno per il quale i dati sono disponibili) in Sicilia
erano stati riconosciuti circa 610.000 bonus elettrici e poco più di 215.000
per il gas; nel 2024 i nuclei benficiari secondo nostre stime, che utilizzano le
dichiarazioni sostitutive uniche (DSU), si sarebbero ridotti di circa un quarto
per effetto dell’abbassamento della soglia ISEE di accesso all’agevolazione5. Per il
2025 il Governo ha previsto per le famiglie con un ISEE fino a 25.000 euro un
contributo straordinario di 200 euro sulle bollette del secondo trimestre. Sulla base
delle DSU presentate nel 2024, la misura potrebbe raggiungere complessivamente
oltre 980.000 nuclei, circa il 48 per cento delle famiglie residenti in regione.
Alle misure precedenti si affiancano quelle regionali, tra cui il contributo
di solidarietà a fondo perduto una tantum previsto per il 2025 fino all’importo
massimo di 5.000 euro per nucleo e destinato alle famiglie in condizione
di disagio economico con un ISEE relativo alla situazione patrimoniale e
reddituale del 2023 inferiore ai 5.000 euro, con priorità ai nuclei con minori e
famiglie monogenitoriali. La dotazione finanziaria destinata alla misura è pari
complessivamente a 30 milioni di euro.
La ricchezza delle famiglie
Alla fine del 2023 (ultimo anno disponibile) il valore corrente della ricchezza
netta delle famiglie siciliane ammontava a 502 miliardi di euro (tav. a4.4), pari
a 104 mila euro pro capite (191.000 la media nazionale; tav. a4.5). Rispetto
all’anno precedente esso è cresciuto in termini nominali del 2,2 per cento (4,5
la media italiana): le attività finanziarie, dopo il calo del 2022, hanno ripreso ad
aumentare in modo sostenuto, riflettendo l’aumento delle componenti riferite ai
titoli di Stato e alle quote di azioni e partecipazioni. Anche il valore delle attività
reali è cresciuto, seppure in modo lieve, per effetto della dinamica delle abitazioni,
che ne costituiscono la componente prevalente.
Nel corso del decennio 2013-23 la crescita della ricchezza netta è stata dell’1,4
per cento (fig. 4.4.a), un dato di gran lunga inferiore alla media nazionale (13,5);
in termini reali essa si è ridotta del 17,5 per cento, a causa della forte inflazione
osservata nella parte finale del periodo.
La dinamica meno favorevole del valore corrente della ricchezza delle famiglie
in regione è riconducibile a un calo più marcato delle attività reali (fig. 4.4.b) e a
un incremento di quelle finanziarie, seppure molto significativo (26,5 per cento
in termini nominali), al di sotto del dato italiano. L’incidenza delle attività reali
L’indicatore è calcolato dall’INPS come rapporto tra il numero di figli per i quali è stata erogata almeno una
mensilità del beneficio e la popolazione di età inferiore ai 21 anni.
Nel 2024 la soglia è passata da 15.000 a 9.530 euro (da 30.000 a 20.000 per i nuclei con almeno quattro figli).
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Economie regionali
sul totale della ricchezza lorda è calata nel periodo di 7 punti percentuali, al 61,6
per cento; l’aumento della componente finanziaria è stato guidato principalmente
dalla crescita delle azioni e partecipazioni e del risparmio gestito.
Figura 4.4
Ricchezza delle famiglie e sue componenti (1)
(a) dinamica
(indici: 2013=100)
(b) tassi di crescita 2013-2023
(valori percentuali)
’13 ’14 ’15 ’16 ’17 ’18 ’19 ’20 ’21 ’22 ’23
attività reali
attività finanziarie
passività finanziarie
ricchezza netta
Sicilia
attività reali
Sud e isole
attività finanziarie
Italia
ricchezza netta
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia e Istat; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Ricchezza
delle famiglie.
(1) Indicatori calcolati su valori a prezzi correnti.
L’indebitamento delle famiglie
Nel 2024 i prestiti di banche e società finanziarie alle famiglie consumatrici
siciliane sono cresciuti a un ritmo simile a quello dell’anno precedente (1,5 per cento;
tav. a4.6). Il contributo del credito al consumo all’aumento dei prestiti alle famiglie si
è confermato significativo (fig. 4.5.a). Negli ultimi dieci anni il debito delle famiglie
siciliane in rapporto al reddito disponibile è sceso di oltre 9 punti percentuali (42,7
per cento alla fine del 2024; fig. 4.5.b), più che in Italia; ciò è dipeso soprattutto da
una crescita dell’indebitamento meno marcata che nell’intero Paese.
Il credito al consumo. – Nel 2024 il credito al consumo delle famiglie siciliane
ha continuato a crescere in misura significativa (4,8 per cento; fig. 4.6.a); vi ha
contribuito soprattutto l’andamento dei prestiti non finalizzati, in particolare quelli
personali (tav. a4.7). La crescita del credito al consumo è rimasta sostenuta anche nel
primo trimestre del 2025.
Elaborazioni su dati del Consorzio per la Tutela del Credito (CTC)6 evidenziano
che, tra le nuove erogazioni, nel 2024 è aumentata la quota di contratti stipulati
dalla clientela già affidata e da quella più anziana (tav. a4.8). La distribuzione delle
operazioni per rischiosità della clientela è rimasta pressoché invariata.
I dati forniti dal Consorzio per la Tutela del Credito (CTC) includono informazioni dettagliate su un campione
rappresentativo di contratti di credito al consumo; le banche e le società finanziarie segnalanti rappresentano oltre
il 70 per cento dei prestiti finalizzati al consumo in Sicilia.
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
Figura 4.5
Indebitamento delle famiglie consumatrici
(a) prestiti per destinazione (1)
(variazioni percentuali e contributi alla crescita)
(b) incidenza sul reddito disponibile (3)
(valori percentuali)
1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1°
credito al consumo
altri prestiti (2)
Sicilia
mutui per abitazioni
totale
Altri prestiti
Sud e Isole
Credito al consumo
Italia
Mutui per acquisto abitazioni
Fonte: segnalazioni di vigilanza; elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, e Banca d’Italia.
(1) Dati di fine periodo. Variazioni percentuali sul periodo corrispondente per il totale e contributi percentuali alla crescita per le componenti
del debito delle famiglie. – (2) Altre componenti tra cui le più rilevanti sono le aperture di credito in conto corrente e i mutui diversi da quelli
per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di unità immobiliari a uso abitativo. – (3) Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è
al lordo degli ammortamenti; i dati relativi al reddito per la regione e la macroarea per il 2024 sono stimati (indicatore ITER-red).
Figura 4.6
Credito al consumo
(a) prestiti per tipologia (1)
(variazioni percentuali e contributi alla crescita)
(b) tassi di interesse e nuove erogazioni (2)
(valori percentuali; numeri indice: media 2019=100)
altro finalizzato
finalizzato per autoveicoli
cessione del quinto
carte di credito
prestiti personali
totale
1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1° 2° 3° 4° 1°
flussi Sicilia
tassi Sicilia (3)
flussi Italia
tassi Italia (3)
Fonte: per il pannello (a), segnalazioni di vigilanza; per il pannello (b), Rilevazione statistica armonizzata sui tassi di interesse. Cfr. nelle
Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Credito al consumo.
(1) Dati di fine anno. Variazioni percentuali sul periodo corrispondente per il totale e contributi percentuali alla crescita per le componenti. –
(2) Per i tassi d’interesse: media dei valori mensili; per i flussi: valori cumulati di segnalazioni mensili. – (3) Scala di destra.
Sulla base delle informazioni fornite dal campione di banche che partecipano
alla Rilevazione statistica armonizzata sui tassi di interesse, dopo i forti incrementi
del biennio 2022-23, il tasso medio applicato alle erogazioni di credito al consumo
ha raggiunto il picco del 9,6 per cento nel primo trimestre del 2024 ed è poi
lievemente sceso (9,3 per cento nel quarto trimestre; fig. 4.6.b).
I mutui per l’acquisto di abitazioni. – Nel 2024 le consistenze dei prestiti per
l’acquisto di abitazioni sono rimaste pressoché invariate (-0,1 per cento; tav. a4.6).
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Economie regionali
I flussi di nuovi mutui sono stati pari a 1,6 miliardi di euro, un importo lievemente
più elevato di quello dell’anno precedente. In presenza di un differenziale di costo
tra i mutui a tasso variabile e quelli a tasso fisso sfavorevole per i primi, la quasi
totalità dei nuovi contratti è stata stipulata a tasso predeterminato (fig. 4.7).
Figura 4.7
Nuovi mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni
(a) erogazioni e tassi di interesse (1)
(milioni di euro; valori percentuali)
(b) accesso al Fondo prima casa (3)
(milioni di euro)
1°2°3°4°1°2°3°4°1°2°3°4°1°2°3°4°1°2°3°4°1°2°3°4°1°
2024 ’25
nuovi mutui a tasso variabile
nuovi mutui a tasso fisso
altro
tasso fisso (2)
tasso variabile(2)
giovani: garanzia 50%
giovani: garanzia 80% e oltre (4)
Fonte: per il pannello (a), Rilevazione analitica dei tassi d’interesse attivi; per il pannello (b), Consap. Cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti
annuali regionali sul 2024 le voci Tassi di interesse attivi e Composizione dei mutui erogati a famiglie consumatrici per acquisto abitazioni.
(1) I dati sono relativi ai nuovi prestiti erogati nel trimestre con finalità di acquisto o ristrutturazione dell’abitazione di residenza di famiglie
consumatrici, si riferiscono alla località di destinazione dell’investimento (abitazione) e sono al netto delle operazioni agevolate accese nel
periodo. – (2) Scala di destra. A partire dal quarto trimestre 2024 la soglia di segnalazione si è ridotta da 75.000 a 30.000 euro. – (3) Per
giovani si intendono soggetti che non hanno compiuto 36 anni di età. – (4) Garanzia all’80 per cento (art. 64 del DL 73/2021, convertito dalla
L. 106/2021); garanzie all’80, 85 e 90 per cento (art. 1, comma 9 della L. 213/2023).
L’incremento delle erogazioni di mutui abitativi ha riflesso principalmente la crescita della domanda (cfr. il riquadro: L’andamento della domanda e dell’offerta di credito
del capitolo 5), che è stata favorita dalla riduzione del costo del credito (di oltre un
punto percentuale, al 3,5 per cento nel
Figura 4.8
quarto trimestre del 2024; tav. a5.10).
Housing Affordability Index (HAI) (1)
È lievemente aumentata la quota
del valore dei nuovi mutui erogati agli
under 35 (39,9 per cento; tav. a4.9), che
hanno continuato a beneficiare delle garanzie del Fondo prima casa (fig. 4.7.b).
La capacità di acquisto della casa di
proprietà per le famiglie siciliane, come
rilevata dall’indicatore HAI (housing affordability index), dopo un biennio di riduzione, è migliorata; in linea con quanto
osservato nel Mezzogiorno e in Italia (fig.
4.9). La dinamica è ascrivibile prevalentemente al calo del costo dei mutui e
all’aumento del reddito disponibile delle
famiglie, che hanno più che compensato
l’incremento dei prezzi degli immobili.
Economie regionali
(valori percentuali)
Sicilia
Sud e Isole
Italia
Fonte: Rilevazione sui tassi d’interesse attivi, OMI, Istat, e Banca
d’Italia. Cfr. nelle Note metodologiche ai Rapporti annuali regionali
sul 2024 la voce Capacità di accesso al mercato immobiliare.
(1) L’indicatore è calcolato come la distanza tra un valore soglia (pari al
30 per cento) e l’incidenza della rata del mutuo, alle condizioni correnti,
sul reddito disponibile medio delle famiglie consumatrici. Un valore più
elevato dell’indice segnala una maggiore capacità di accesso all’acquisto
di un appartamento standard con mutuo da parte della famiglia media.
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5. IL MERCATO DEL CREDITO
La struttura
Alla fine del 2024 le banche
presenti con almeno uno sportello
in Sicilia erano 41; tra queste, 13
avevano sede amministrativa in
regione (tav. a5.1). Rispetto a un
anno prima, il numero di banche
insediate nel territorio si è ridotto di
due unità per effetto di un’operazione
di concentrazione tra due banche
popolari con sede in Sicilia e del
trasferimento in un’altra regione della
sede dell’unica banca istituita in forma
di società per azioni.
Figura 5.1
Sportelli bancari, bonifici online e home
banking
(unità e quote percentuali)
2.000
1.600
1.200
’09 ’10 ’11 ’12 ’13 ’14 ’15 ’16 ’17 ’18 ’19 ’20 ’21 ’22 ’23 ’24
sportelli
È proseguita la rimodulazione
quota dei bonifici online sul totale (1)
della rete di dipendenze bancarie, che
numero di clienti con contratti di home banking per 100 abitanti (1)
sono diminuite dell’1,7 per cento,
in misura meno marcata rispetto alla Fonte: segnalazioni di vigilanza.
media nazionale (-2,5); il numero (1) Dati riferiti alle famiglie. Scala di destra.
degli sportelli bancari in rapporto alla
popolazione rimane nettamente inferiore rispetto all’Italia (rispettivamente 21 e 33 alla
fine del 2024; tav. a5.2).
In connessione con la razionalizzazione della rete degli sportelli, l’utilizzo delle
tecnologie digitali nelle relazioni tra banche e clientela, già molto elevato, ha continuato
a rafforzarsi anche nel 2024: il numero
Figura 5.2
di clienti con contratti di home banking
in rapporto alla popolazione è salito
Prestiti al settore privato non finanziario (1)
(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)
a 59,6 ogni 100 abitanti e oltre il 90
per cento dei bonifici è ormai disposto
online.
I finanziamenti
Nel 2024 è proseguita la flessione
dei prestiti al settore privato non
finanziario: a dicembre la variazione
su base annua è stata pari al -0,9 per
cento (-0,2 dodici mesi prima; fig. 5.2 e
tav. a5.4). L’andamento è stato
eterogeneo tra settori: al calo dei
finanziamenti alle imprese, che ha
risentito della debolezza delle richieste
di nuovi prestiti cfr. il riquadro:
BANCA D’ITALIA
2024 ’25
famiglie consumatrici
imprese
settore privato non finanziario
Fonte: segnalazioni di vigilanza; cfr. nelle Note metodologiche.
Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Prestiti bancari.
(1) I dati riferiti a marzo 2025 sono provvisori.
Economie regionali
La domanda e l’offerta di credito), si è contrapposto l’incremento dei prestiti alle famiglie.
In base a dati ancora provvisori, la contrazione si è attenuata nei primi mesi dell’anno
in corso (-0,2 a marzo).
LA DOMANDA E L’OFFERTA DI CREDITO
Secondo le indicazioni fornite dalle banche operanti in Sicilia che partecipano
all’indagine regionale sul credito bancario (Regional Bank Lending Survey, RBLS),
nel 2024 la domanda di finanziamenti da parte delle imprese è rimasta debole in
tutti i principali settori, in particolare nelle costruzioni (figura A, pannello a); vi ha
inciso il ricorso all’autofinanziamento.
Figura A
Andamento della domanda e dell’offerta di credito alle imprese
(indici di diffusione)
(a) domanda
espansione (+) / contrazione (-)
(b) offerta
irrigidimento (+) / allentamento (-)
1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2°
1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2°
manifattura
costruzioni
servizi
totale
Fonte: RBLS; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Indagine regionale sul credito bancario.
Dopo il lieve irrigidimento nella prima parte dell’anno, nel secondo semestre le
condizioni di offerta alle imprese da parte delle banche sono rimaste nel complesso
sostanzialmente stabili (figura A, pannello b). Alla riduzione dei costi accessori e degli
spread applicati ai finanziamenti osservata nel 2024, favorita anche dall’allentamento
della politica monetaria, si è contrapposto un incremento delle garanzie richieste,
avvenuto soprattutto nella prima metà dell’anno.
In un contesto di riduzione dei tassi di interesse, la domanda di prestiti da
parte delle famiglie è aumentata sia per la componente dei mutui sia per quella del
credito al consumo, quest’ultima nel primo semestre (figura B, pannello a). Dal lato
dell’offerta, le banche hanno segnalato condizioni sostanzialmente stabili, con segnali
di distensione per i mutui e di una più elevata selettività per il credito al consumo
nella seconda parte dell’anno (figura B, pannello b). Per quest’ultima tipologia di
finanziamento, la maggiore prudenza delle banche si è manifestata attraverso un
aumento degli spread sulle posizioni più rischiose. Sui mutui si è invece osservato
un calo dei margini mediamente applicati e un ampliamento delle quantità offerte.
Economie regionali
BANCA D’ITALIA
Figura B
Andamento della domanda e dell’offerta di credito alle famiglie
(indici di diffusione)
(a) domanda
espansione (+) / contrazione (-)
(b) offerta
irrigidimento (+) / allentamento (-)
1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2°
1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2° 1° 2°
mutui
credito al consumo
Fonte: RBLS; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Indagine regionale sul credito bancario.
La qualità del credito
Nella media dei quattro trimestri del 2024 il tasso di deterioramento (rapporto tra
il flusso dei nuovi prestiti deteriorati e i crediti in bonis all’inizio del periodo) è salito
al 2,0 per cento (1,8 alla fine dell’anno precedente; tav. a5.5). Tra i principali settori
l’indicatore è lievemente migliorato per le famiglie (fig. 5.3.a), mentre per le imprese
ha registrato un peggioramento, ascrivibile ai servizi (fig. 5.3.b).
Figura 5.3
Tasso di deterioramento del credito
(dati trimestrali annualizzati; valori percentuali)
(a) per settore economico
(b) per branca di attività economica
imprese
famiglie consumatrici
totale economia (1)
manifattura
costruzioni
servizi
Fonte: Centrale dei rischi; cfr. nelle Note metodologiche. Rapporti annuali regionali sul 2024 la voce Qualità del credito.
(1) Include anche le Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle
famiglie e le unità non classificabili o non classificate.
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Economie regionali
Nel 2024 l’incidenza dei crediti deteriorati al lordo delle rettifiche di valore sulle
esposizioni totali delle banche verso la clientela siciliana è rimasta sostanzialmente stabile
(4,9 per cento, dal 5,0 della fine dell’anno precedente; tav. a5.6). L’indicatore è aumentato
per le Amministrazioni pubbliche, per effetto dell’incremento dei crediti deteriorati diversi



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