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Nel cuore industriale del Piemonte, a Grugliasco, in provincia di Torino, prende forma una delle risposte italiane più concrete alla transizione ecologica nel trasporto pubblico. Una linea produttiva dedicata, un team di una quindicina di addetti specializzati e un autobus elettrico capace di garantire un’autonomia minima di 150 km, con picchi fino a 250 km nei percorsi extraurbani: sono questi i numeri di un progetto che merita attenzione nazionale.
Non si tratta solo di un prodotto industriale, ma di una visione strategica che guarda al futuro del nostro Paese: un’Italia che produce innovazione, riduce le emissioni, crea posti di lavoro e punta a rafforzare la propria filiera tecnologica, oggi troppo spesso dipendente dall’estero.
Una sfida normativa e industriale da cogliere ora
Secondo i più recenti dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in Italia circolano ancora oltre 30.000 autobus di classe Euro 4 ed Euro 5, mezzi ormai obsoleti, inquinanti e destinati a uscire progressivamente dal mercato. Le direttive europee in materia sono chiare: il Regolamento (UE) 2019/1242 e la Direttiva 2009/33/CE, aggiornata nel 2019 con la cosiddetta Clean Vehicles Directive, impongono agli Stati membri non solo di ridurre drasticamente le emissioni di CO₂, ma anche di rispettare quote minime obbligatorie di acquisti pubblici di veicoli a zero emissioni.
Nel caso dell’Italia, ciò si traduce in almeno il 45% di nuovi autobus a emissioni zero entro il 2030, una soglia che molte regioni stanno ancora faticando a raggiungere. Ma il tempo stringe: con il supporto dei fondi del PNRR e del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile, il processo di sostituzione dovrà subire un’accelerazione già a partire dal 2025.
Focus: incentivi pubblici e opportunità per imprese e territori
A sostenere questo passaggio epocale vi sono diverse misure pubbliche, a livello europeo, nazionale e regionale:
Il PNRR – Missione 2, Componente 2 prevede oltre 3,6 miliardi di euro per il rinnovo del parco mezzi del trasporto pubblico locale con autobus a basse o zero emissioni.
Il Fondo nazionale per il trasporto pubblico sostenibile, istituito dalla Legge di Bilancio 2021, supporta regioni e comuni nell’acquisto di nuovi veicoli elettrici e nella realizzazione di infrastrutture di ricarica.
La Regione Piemonte, attraverso la programmazione FESR 2021–2027, ha già avviato bandi per il cofinanziamento di progetti green e per il rafforzamento della filiera dell’automotive elettrico.
A livello europeo, le imprese possono accedere a fondi del programma Horizon Europe, ai finanziamenti della BEI – Banca Europea per gli Investimenti, e a strumenti agevolativi come il CEF Transport.
Questi strumenti rappresentano un volano fondamentale per lo sviluppo di poli industriali innovativi, come quello di Grugliasco, e per accelerare l’adozione di una mobilità urbana più moderna, sicura e sostenibile.
Prospettive economiche e occupazionali
La domanda potenziale, solo in Italia, riguarda la sostituzione di circa 6.000 autobus all’anno nei prossimi cinque anni. Un’opportunità di mercato enorme, capace di muovere investimenti per oltre 1,5 miliardi di euro all’anno, con impatti diretti sull’indotto meccanico, elettronico e nei servizi di manutenzione.
Lo stabilimento di Grugliasco può diventare un caso nazionale di eccellenza: la sua filiera, ancora snella e flessibile, è già pronta a scalare la produzione in base alla domanda. Si stima che, a pieno regime, potrebbe arrivare a impiegare oltre 80 addetti diretti e generare centinaia di posti di lavoro indiretti sul territorio.
Commento istituzionale: un’Italia protagonista della transizione
Come Presidente della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE – PMI INTERNATIONAL, guardo a questa iniziativa con grande attenzione. In un’epoca in cui la sostenibilità non è più un’opzione, ma una necessità, progetti come quello di Grugliasco devono trovare spazio, visibilità e soprattutto supporto strategico da parte delle istituzioni.
L’Italia ha le competenze, le capacità e l’esperienza industriale per guidare la transizione verde in Europa. Ma serve una visione di lungo periodo. Servono politiche chiare, stabili e orientate a favorire l’innovazione, l’insediamento produttivo e l’integrazione tra pubblico e privato.
Il caso Grugliasco dimostra che non è necessario guardare fuori dai confini per trovare eccellenze: basta volerle riconoscere, sostenere e valorizzare. Solo così potremo garantire un futuro competitivo alle nostre imprese, alle nostre città e alle prossime generazioni.
Per l’Italia, la mobilità del futuro è già in produzione.
Adesso è il momento di crederci, insieme.
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