L’UE premia l’impegno internazionale dell’Ateneo viterbese: mobilità globale, inclusione e nuove alleanze con oltre 30 Paesi partner, dall’Asia all’Africa, dall’Europa al Sud America. Grazie a un importante finanziamento complessivo di oltre 2,2 milioni di euro, l’Università della Tuscia potrà continuare a offrire percorsi internazionali a studentesse, studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo, rafforzando al tempo stesso la diversità culturale nei propri campus. Un risultato frutto del lavoro costante, della passione e della dedizione dell’intera comunità accademica nel perseguire l’eccellenza e l’apertura verso il mondo.
“Non dimentichiamo che chi partecipa a programmi Erasmus ha il 40% in più di possibilità di trovare un impiego coerente con le proprie competenze”, ha dichiarato il Rettore Stefano Ubertini. “Questo risultato conferma la capacità di Unitus di essere protagonista nello spazio europeo e globale dell’istruzione superiore. L’internazionalizzazione non è solo un obiettivo strategico, ma un valore fondante del nostro Ateneo: significa offrire opportunità concrete, costruire relazioni durature e formare persone in grado di affrontare il mondo con competenza, apertura e responsabilità.”
Nel dettaglio, circa 500mila euro saranno destinati al Programma KA131, che sostiene la mobilità studentesca, del personale docente e tecnico-amministrativo verso oltre 350 università partner europee, per attività di studio, tirocinio, insegnamento e formazione.
La quota più consistente del contributo, pari a circa 1,8 milioni di euro, sosterrà la mobilità con università di Paesi partner extra-UE nell’ambito del programma Erasmus+ KA171. L’obiettivo è promuovere scambi in entrata e in uscita che contribuiscano al rafforzamento dello Spazio Europeo dell’Istruzione, del Piano d’Azione per l’Educazione Digitale e dell’Agenda Europea delle Competenze. Unitus ricoprirà il ruolo di coordinatore europeo per accordi interistituzionali con atenei di oltre 20 Paesi extraeuropei, tra cui Albania, Armenia, Georgia, Ucraina, Sudafrica, Giordania, Tunisia, Libano, Marocco, Cambogia, Indonesia, Thailandia, Vietnam, Uzbekistan, Kazakhstan, Oman, Camerun, Etiopia, Uganda, Mauritius, Argentina, Cile e Cuba.
“Questa rete di collaborazioni rafforza la posizione dell’Università della Tuscia come punto di riferimento per l’attrattività internazionale, soprattutto nei confronti dell’Asia, del Caucaso, dei Balcani, del Mediterraneo e, oggi, anche di nuove aree del continente africano”, ha dichiarato Stefano Speranza, delegato del Rettore alle relazioni internazionali.
I progetti di mobilità, che coinvolgeranno tutti i dipartimenti dell’Università, avranno una durata di tre anni e svolgeranno un ruolo fondamentale nell’incremento della dimensione internazionale dell’ateneo. Il personale docente e amministrativo avrà l’opportunità di partecipare a esperienze di scambio, seguendo la strategia a lungo termine dell’Università della Tuscia di promuovere la mobilità di un numero crescente di studenti, con particolare attenzione alle situazioni di necessità e disagio. Questi progetti avranno anche un impatto positivo sugli studenti italiani che non possono recarsi all’estero, poiché favoriranno un processo diffuso di internazionalizzazione, una missione che l’Università della Tuscia ha abbracciato negli ultimi anni.
“Anche chi non può recarsi all’estero potrà beneficiare di un processo diffuso di internazionalizzazione”, ha aggiunto Speranza, “perché aprire il nostro orizzonte al mondo significa anche arricchire la comunità accademica nella sua interezza.”
Carlo Contardo, coordinatore dell’Ufficio Mobilità e Cooperazione Internazionale, ha concluso: “Nel progetto di mobilità KA171 abbiamo scelto di valorizzare in modo prioritario la collaborazione con le università africane e asiatiche, ponendo un’attenzione particolare all’inclusione dei giovani con minori opportunità. Si tratta di studenti che, per una serie di ragioni – economiche, sociali, culturali, geografiche, legate alla salute o a difficoltà di apprendimento – incontrano maggiori ostacoli nell’accesso ai programmi di scambio.”
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