Quanto è probabile che il Fisco si accorga della tua evasione? A leggere i dati sconfortanti della Relazione sul rendiconto generale dello Stato presentata ieri dalla Corte dei Conti, la risposta è “quasi impossibile”. Su oltre 9 milioni di contribuenti che l’Agenzia delle Entrate ha classificato come “a maggior rischio” con il sistema “Radar”, le verifiche sostanziali – quelle vere, fuori dai semplici controlli automatizzati – hanno riguardato solo 129.086 soggetti, pari a un misero 1,42% della platea totale. Un numero che, pur segnando un microscopico aumento rispetto all’1,3% del 2023, non basta a cambiare lo scenario desolante della lotta all’evasione in Italia.
Questo non è un semplice dato statistico, ma una fotografia impietosa di un sistema che fatica a recuperare le somme dovute. La riscossione coattiva, quella che si attiva quando i contribuenti non pagano spontaneamente e nemmeno si adeguano dopo le sollecitazioni del Fisco, riesce a mettere le mani su appena tre euro ogni 100 di evasione accertata nell’anno di competenza. Numeri che, per la Corte dei Conti, sono “sconfortanti” e offrono argomenti a chi nel Governo sostiene che l’unica strada percorribile sia spostare sempre più l’ottica sulla prevenzione, perché il recupero ex post si rivela “ciclopico negli sforzi organizzativi quanto avaro nei risultati finali”.
Controlli a picco: agricoltura, pesca e colf quasi “immuni”
La frequenza delle verifiche reali, secondo la Corte dei Conti, continua a essere “davvero troppo bassa” rispetto all’”ampiezza dei fenomeni evasivi che caratterizzano il funzionamento del sistema fiscale del Paese”. Nonostante l’ingente mole di dati a disposizione del Fisco tramite i sistemi informativi, il ricorso all’accertamento sintetico (il noto redditometro) e alla collaborazione dei Comuni all’attività di accertamento erariale è ancora troppo poco, addirittura “marginale”.
Il panorama dei controlli oscilla vicino allo zero per diverse categorie. I più lontani dalle verifiche reali sono agricoltori e pescatori, controllati solo in tre casi ogni mille (4.043 su 1,41 milioni di soggetti) nel 2024. Ma il rischio è praticamente nullo anche per le famiglie con colf e badanti, dove la frequenza dei controlli si attesta a un irrisorio 0,5%.
La prospettiva di un’ispezione si fa appena meno impalpabile per le imprese. Le più “osservate” (si fa per dire, perché il tasso di verifiche qui è al 2,9%) sono quelle attive nei servizi locali (idrico e rifiuti). Per il settore della manifattura, si è registrato un leggero incremento dei controlli, passati dal 2,2% al 2,3%, con 12.765 aziende sotto la lente del Fisco.
La “prevenzione” sperata e il fallimento della riscossione coattiva
Le uniche speranze, per la Corte dei Conti, arrivano dai meccanismi che tentano di intervenire prima che l’evasione sia conclamata. La relazione non si occupa ancora del concordato preventivo biennale, ma illumina alcuni successi delle lettere di compliance, che hanno portato a incassi per 2,2 miliardi (più sanzioni e interessi). Il grosso del recupero, tuttavia, continua a provenire dai controlli automatizzati di liquidazione(cioè imposte dichiarate ma non versate), aumentati del 5,3% e sostanzialmente concentrati su errori e omissioni dei contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi.
Ma un percorso così tortuoso e con così poche verifiche sostanziali non può che sfociare in un esito zoppicante sul fronte della riscossione. I numeri sono impietosi e nemmeno le sanatorie riescono a rinvigorire le casse dello Stato. La conferma (l’ennesima) arriva dalla rottamazione-quater, che ha perso per strada ben 11,2 miliardi di euro di rate scadute e non versate, pari al 49% del totale. Ancora peggio va alle liquidazioni e controlli automatizzati, dove i mancati versamenti superano l’80% dell’accertato.
Di quel che arriva in cassa con la riscossione ordinaria, il 45,4% (4,8 miliardi) è oggetto di rateizzazione dei debiti iscritti a ruolo. La Corte dei Conti evidenzia un altro paradosso: molte di queste richieste di rateazione sono collegate a omessi versamenti rilevati dalle liquidazioni automatizzate. La conseguenza è che l’agente della riscossione finisce di fatto per trasformarsi in un ente di concessione di credito agevolato, ma con una differenza sostanziale: senza garanzie e senza valutazioni preventive sulla solvibilità del debitore.
In conclusione, il quadro dipinto dalla Corte dei Conti è quello di una lotta all’evasione ancora troppo debole nella sua fase di controllo sostanziale, con un sistema di recupero post-accertamento che fatica enormemente a tradurre il dovuto in denaro effettivamente incassato. Un problema sistemico che continua a privare lo Stato di miliardi di euro.
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