Si vedono i frutti dei negoziati bilaterali e multilaterali per ritrovare un equilibrio nei commerci internazionali, scossi dalle decisioni unilaterali sui dazi del presidente Usa Donald Trump. Cina e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo commerciale, come annunciato dal tycoon e confermato dal ministero del Commercio cinese. Concretamente Pechino «esaminerà e approverà le richieste di esportazione di articoli controllati in conformità con le leggi e i regolamenti, mentre, dal canto loro, gli Usa revocheranno una serie di misure. È stato possibile arrivare a tale intesa grazie al lavoro portato avanti dalle due parti dalle discussioni di Londra in poi. L’auspicio, fa sapere il ministero cinese del Commercio, è «uno sviluppo sano, stabile e sostenibile delle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti».
Apertura a proroga deadline oltre il 9 luglio
Un’altra apertura arriva dall’amministrazione Trump. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha infatti lasciato aperta la porta a un’ulteriore proroga alla scadenza del 9 luglio prevista per l’entrata in vigore di dazi più alti sulle importazioni da decine di Paesi. La scelta di una data specifica «non sarebbe essenziale per gli obiettivi del presidente, e la decisione finale spetta a lui», ha aggiunto Leavitt.
Ue pronta per un accordo
Più tempo sarebbe utile all’Ue. Certo l’Europa «è pronta per un accordo» con gli Usa e il faccia a faccia con Trump al G7 in Canada si è chiuso con la comune intenzione di «trovare un’intesa prima del 9 luglio», però «stiamo valutando l’ultimo documento degli Usa per ulteriori negoziati sui dazi», ha sottolineato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. In particolare «ci stiamo preparando all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente. Per questo motivo abbiamo consultato una lista di riequilibrio e difenderemo gli interessi europei se necessario. In breve, tutte le opzioni rimangono sul tavolo», ha concluso.
G7: esenzione tasse per aziende Usa
La predisposizione al dialogo degli Usa potrebbe aver avuto una spinta dall’accordo in dirittura d’arrivo tra i Paesi del G7 che permetterà alle aziende statunitensi, in primis le Big Tech, di essere esentate da alcune tasse. «Dopo mesi di discussioni produttive con altri paesi sull’accordo fiscale mondiale dell’Ocse, annunciamo un accordo comune tra i Paesi del G7 che difende gli interessi americani», ha detto Scott Bessent, il segretario americano al Tesoro, su X, sottolineando che sotanzialmente alle società Usa non si applicheranno le tasse previste dal secondo pilastro della global minimum tax dell’Ocse sulle multinazionali. Di conseguenza Bessent ha chiesto al Congresso Usa di rimuovere dal budget la cosiddetta «tassa della vendetta» che consentirebbe al governo statunitense di imporre tasse alle imprese i cui proprietari non sono statunitensi ma di Paesi che tassano le aziende a stelle e strisce in modo discriminatorio. (riproduzione riservata)
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