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Auto usate, frodi per oltre 5 miliardi di euro l’anno


Nel 2024 il mercato europeo delle auto usate ha toccato quota 635 miliardi di euro. Peccato che secondo carVertical quasi il 5% dei mezzi di seconda mano nel Vecchio Continente gira con un contachilometri truccato. E quattro veicoli su dieci hanno danni pregressi mai dichiarati. “Le perdite stimate? Oltre 5,3 miliardi di euro all’anno”. avverte carVertical. Spulciando studi precedenti del Parlamento Europeo, la cifra schizza fino a 8,77 miliardi.

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Un rischio per la sicurezza

Non è solo una questione di portafoglio. Quando compri un’auto e scopri che i chilometri segnati non corrispondono, rischi pure di trovarti un’arma pericolosa tra le mani. E la sicurezza, in strada, va presa sul serio. La criticità è la giungla dei dati. Le informazioni per smascherare queste operazioni ci sarebbero pure. Ma tra norme sulla privacy, registri cartacei e banche dati arretrate, i furbetti finiscono per farla franca.

“Suggeriamo di trovare il miglior equilibrio possibile tra la tutela dei dati personali e la necessità di offrire strumenti efficaci alle imprese che operano nel settore digitale”, spiega Rokas Medonis, CEO di carVertical. “Quando un’auto cambia proprietario, le informazioni che la riguardano dovrebbero poter ‘seguire’ il veicolo, in modo che i consumatori restino informati. Non si tratta di rinunciare alla privacy, ma di garantire un accesso responsabile ai dati, evitando frammentazioni che finiscono per favorire pratiche scorrette”.

Una regola chiara favorirebbe un gioco pulito. Perché, come ricorda ancora Medonis, “I Paesi non sempre si scambiano i dati dei veicoli, molti registri di chilometraggio o dei danni non sono digitalizzati e manca un approccio equilibrato alla tracciabilità delle vendite. Questo rende le frodi facili da occultare, danneggiando i consumatori e penalizzando le imprese oneste, mentre chi agisce in modo scorretto riesce a restare nell’ombra”.

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Prendi la Germania: esporta quasi 2 milioni di auto usate l’anno. Ma spesso i dati viaggiano a metà. Succede lo stesso in Belgio e Paesi Bassi: sistemi come Car-Pass, Nationale Auto Pas o l’autorità RDW funzionano bene nei confini locali, poi, però, quando la macchina varca il confine le informazioni si fermano. E l’Italia? Anche peggio: i dati sui danni non si condividono regolarmente. E dunque gli acquirenti di una vettura importata incorrono nei problemi di trasparenza di altri. A rimetterci sono soprattutto i Paesi dell’Est Europa, importatori di numerosi veicoli da Germania, Belgio e Olanda.

Le soluzioni degli altri Paese

Eppure, una soluzione esiste. Svezia e Finlandia, ad esempio, hanno dimostrato la possibilità di proteggere la privacy senza nascondere i problemi. Da loro, chiunque compri un veicolo può vedere subito chilometri, tagliandi, proprietari precedenti. A sua volta, il Regno Unito, fuori dall’Ue, dà lezioni: l’accesso ai dati è immediato. È questione di mettere la tecnologia già presente a sistema. Se l’Unione Europea vuole un mercato unico vero, è necessario un cambio di registro. Un quadro normativo unico, digitale, trasparente, che non lasci spazio a trucchetti da meccanico improvvisato.

E la domanda finale la lascia Medonis: “Norme più chiare e una condivisione equilibrata dei dati possono rafforzare la fiducia nel mercato, proteggere i consumatori e sostenere le imprese oneste. La domanda che dobbiamo porci è: vogliamo proteggere informazioni che non mettono a rischio la privacy, ma che possono prevenire frodi, o continuare a tollerare una mancanza di trasparenza che danneggia tutti?”. La palla, stavolta, è tutta a Bruxelles.





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