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Diplomazia digitale: l’UE lancia il suo “passaporto” globale


Il 5 giugno la Commissione europea ha presentato la Strategia digitale internazionale per l’Unione europea, delineando un quadro completo che guiderà le future iniziative nel settore. Commissionata dal Consiglio europeo un anno fa come misura fondamentale per “garantire la competitività, la prosperità e la leadership a lungo termine dell’Unione europea (UE) sulla scena globale”, la strategia mira a consolidare il ruolo dell’UE come attore di primo piano negli affari digitali globali. Concepita come una “visione comune”, la proposta descrive l’Unione come “un partner stabile e affidabile”, impegnato non solo nell’innovazione tecnologica comunitaria, ma anche aperto alla cooperazione internazionale.

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A sostegno di questa visione, la strategia si prefigge due obiettivi: da un lato, migliorare la competitività dell’UE nelle tecnologie all’avanguardia come l’intelligenza artificiale (IA), il quantum computing, la sicurezza informatica e i semiconduttori; dall’altro, sostenere la trasformazione digitale dei Paesi partner. Questo duplice obiettivo riflette l’ambizione più ampia di affermare una voce europea distinta e di consolidare la sua posizione in un ecosistema globale sempre più definito dallo sviluppo tecnologico.

Tale ambizione, tuttavia, si confronta con una realtà complessa, caratterizzata da fragilità interne e da crescenti pressioni esterne. L’UE si trova in un momento cruciale, dovendo conciliare le sue aspirazioni di leadership tecnologica con un quadro normativo spesso frammentato. Inoltre, deve affrontare le forti incertezze riguardo al futuro di alleanze di lunga data – come quella transatlantica – e la necessità urgente di ridurre la dipendenza tecnologica dai fornitori stranieri. Quest’ultimo aspetto è ben evidenziato nel recente rapporto annuale sullo stato di salute dell’ecosistema digitale europeo.

Un quadro strategico a tre livelli

Per affermarsi come un’alternativa credibile in un settore sempre più polarizzato e caratterizzato dalla costante competizione tra Cina e Stati Uniti, l’Unione europea propone un approccio articolato su tre livelli. Internamente, l’UE si impegna a investire nelle capacità tecnologiche per mantenere la propria competitività a livello globale; a livello internazionale, mira a coltivare la cooperazione con i partner e con i Paesi che condividono la sua visione di un “ambiente digitale aperto, sicuro e inclusivo”. La comunicazione congiunta sottolinea l’importanza di armonizzare le politiche di trasformazione digitale, garantire la sicurezza delle infrastrutture critiche e promuovere l’innovazione.

Il primo pilastro della strategia mira ad ampliare la presenza digitale dell’Unione a livello globale. Ciò implica, da un lato, il rafforzamento delle partnership e delle iniziative di dialogo già esistenti – ad oggi sono stati avviati oltre 30 partenariati bilaterali e regionali in questo settore – e, dall’altro, la creazione di nuove alleanze. Una componente fondamentale di questo sforzo è la creazione di una “rete di partenariati digitali” che riunisca l’UE, i suoi Stati membri e i partner internazionali; tale iniziativa è volta a rafforzare la cooperazione sulle cosiddette “priorità digitali” condivise, che vanno dalle tecnologie emergenti all’innovazione, fino alla sicurezza e resilienza delle infrastrutture. Parallelamente, la strategia punta a promuovere gli accordi commerciali digitali e l’introduzione di capitoli ad-hoc nei trattati di libero scambio. Inoltre, riconoscendo la crescente importanza strategica delle infrastrutture digitali, la Commissione intende dare priorità alla creazione di nuovi partenariati su misura in materia di sicurezza e difesa (SDP), come dimostrato dall’avvio dei negoziati con l’Australia, annunciato durante il vertice G7 in Canada. Inoltre, investendo in tecnologie avanzate a “duplice uso”, l’UE mira a diventare un attore centrale nell’ecosistema tecnologico globale della difesa e un motore di innovazione in settori critici come l’intelligenza artificiale e il quantum computing.

Il secondo pilastro è rappresentato dall’iniziativa EU Tech Business Offer, una partnership pubblico-privata volta ad accelerare la trasformazione digitale nei Paesi partner, in particolare in Africa, Asia e America Latina. L’iniziativa mira a creare un “pacchetto di vantaggi reciproci”, allineando le competenze digitali dell’UE alle esigenze specifiche dei partner. Attraverso questa offerta, l’Unione contribuirà a implementare una “connettività sicura e affidabile”, a costruire infrastrutture digitali pubbliche e investire nelle tecnologie emergenti. Secondo la comunicazione congiunta, l’iniziativa si avvarrà di strumenti di finanziamento esistenti, in particolare del Global Gateway, e degli investimenti provenienti dai settori pubblico e privatoper sostenere la transizione digitale dei Paesi partner.

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Infine, il terzo obiettivo ribadisce la volontà della Commissione di promuovere il suo approccio alla governance digitale, che pone l’accento sui “valori europei” come l’affidabilità e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Ciò si traduce in un’attività multilaterale e multistakeholder per promuovere quadri di governance adeguati alle tecnologie emergenti, nonché a supportare la creazione di standard su misura e la gestione condivisa di Internet. 

La cooperazione avanza in “settori chiave”

Per dare concretezza a questa visione, la strategia identifica una serie di “settori prioritari” di intervento. Questi spaziano dalle infrastrutture di connettività alle tecnologie emergenti, dalla responsabilità delle piattaforme alla standardizzazione, fino al contrasto alla disinformazione. L’obiettivo della proposta va oltre i confini comunitari, in quanto la Commissione intende sostenere tutti i Paesi che condividono l’esigenza di potenziare l’attuale sistema economico-digitale.

Una delle principali priorità è la promozione di infrastrutture digitali sicure e affidabili. Considerate la “spina dorsale” delle economie e delle società resilienti, rappresentano una parte essenziale della maggioranza dei servizi di uso comune quali la comunicazione, la finanza, l’energia e la salute. La Commissione intende sviluppare un’architettura digitale globale tramite investimenti in cavi sottomarini e terrestri, sistemi satellitari, connettività 5G e 6G, supercomputer e data centre green, nonché progetti d’infrastruttura allineati ai principi europei fondamentali in termini di sicurezza, resilienza e interoperabilità.[1] Nell’ambito della più ampia strategia Global Gateway, l’UE prevede il lancio di una serie di iniziative congiunte, tra cui una conferenza annuale ad-hoc sulle infrastrutture critiche, sostenere i partner nella diversificazione e nell’integrazione delle loro reti (satellitari e altre non terrestri) e promuovere connessioni spaziali resilienti. Tutte queste iniziative evidenziano l’ambizione dell’Unione europea di consolidarsi come un “hub digitale” su scala mondiale.

Un altro settore chiave strettamente correlato all’infrastruttura digitale è quello delle tecnologie emergenti. Nel campo dell’intelligenza artificiale, l’Unione europea intende rafforzare la cooperazione con partner fidati a livello bilaterale, regionale e multilaterale per promuovere una governance affidabile dell’IA, attrarre talenti provenienti da tutto il mondo e incoraggiare la ricerca e sviluppo (R&S) realizzando le strutture esterne come le AI Factories.[2] In termini di connettività avanzata (5G e 6G), l’Unione conta di sfruttare la sua posizione di leadership per sviluppare, insieme ai suoi partner, nuovi standard per la rete 6G, promuovendo al contempo la ricerca nel settore. In linea con la Strategia di sicurezza economica, svelata nel 2023, Bruxelles punta a promuovere la produzione di semiconduttori, stabilendo alleanze strategiche, investendo nella R&S e migliorando la resilienza della catena di approvvigionamento; l’UE mira, inoltre, a salvaguardare i propri interessi economici e di sicurezza nel settore dei microchip attraverso diversi canali di cooperazione. La Commissione sta inoltre lavorando per migliorare la propria posizione nel campo delle tecnologie quantistiche, avendo già avviato una serie di iniziative con partner chiave come Giappone, Canada e Corea del Sud. Attraverso questi partenariati e il coordinamento stretto con organismi internazionali (NATO e G7), Bruxelles punta a sfruttare appieno il potenziale della tecnologia quantistica applicata, spaziando dallo sviluppo di nuovi materiali alla sicurezza della crittografia e della comunicazione post-quantistica.

In occasione della presentazione della strategia, la vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Henna Virkkunen, ha ribadito l’importanza della sicurezza digitale (terzo settore chiave). In linea con i vari programmi già in atto a livello dell’Unione, come la strategia ProtectEU e il Cyber Solidarity Act, la Commissione intende consolidare la propria posizione di leadership e rafforzare il quadro comune per la cybersicurezza, promuovendo accordi di riconoscimento reciproco (Mutual Recognition Agreements (MRAs))[3] con i partner e sostenendo la resilienza informatica dei settori più esposti come trasporti e mobilità “intelligente”.

Tra lacune interne e tensioni globali

Sebbene la strategia rifletta un approccio lungimirante e collaborativo, la sua ambizione “internazionale” rivela debolezze interne. La strategia manca di “chiarezza strategica”, lasciando diversi interrogativi ancora aperti sia sul fronte comunitario che su quello estero.

La crescente dipendenza da tecnologie e know-how extra-UE non solo mina la sovranità digitale dell’Unione, ma rappresenta una minaccia per la sua prosperità economica e la sua posizione all’interno dello scacchiere mondiale. Questa vulnerabilità emerge chiaramente quando si considera il deficit di competitività dell’’Europa vis-à-vis Stati Uniti e Cina. Diverse analisi recenti, tra cui i rapporti di alto profilo di Enrico LettaMario Draghi, nonché la Bussola per la competitività europea, delineano un quadro allarmante. Secondo il rapporto Draghi sul futuro della competitività europea (citato nella stessa comunicazione congiunta), il crescente divario di produttività con gli Stati Uniti, registrato a partire dalla metà degli anni Novanta, è in gran parte attribuibile alla superiore capacità di innovazione, scalabilità globale e leadership tecnologica americana. Inoltre, lo studio riporta che l’UE ha accumulato un deficit di investimenti annui pari a 150 miliardi di euro in settori tecnologici emergenti come l’IA, i servizi cloud e i semiconduttori.

Contemporaneamente, aumentano le pressioni geopolitiche. Di recente, l’attuale amministrazione statunitense ha criticato apertamente la posizione normativa dell’UE, avvertendo che una pressione continua sui giganti tech potrebbe ostacolare i negoziati commerciali. Da quando si è insediato alla Casa Bianca, Donald Trump non ha esitato a far leva sulla dipendenza dell’Unione dalle aziende americane come strumento per il suo più ampio confronto commerciale. Allo stesso tempo, anche le relazioni con la Cina si basano su basi instabili. Un esempio sono le misure tariffarie entrate in vigore in via definitiva lo scorso ottobre sui veicoli elettrici a batteria importati dalla Cina e la recente dichiarazione di Ursula von der Leyen al G7 in Canada. La presidente della Commissione europea ha parlato di un “nuovo shock cinese” per il quale è necessaria una risposta comune a livello di G7 al fine di contrastare l’egemonia della Cina, soprattutto in settori critici per la sicurezza economica. 

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Nonostante le tensioni, tali “rivalità geopolitiche” sembrano essere state deliberatamente escluse dalla strategia a favore della cooperazione internazionale. “Nessun Paese o regione può guidare da solo la rivoluzione tecnologica”, ha sottolineato l’EVP Virkunnen, evidenziando come le tecnologie emergenti, in particolare l’IA e il quantum computing, siano troppo importanti per poter essere monopolizzate da un singolo attore.

È tempo di agire

Sebbene l’approccio alla base della strategia consenta all’Unione di mantenere un certo grado di “ambiguità” strategica, in particolare in vista della scadenza del 9 luglio sui dazi “reciproci” degli USA e del vertice UE-Cina, la mancanza di una posizione chiara rischia di essere percepita dai partner internazionali come un segno di fragilità e indecisione, con conseguenti ripercussioni sul potenziale coordinamento nell’attuazione dei progetti tra gli Stati membri. 

Se l’UE vuole essere all’altezza delle sue ambizioni, deve passare da un approccio “reattivo” – caratterizzato da iniziative di regolamentazione frammentate – a uno “proattivo”. Sfruttando i propri punti di forza comunitari e investendo strategicamente nei settori emergenti, la Commissione può trasformare questa proposta in un catalizzatore per un vero cambiamento. 

Nel complesso, la strategia rappresenta un passo positivo, ma ora la sfida sta nella sua attuazione, prevista per la seconda metà del 2025. Se attuata con decisione, la strategia può sbloccare opportunità internazionali per le aziende europee, stimolare nuovi partenariati e rafforzare la leadership europea nell’ordine digitale mondiale.


[1] La strategia è corredata da un’appendice che illustra in dettaglio tutti i progetti comunitari in materia di digitale e i rispettivi partner.

[2] Le AI Factories, proposte nell’AI Innovation Package del 2024, consistono in ecosistemi “dinamici” concepiti per favorire l’innovazione, la collaborazione e lo sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale.

[3] Gli accordi di riconoscimento reciproco (MRA) nel settore della cybersicurezza sono accordi formali tra Paesi e/o organizzazioni che mirano a riconoscere reciprocamente le certificazioni, gli standard o i risultati delle attività di verifica in tale ambito.

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