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Partecipate pubbliche, per la guida di Sace è corsa tra l’attuale ceo Alessandra Ricci e Davide Bergami




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Ultim’ora news 27 giugno ore 20


Non ci sono più certezze, nel mondo come nei posti apparentemente più sicuri. In scadenza di mandato, fino a qualche mese fa Alessandra Ricci, ad di Sace, era ben posizionata per un rinnovo al vertice del gruppo assicurativo-finanziario controllato dal Tesoro che fornisce garanzie sui crediti delle imprese. Anche alla luce degli ottimi risultati raggiunti: nel 2024 Sace ha mobilitato 58 miliardi di euro (+6%), supportando circa 60 mila imprese (+20%) e realizzando 558 milioni di utile netto consolidato (+18%).

Nominata dal governo Draghi nel 2022, la posizione della manager sarebbe ora fortemente in bilico. Ha ancora chances di essere rinnovata, ma in questo momento per la guida di Sace tornano a prender corpo le ipotesi di un cambio. La corsa si sarebbe ridotta a due, anche se come spesso accade in questi casi non si esclude che all’ultimo minuto spunti un terzo incomodo. Specie quando – come avvenuto per alcune controllate di Cdp Equity (vedi l’uscita dell’ad Francesco Mele dal board di Terna) – ogni posto disponibile nei vari cda nella galassia delle controllate di Stato viene gestita come un’opportunità per soddisfare i differenti appetiti politici. Al momento, a sfidare l’attuale ceo ci sarebbe il consigliere economico del ministro degli Esteri Antonio Tajani, Davide Bergami. Alla Farnesina non ci sono posizioni pregiudiziali a una riconferma di Ricci, apprezzata anche da industriali che lavorano con Sace. Ma si fa notare come la scelta – che spetta in primis al titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, che pure con la stessa manager ha un buon rapporto – sarà il frutto di una sintesi politica nelle stanze di compensazione di Palazzo Chigi. Per la poltrona della presidenza – dove al momento siede Filippo Giansante, espressione della precedente direzione generale del Tesoro – si fa invece il nome di Filippo Teti. È il capo del dipartimento del mercato e tutela del Mimit. Dal Mef si prende tempo, spiegando come la questione Sace non sia all’ordine del giorno.

Le nomine in casa Cdp 

Il responso sulle ultime caselle da riempire nella tornata 2025 delle nomine slitterà dunque a luglio inoltrato, quando nell’altra grande controllata di Via XX Settembre, ovvero Cdp, bisognerà alzare il velo anche sui nuovi nomi per altre due partecipate: la guida del Fondo Italiano d’Investimento (Fii) dopo le dimissioni dell’ex ceo Davide Bertone e il tandem di vertice di Simest. Secondo più fonti anche nei confronti di Cristiana Procopio, manager di CC&Soci fino a un mese fa data in pole (rispetto alla scelta interna di Gianpaolo Di Dio) per l’incarico, si sarebbe levato un coro di perplessità da parte di alcuni azionisti: riconosciutele le skill di credit analyst, Procopio non avrebbe invece il physique du rôle per la poltrona di ceo di un fondo pubblico che gestisce 4 miliardi di asset. Per la successione resta in piedi però l’opzione esterna. In Cdp si continua a lavorare al dossier. Come anche per i rinnovi in Simest, da dove ai primi di luglio il presidente Pasquale Salzano farà le valigie per il nuovo incarico di ambasciatore in Marocco.

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Nuove regole per Cassa

Novità però anche nella stessa Cassa. L’articolo 12 del dl Economia, appena approvato, estende il numero dei membri del board di Cdp a 12, dando un’altra poltrona al Mef: oltre al dg del Tesoro, in cabina di regia si accomoderà anche il dg dell’Economia, da un mese a questa parte Francesco Soro. (riproduzione riservata)



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