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Comunità energetiche rinnovabili. Delirio AEG in Canavese


La transizione ecologica non basta a giustificare tutto. Nemmeno quando si parla di energie rinnovabili e Comunità energetiche, oggi tanto di moda e spesso esaltate come la panacea di tutti i mali. A ricordarlo – con piglio severo – è la Corte dei Conti, sezione regionale della Lombardia, che con la deliberazione n. 47/2025 ha messo nero su bianco i limiti alla partecipazione dei Comuni alle Comunità energetiche in forma societaria.

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Il caso esaminato riguarda il Comune di Cervignano d’Adda, che con una delibera consiliare ha deciso di aderire alla “Comunità Solare – Società Cooperativa Impresa Sociale ETS”, una CER costituita in forma societaria. La Sezione ha espresso parere favorevole, ma con osservazioni pesanti: un richiamo deciso al rispetto delle regole sulla costituzione o partecipazione degli enti locali a organismi societari.

Per i giudici contabili, non basta l’innegabile valore delle finalità ambientali: serve una motivazione solida e articolata, che dimostri la stretta necessità di utilizzare lo strumento societario, la convenienza economica rispetto ad alternative più leggere (associazioni, fondazioni, consorzi), la sostenibilità finanziaria del progetto e l’assenza di aiuti di Stato mascherati. Tutto dev’essere messo nero su bianco in modo analitico, rigoroso, trasparente.

La Corte ricorda che la legge promuove sì il ruolo attivo dei Comuni nella transizione energetica, ma non impone affatto la forma societaria per partecipare a una CER. E che la semplice adesione a un’iniziativa “green” non esonera l’Amministrazione dall’onere motivazionale rafforzato previsto dal Testo Unico sulle società partecipate (TUSP). Anzi, la costituzione di una nuova partecipata deve essere una scelta ponderata, non una scorciatoia.

Nel caso lombardo, secondo i magistrati contabili, la scelta del modulo societario sembra più rispondere alla volontà della CER di attrarre capitali da Coopfond s.p.a., piuttosto che a una reale esigenza istituzionale del Comune. Tanto che lo stesso Vademecum ANCI – citato nella documentazione – elenca varie forme alternative per promuovere e partecipare a una CER, senza diventare soci né costituire società.

Insomma, la forma societaria può anche andare bene, ma va giustificata con uno studio serio, un business plan realistico e una valutazione comparata delle opzioni disponibili. E soprattutto, il Comune deve dimostrare che quella società è davvero necessaria per realizzare i suoi scopi. Non un passo in più, né uno in meno.

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E in Canavese? Le delibere sono state trasmesse alla Corte dei Conti?

A leggere questa sentenza, viene spontaneo guardare al Canavese, dove – in perfetta controtendenza rispetto ai dubbi della Corte – sono già nate otto Comunità Energetiche tutte con la partecipazione diretta dei Comuni, tutte promosse dalla municipalizzata AEG di Ivrea.

Un modello che ha fatto scuola, celebrato in convegni e conferenze stampa, ma che alla luce della deliberazione della Corte dei Conti lombarda presenta più di un interrogativo. I Consigli comunali hanno davvero valutato l’infungibilità della forma societaria? Hanno considerato alternative più snelle? Hanno prodotto un business plan accurato e analizzato la sostenibilità finanziaria? Hanno dimostrato che il modello societario fosse l’unico modo per raggiungere i fini istituzionali?

Ma soprattutto: hanno trasmesso le delibere alla Corte dei Conti per il controllo di legittimità e congruità, come previsto dall’art. 5, comma 3, del TUSP? Perché la legge è chiara: ogni volta che un Comune costituisce una nuova partecipata oppure acquista quote di una società esistente, è tenuto a inviare la delibera alla Sezione di controllo regionale della Corte dei Conti, che deve esprimersi con un parere vincolato al rispetto di precisi criteri (necessità, sostenibilità, convenienza, efficienza, compatibilità con gli aiuti di Stato).

E allora la domanda è: i Comuni del Canavese lo hanno fatto? Esiste un parere della Corte dei Conti sulle delibere di adesione alle CER nate con AEG? Se sì, dov’è? E se non lo hanno fatto, perché?

Domande lecite, soprattutto se si pensa che la legge non impone affatto ai Comuni di essere soci delle CER per promuovere l’autoconsumo collettivo. Si può fare molto anche facilitando la nascita delle comunità, concedendo l’uso dei tetti comunali, sostenendo le iniziative dei cittadini e delle imprese, senza entrare nel capitale sociale. Anzi, proprio il Vademecum ANCI 2024 – lo stesso citato nella sentenza – sottolinea che il Comune può restare fuori dalla compagine sociale, evitando rischi patrimoniali, limiti gestionali, controlli contabili e vincoli procedurali.

Oggi più che mai, il nodo è culturale oltre che giuridico: serve una riflessione seria sulle modalità con cui gli enti locali interpretano il loro ruolo nella transizione ecologica. Non basta dire “è per il bene dell’ambiente”: occorre dimostrare che è anche per il bene della collettività, in modo efficiente, trasparente e motivato.

La Corte dei Conti lo ha detto chiaramente. Adesso tocca ai Comuni – anche quelli canavesani – rileggerne le parole con attenzione. E, se serve, rivedere le proprie scelte.

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Febbre da CER

Da un anno a questa parte, una vera e propria “febbre delle CER” ha investito tutto Canavese. Il termine, fino a poco tempo fa sconosciuto ai più, oggi è sulla bocca di amministratori comunali e cittadini, che assistono alla nascita, una dopo l’altra, di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Sulla carta, un modello rivoluzionario per democratizzare l’energia e ridurre i costi, con una gestione condivisa tra cittadini, imprese e Comuni.

Peccato che in questa rivoluzione energetica ci sia sempre lo stesso regista: AEG Coop.

In meno di un anno, la storica cooperativa di Ivrea ha promosso e strutturato otto comunità energetiche, imponendosi come attore unico della transizione ecologica di tutto l’eporediese.

Un caso di successo? Oppure il consolidamento di un monopolio mascherato da opportunità per il territorio?

La formula è sempre la stessa: AEG Coop promuove la costituzione di una nuova comunità energetica, trovando l’adesione entusiasta di diversi Comuni, i cui sindaci firmano senza esitazioni e poi affidano spazi pubblici (tetti e campi) senza alcuna gara, decisioni (ne siamo certi) ai limiti della legalità.

Le CER si formano ufficialmente davanti a un notaio, con una struttura organizzativa apparentemente diversificata ma, nei fatti, identica in ogni caso: un consiglio direttivo in cui spiccano amministratori locali, qualche cittadino, e sempre Andrea Ardissone, amministratore unico di AEG CER, la società creata ad hoc per occuparsi della gestione delle comunità energetiche.

Fin qui, nulla di particolarmente strano. Ma scavando nei dettagli, emerge un sistema rigido e preconfezionato, in cui le CER nate sotto l’egida di AEG non scelgono autonomamente il proprio percorso energetico, bensì si adeguano a un modello standard deciso dalla cooperativa.

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Le CER potrebbero, per legge, essere libere di selezionare fornitori di energia, installatori, consulenti e gestori amministrativi. Tuttavia, nel caso delle comunità energetiche eporediesi, tutti questi ruoli sono già assegnati a soggetti interni al gruppo AEG. Un modello chiuso che lascia poco spazio alla concorrenza.

La road map è tremenda…. Dopo la nascita, nel giugno 2024, di “Ivrea 1” e “Ivrea 2”, a ottobre della CER 7 di Caluso e a dicembre della CER 5 di Strambino, il 13 marzo 2025 è stata costituita la “CER Mombarone 1319”, la quinta comunità energetica promossa dal gruppo, in un piano che ne prevede addirittura otto.

Dell’ultima nata, cinque sono i Comuni che al momento ne fanno parte (Andrate, Carema, Nomaglio, Settimo Vittone, Tavagnasco) oltre ai cittadini (Giacomo Vigliani, Lorenzo Guidolin, Marco Giovanni Perotto, Orfeo Pavera, Davide Bosonetto e Rosanna Vairetto) e ad Andrea Ardissone, amministratore unico di AEG CER. 

Moreno Nicoletta, sindaco di Tavagnasco, è il presidente del consiglio direttivo della nuova CER.

«Abbiamo aderito al modello di CER di AEG Coop perché ci pare funzionale da subito e immediatamente operativo» dichiara in un comunicato stampa di AEG.

«Il prossimo passo – aggiunge – sarà installare impianti fotovoltaici sulla scuola e su un altro edificio di proprietà del Comune e collegarli alla CER, mettendo a disposizione l’energia prodotta. Inoltre – conclude Nicoletta – considerando le potenzialità del territorio comunale, in futuro ci piacerebbe investire anche in impianti che producano energia idroelettrica».

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Alla “CER Mombarone 1319” possono aderire tutti gli utenti titolari di una fornitura di energia elettrica sottostante alla cabina primaria 1319, che comprende i territori di Andrate, Borgofranco d’Ivrea, Brosso, Carema, Meugliano, Nomaglio, Quassolo, Quincinetto, Rueglio, Settimo Vittone, Tavagnasco, Trausella, Traversella, Vico Canavese e Valchiusa.

«Obiettivo del Gruppo AEG» – sottolinea Mauro Demarziani, Presidente alla guida di AEG Coop – «è diventare il soggetto che accompagna questo territorio a costituire, nella forma tecnica prevista dalle leggi, le comunità energetiche, coinvolgendo il più possibile i cittadini e dando concretezza alla transizione energetica del nostro Canavese».

Allo stesso film e allo stesso copione si era assistito mercoledì 18 dicembre 2024, di fronte al notaio Sergio d’Arrigo, con la costituzione della Comunità Energetica del Piccolo Anfiteatro Morenico del Canavese – Strambino1303, la quarta in ordine temporale promossa dal gruppo AEG.

L’associazione è presieduta da Sonia Cambursano, sindaca di Strambino. Della nuova comunità energetica fanno parte i Comuni di Romano (con il consigliere delegato Riccardo Porrini), Perosa (il sindaco Flavio Detragiache), Montalenghe (la sindaca Rita Ladu), Mercenasco (il sindaco Giovanni Levrio) e cinque cittadini (Massimo Bronzini, Michele Borgia, Antonio Grassino, Adriano Grassino e Giovanni Levrio). Il consiglio direttivo dell’associazione vede alla presidenza Sonia Cambursano e, tra i membri, il sindaco di Romano Oscarino Ferrero, Antonio Grassino, Michele Borgia, Massimo Bronzini, Giovanni Levio e, come in tutte le associazioni già costituite, Andrea Ardissone, amministratore unico di AEG CER, la società costituita da AEG Coop proprio per occuparsi della promozione, costituzione, sviluppo e gestione delle comunità energetiche in Canavese.

«Abbiamo cominciato a ragionare su questa opportunità di costituire le comunità energetiche da tempo – spiegava la sindaca di Strambino in un comunicato stampa di AEG – Aspettavamo però che si chiarisse la normativa. E poi ci è piaciuto il progetto di queste comunità energetiche con la gestione tramite AEG, da tempo consolidato partner territoriale. Il ruolo sul territorio è quello che, secondo noi, fa la differenza. AEG da sempre si occupa di energia e ha messo a disposizione una matrice di competenze specifiche su questo tema. Io credo quindi che si potranno creare belle sinergie sul territorio con tutte le realtà nate con questa matrice comune».

Che è più o meno quel che pensava Serena Grassino, vicesindaca di Strambino e consigliera di amministrazione di AEG Coop, con delega specifica alle comunità energetiche. «Tutto il mondo della sostenibilità e dell’energia mi ha sempre affascinata. E quando mi è stata proposta questa delega in AEG, ho cominciato a studiare e a impegnarmi nel mondo delle comunità energetiche. Il fatto di aver potuto concretizzare questo tema nel mio Comune, nei tempi che avevamo ipotizzato anche in amministrazione, è per me motivo di doppia soddisfazione».

Idem come sopra, martedì 15 ottobre dello scorso anno, di fronte alla notaia Francesca Ciluffo, con la costituzione della Comunità Energetica della morena frontale canavesana (CER 7 – Caluso), che riunisce i Comuni di Caluso, Barone Canavese, Borgomasino, Orio, Candia, Vische, Moncrivello e Villareggia. La terza CER in ordine temporale costituita da AEG. Nel corso del mese di giugno 2024, infatti, erano nate le prime due: la CER 1 – Ivrea e la CER 2 – Ivrea Sud.

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«Quello di oggi è un traguardo importante per la nostra comunità» – sottolineava soddisfatto Alessio Bertinato, sindaco di Barone nel solito comunicato stampa di AEG – «Le CER sono infatti uno strumento concreto per accelerare la transizione energetica, nella quale i Comuni hanno un ruolo fondamentale come agevolatori e come protagonisti. Credo che le amministrazioni debbano impegnarsi direttamente: sono azioni che hanno una valenza sociale e di sensibilità ambientale e di consapevolezza del consumo dell’energia e, in più, offrono la possibilità di portare investimenti. Il prossimo passo è far crescere una nuova sensibilità sull’uso dell’energia, coinvolgendo il più possibile cittadini e imprese affinché aderiscano».

Tra le iniziative più significative, con il marchio AEG, lo scorso anno, a ottobre, l’inaugurazione dell’impianto fotovoltaico da 1 MW installato sul tetto della società NEVE, in via Burolo di Ivrea. Al taglio del nastro, con il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore, il sindaco di Bollengo Luigi Sergio Ricca e Serena Grassino, consigliera di AEG Coop con la delega alle CER.

Soddisfatto Matteo Chiantore, sindaco di Ivrea. «Un passo avanti verso il futuro. Ora l’obiettivo è coinvolgere più persone possibile per aderire e far crescere una sensibilità nuova sull’uso dell’energia» diceva in un comunicato stampa di AEG.

Ma veniamo al dunque. Per CER (Comunità Energetica Rinnovabile) si intende un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali che condividono l’energia elettrica rinnovabile, producendola e consumandola.

Della CER, infatti, fanno parte sia i produttori sia i consumatori di energia, come le famiglie e le imprese. Non solo ciò consente di equilibrare produzione e consumo, massimizzando l’efficienza e riducendo per tutti i costi energetici, ma permette anche di accedere a incentivi statali che vengono ripartiti tra i soci della CER e ridistribuiti nella comunità sotto forma di progetti per il territorio.

Le comunità energetiche promosse da AEG mirano a coinvolgere cittadini, amministrazioni locali, piccole e medie imprese e il terzo settore nella produzione e nel consumo condiviso di energia rinnovabile. In teoria e sulla carta, i partecipanti possono beneficiare di incentivi statali, suddivisi tra produttori, consumatori e progetti di utilità sociale, contribuendo così a un sistema energetico più sostenibile e resiliente.

Tutto chiaro? Tutto limpido e cristallino? Possibile che a nessun segretario comunale, a nessun sindaco, sia venuto mezzo dubbio?

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Secondo la legge 199/2021, le Comunità Energetiche Rinnovabili dovrebbero essere strumenti di condivisione dell’energia, favorendo il coinvolgimento diretto di cittadini, piccole imprese ed enti locali. La norma esclude le grandi imprese e i soggetti operanti nel settore della distribuzione energetica dalla possibilità di partecipare attivamente alla ripartizione degli incentivi pubblici.

E qui emerge il nodo cruciale: AEG Coop è una grande impresa e si occupa della compravendita e distribuzione di energia. Per legge, quindi, non dovrebbe avere alcun ruolo centrale nella gestione e nei benefici economici delle CER. Eppure, la soluzione sembra essere stata trovata nel gioco delle scatole cinesi: AEG Coop non figura direttamente come titolare delle comunità energetiche, ma ha creato AEG CER, una società di consulenza che si occupa di tutto: dalla costituzione delle comunità alla realizzazione degli impianti, fino alla gestione operativa e amministrativa.

Un’operazione che, nei fatti, permette ad AEG di aggirare le restrizioni della normativa e mantenere il controllo sulle CER.

CER

Il giallo delle CER. Di attive, sul sito di GSE, ce ne sono solo 10 …

Altro punto fondamentale: gli incentivi statali. Una CER riceve contributi economici dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ogni megawattora prodotto e condiviso tra i suoi membri.

Soldi pubblici, che dovrebbero essere ridistribuiti a beneficio della comunità locale.

Ma come vengono spartiti questi fondi nelle CER eporediesi? I documenti analizzati mostrano una ripartizione che segue questo schema: due terzi degli incentivi vanno a AEG CER;  solo il 10% viene destinato ai Comuni.

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In sostanza AEG guadagnerà dalla realizzazione degli impianti, dalla vendita dell’energia, dalla gestione degli aspetti amministrativi e dalla ripartizione di ben due terzi degli incentivi.

Il Comune si accontenterà delle briciole (14 euro ogni MWh prodotto) per azioni sociali e ambientali, nelle quali rientrerebbero però opere che potrebbero essere svolte nuovamente da AEG Coop.

Tutto questo, ovviamente, senza alcuna concorrenza o confronto di prezzi, ma acquisito da AEG “per via statutaria”.

Se AEG Coop fosse stata obbligata a partecipare a una gara pubblica, probabilmente altri operatori avrebbero potuto proporre modelli più vantaggiosi per i cittadini e per le amministrazioni. Ma nessun bando è mai stato indetto: AEG ha presentato la sua proposta e i Comuni hanno accettato senza riserve.

C’è poi un aspetto che nessuno sembra voler considerare: cosa accadrà se una delle CER eporediesi non dovesse ricevere l’approvazione del GSE per gli incentivi?

I sindaci che hanno aderito come semplici consumatori potrebbero trovarsi a dover rispondere ai cittadini, senza possibilità di intervenire sui meccanismi economici della CER.

La partecipazione “dall’inizio” dei Comuni non era e non è obbligatoria. Perchè non si sono neanche messi nelle condizioni di valutare prima le reali ricadute economiche di stare con AEG, eventualmente cercando alternative più vantaggiose? Perchè  è stato scelto di firmare sulla fiducia, con AEG come unico interlocutore?

Tant’è. Ma non tutto nasce con AEG. Per esempio, a Borgofranco si è deciso di fare da soli con la Comunità energetica rinnovabile “Dora 5 laghi.” Sono 10 i comuni che vi partecipano, alcuni legati anche alle CER di AEG: Borgofranco, Chiaverano, Montalto, Lessolo, Quincinetto, Quassolo, Settimo Vittone, Andrate, Nomaglio e Carema. Avrà come presidente Fausto Francisca, primo cittadino di Borgofranco e tra i primi promotori della CER, mentre i sindaci degli altri 9 paesi formeranno il consiglio di amministrazione. Utilizzeranno la stessa cabina 1319 su cui si appoggerà la CER di AEG.

Obiettivo dichiarato: far guadagnare il meno possibile le società di consulenza come AEG CER.

E poi c’è Dinamo, la CER promossa dall’ex sindaco di Settimo Torinese Aldo Corgiat.

Nasce effettivamente dal basso. Ha come partner una SOMS (Società operaia di Mutuo Soccorso), per aderire bisogna iscriversi ad una cooperativa ed ha già ottenuto, prima fra tutte l’ok del GSE (Gestore dei servizi energetici). Sta già acquisendo fornitori e clienti. Promette vantaggi per tutti e non è collegata a nessun grande produttore o distributore.

Il modello delle Comunità Energetiche Rinnovabili è senza dubbio una delle innovazioni più promettenti nel settore dell’energia sostenibile. Tuttavia, nel Canavese sembra essersi trasformato in un’operazione di centralizzazione del potere energetico locale sotto l’egida di AEG Coop. Senza bando, senza concorrenza, senza alternative.

Se davvero l’obiettivo era democratizzare l’energia, i sindaci avrebbero dovuto porsi qualche domanda in più prima di firmare documenti che affidano a un solo soggetto la gestione totale di una rivoluzione che avrebbe dovuto essere condivisa.

Per la cronaca –  e non solo per quella –  ad oggi, nel sito di GSE, a Torino e provincia di CER  ce ne sono 10,  ma nessuna tra quelle promosse da AEG

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L’ambizioso piano di AEG prevede la creazione di otto comunità energetiche rinnovabili (CER), ciascuna servita da una cabina primaria e pronta a coinvolgere cittadini, imprese e amministrazioni locali:

  • CER 1 – Ivrea 1 (costituita a giugno 2024): Alice Superiore, Banchette, Bollengo, Burolo, Cascinette d’Ivrea, Chiaverano, Colletto Giacosa, Fiorano Canavese, Ivrea (escluso Bellavista e San Bernardo), Lessolo, Loranzè, Lugnacco, Montalto Dora, Parella, Pecco, Salerano Canavese, Samone, Val di Chy.
  • CER 2 – Ivrea 2 (costituita a giugno 2024): Albiano d’Ivrea, Caravino, Ivrea Bellavista, Ivrea San Bernardo, Pavone Canavese, Vestignè.
  • CER 3 – Borgofranco (costituita a marzo 2025): Andrate, Borgofranco d’Ivrea, Brosso, Carema, Meugliano, Nomaglio, Quassolo, Quincinetto, Rueglio, Settimo Vittone, Tavagnasco, Trausella, Traversella, Vico Canavese, Valchiusa.
  • CER 4 – Azeglio (in pianificazione): Azeglio, Cossano Canavese, Palazzo Canavese, Piverone, Settimo Rottaro.
  • CER 5 – Strambino (prevista per dicembre 2024): Mercenasco, Montalenghe, Perosa Canavese, Romano Canavese, San Martino Canavese, Scarmagno, Strambino, Vialfrè.
  • CER 6 – Castellamonte (in pianificazione): Issiglio, Quagliuzzo, Strambinello, Vidracco, Vistrorio, Bairo, Baldissero Canavese, Castellamonte, Torre Canavese.
  • CER 7 – Caluso (costituita a ottobre 2024): Barone Canavese, Borgomasino, Candia Canavese, Orio Canavese, Vische, Caluso, Foglizzo, Mazzè, Villareggia, Moncrivello, Montanaro.
  • CER 8 – Livorno Ferraris (in pianificazione): Maglione, Bianzè, Borgo d’Ale, Cigliano, Moncrivello.





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