Trasforma il tuo sogno in realtà

partecipa alle aste immobiliari.

 

La cittadinanza per discendenza approda alla Corte Costituzionale


Tre Avvocati Cassazionisti, Consiglieri di Natitaliani in prima linea, portano la questione della cittadinanza per discendenza di fronte alla Corte Costituzionale: “Non si tagliano i diritti per incapacità di gestire uno Stato efficiente”.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


La questione della cittadinanza italiana per discendenza approda alla Corte Costituzionale, dove si gioca una partita cruciale sul significato stesso di appartenenza e continuità identitaria. Al centro del dibattito c’è il principio dello ius sanguinis, fondamento del riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti di emigrati, oggi messo in discussione da quattro ordinanze dei Tribunali di Bologna, Roma, Milano e Firenze.

Queste hanno sollevato dubbi di legittimità costituzionale sulla trasmissione “illimitata” della cittadinanza per linea di sangue, ora sotto esame da parte della Consulta. La materia è diventata ancora più incandescente con l’entrata in vigore del Decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36 (Decreto Tajani), convertito nella Legge 74/2025, che introduce una limitazione retroattiva al riconoscimento della cittadinanza ai discendenti nati all’estero, rompendo con una continuità normativa che, dal Codice Civile del 1865 alla legge n. 91 del 1992, aveva sempre riconosciuto lo status civitatis iure sanguinis come diritto originario e imprescrittibile.

I rilievi dei giudici rimettenti

Durante l’udienza pubblica alla Consulta, la relatrice Emanuela Navarretta ha illustrato le motivazioni delle ordinanze: secondo i giudici rimettenti, la cittadinanza non può essere attribuita automaticamente a persone “prive di qualsiasi vincolo con l’Italia, salvo la discendenza biologica”, mettendo in discussione l’idea che lo ius sanguinis sia di per sé sufficiente a fondare lo status civitatis. Ma è proprio questa visione a essere contestata duramente dai legali intervenuti in difesa dei cittadini discendenti da italiani emigrati. Con argomenti giuridici, storici e costituzionali, tre avvocati cassazionisti delle associazioni AGIS e AUCI nonché Consiglieri di Natitaliani hanno rigettato alla radice l’impianto delle ordinanze, denunciandone l’inammissibilità e l’infondatezza.

Marco Mellone: Stiamo salvando lo Stato dalla sua inefficienza

blankIl primo a intervenire con forza è stato Marco Mellone, che ha puntato il dito contro l’origine reale di questo attacco al diritto alla cittadinanza:

“Siamo qui per salvare lo Stato dalla sua stessa inefficienza. Il vero problema non è lo ius sanguinis, ma uno Stato che sacrifica i diritti dei suoi cittadini all’estero sull’altare della propria incapacità amministrativa”.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Mellone ha denunciato come la limitazione alla cittadinanza non sia motivata da principi giuridici, bensì da un’esigenza meramente organizzativa, trasformando un diritto in un ostacolo da rimuovere per comodità gestionale.

L’avvocato ha concluso il suo intervento citando il Presidente della Repubblica: «la storia dell’emigrazione italiana è una pagina essenziale dell’identità nazionale». E ha aggiunto: «Questi cittadini, nostri discendenti di emigranti italiani, negli ultimi mesi hanno visto interi pezzi dello Stato italiano – amministrazione, politica, persino settori della magistratura, oltre al circuito mediatico – rivolgersi contro di loro. A loro restano due istituzioni della Repubblica Italiana. Una si chiama Presidente della Repubblica l’altra si chiama eccellentissima Corte Costituzionale, nella quale questa difesa – e tutti i discendenti – ripongono profonda fiducia».

Giovanni Bonato: “La cittadinanza per discendenza si acquisisce alla nascita, non si può togliere retroattivamente

blankGiovanni Bonato, ha offerto una disamina tecnica chiara e penetrante.
Nel suo intervento ha distinto nettamente lo status civitatis sostanziale – cioè il diritto alla cittadinanza acquisito iure sanguinis con la nascita – dallo status civitatis formale, ossia il procedimento di accertamento amministrativo.

“Il primo è un diritto originario, intangibile. Il secondo è una procedura, che può essere adeguata nel tempo, ma non può in alcun modo negare il diritto stesso.”

Bonato ha contestato l’impostazione delle ordinanze di rimessione, ritenendole infondate:

“La cittadinanza per discendenza si acquista alla nascita. Introdurre oggi limiti generazionali significa privare milioni di persone di un diritto già acquisito, applicando la legge in modo retroattivo, in violazione del principio di irretroattività e dei fondamentali principi del diritto europeo.”

Ha poi denunciato l’abuso logico e linguistico contenuto nel Decreto Tajani:

“Dietro la formula ‘accertamento del diritto’ si cela in realtà una revoca mascherata dello status civitatis, in palese contrasto con la Costituzione.

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta

 

Monica Lis Restanio Abbiamo assistito a un sabotaggio sistematico della cittadinanza. È tempo di restituire dignità a chi ha custodito l’italianità nel mondo.”

blankMonica Restanio, ha pronunciato un intervento deciso e vibrante, denunciando con forza una responsabilità storica dello Stato italiano: “Per decenni l’amministrazione ha scientemente ostacolato il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis. Le pratiche sono state accumulate, i ritardi moltiplicati, i costi aumentati fino a divenire insostenibili. Un diritto è stato trasformato in una concessione discrezionale.”

Ha poi puntato il dito contro l’intero impianto che ha portato all’attuale scenario:

“È stata una strategia di manipolazione sistematica: contingentare i riconoscimenti, spingere verso il caos, per giustificare la decretazione d’urgenza. Il Decreto Tajani è figlio di questa strategia e ha cavalcato una campagna mediatica ostile, che ha dipinto gli italo-discendenti come approfittatori senza alcun legame con l’Italia. Lo Stato ha creato le condizioni per arrivare a negare un diritto che è invece dovuto.”

Il suo intervento si è chiuso con parole commosse, pronunciate da argentina figlia della diaspora italiana:

“L’Italia istituzionale si è dimenticata del legame che ci unisce. Ma oggi migliaia di giovani nel mondo chiedono tutela per la propria identità e per le proprie radici. È un dovere morale e giuridico riconoscere chi, emigrando, ha custodito con amore e sacrificio i valori dell’italianità, lasciandoli in eredità a figli e nipoti.”

Con la sua voce, la dimensione umana e transgenerazionale della cittadinanza è entrata nella Corte: non solo una questione giuridica, ma una ferita aperta nella storia dell’Italia contemporanea.

In attesa della Consulta, la battaglia continua su tutti i fronti

Mentre si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale, arrivano segnali importanti di attenzione delle istituzioni su questi temi.  Ieri il Tribunale di Torino ha accolto l’istanza presentata da AGIS e AUCI, sollevando una nuova questione di legittimità costituzionale contro la Legge 74/2025. Un risultato significativo, ottenuto in tempi rapidi, che conferma l’efficacia della cooperazione tra le associazioni di giuristi impegnate nella tutela dei diritti dei cittadini iure sanguinis.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

blankOggi, 26 giugno, alla Commissione Affari Esteri della Camera sul DDL C.2369, la vicepresidente, Claudia Antonini ha puntualizzato che la cittadinanza è diritto originario, non un favore, che le istituzioni nel chiamarla “concessione” alimentano una narrazione distorta, che i problemi dei consolati e comuni sono storici e cronici e che il DL 36 basandosi su premesse non supportate da evidenze di fatto, crea solo caos e discriminazione. Antonini ha poi confrontato documenti civili esteri dimostrando l’insicurezza e inefficienza di quelli italiani che portano a ritardi di decenni e mancanza di interoperabilità tra enti.

Ha denunciato le tasse ad personam introdotte ed il loro mancato reinvestimento in miglioramento dei servizi. Ha chiesto trasparenza ed un piano strutturale serio di riorganizzazione, non un DDL che introduce la privatizzazione del servizio tagliando le garanzie pubbliche e prevedendo termini illegittimi che penalizzano di nuovo i cittadini e porteranno ad un’esplosione di ricorsi ai tribunali. Infine, ha chiesto scuse ufficiali per la campagna diffamatoria a cui sono stati sottoposti gli italiani all’estero, un investimento vero nella tutela dei loro diritti. Ha infine concluso affermando “ “Con la legge 74/2025, la cittadinanza non è diventata “una cosa seria” ma un privilegio per chi può permetterselo”.

Natitaliani continuerà la sua battaglia in tutte le sedi: istituzionali, giuridiche e mediatiche, per difendere un diritto che è alla base dell’identità italiana nel mondo e che oggi rischia di essere cancellato per incuria, inefficienza e mancanza di cultura giuridica sullo ius sanguinis.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Source link

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese