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È tempo di decorticare il sughero


Puntuale come ogni anno, in Portogallo si rinnova in questi giorni il rito antico della decortica, il momento in cui le querce da sughero vengono spogliate della loro corteccia. Un’operazione secolare, fatta a mano da esperti, che non solo rispetta la pianta ma la rende ancora più forte: dopo la decortica, la quercia aumenta fino a cinque volte la sua capacità di assorbire CO₂. In un’epoca in cui il cambiamento climatico impone nuove responsabilità, il sughero si conferma una delle materie prime naturali più intelligenti e sostenibili.

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Una filiera che assorbe più CO₂ di quanta ne emette
L’annata 2025 è iniziata sotto ottimi auspici: grazie alle piogge primaverili, le dighe portoghesi sono piene oltre il novanta per cento, condizione ideale per le sugherete. Ma la forza del sughero va oltre l’ambiente: la certificazione ISO 14067 recentemente ottenuta da una delle più importanti aziende produttrici di tappi, la Amorim, consente di calcolare e comunicare l’impronta di carbonio dei tappi lungo l’intera filiera. Questo permette alle aziende vitivinicole, ad esempio quelle che aderiscono a programmi di sostenibilità, di trasformare il tappo in uno strumento attivo di riduzione dell’impatto ambientale.

Un ciclo lento, ma virtuoso
Per fare un tappo, servono tempo e pazienza. La produzione del sughero richiede cura: dalla semina alla prima decortica passano almeno 25 anni, e ne servono 43 affinché la pianta produca un sughero adatto alla fabbricazione dei tappi. Una volta iniziato, il ciclo può ripetersi ogni nove anni per oltre due secoli. Per contrastare la desertificazione e avere sempre materiale a disposizione, servono investimenti importanti: Amorim ha già piantato oltre 1,5 milioni di querce e sviluppato sistemi di irrigazione sostenibili a basso impatto, basati su sensori intelligenti che distribuiscono acqua solo quando necessario. Anche il recupero delle ghiande — oggi per il 95 per cento perdute — è stato trasformato in un progetto concreto: diventano farine gluten-free, con nuovi impieghi in ambito alimentare e dietetico. 

Il sughero e la tappatura: una scelta che si sente (e si racconta)
Abbiamo spesso parlato di tappi e di come scegliere il sistema migliore per preservare il vino. La scelta del tappo incide profondamente sulla qualità del vino. Non è soltanto una questione di tenuta o di estetica: il tipo di chiusura influenza gli aromi percepiti nel bicchiere, il profilo ossidativo del prodotto, la sua evoluzione in bottiglia. Il tappo di sughero permette una micro-ossigenazione controllata, favorendo lo sviluppo armonico del vino. Ma il tappo in sughero è anche un gesto simbolico. Studi recenti hanno dimostrato che l’atto di stappare una bottiglia con il classico “pop” genera un coinvolgimento emotivo significativamente maggiore rispetto ad altre chiusure: +39 per cento sul piano cognitivo, +238 per cento su quello emozionale. Un piccolo rito che anticipa il piacere del vino e che rafforza il legame tra prodotto, territorio e cultura.

Un’economia circolare che diventa anche cultura
Amorim ha portato la sostenibilità anche oltre la bottiglia: in Italia ha lanciato SUBER, una linea di arredi di design realizzati con la granina dei tappi riciclati attraverso il progetto ETICO, in collaborazione con onlus attive nella raccolta. Il risultato è un esempio concreto di economia circolare che diventa anche progetto culturale: mostre, installazioni e iniziative artistiche hanno celebrato il valore del sughero come materia viva, trasformabile e poetica.

Il tappo in sughero non è solo un accessorio tecnico: è la chiusura che protegge il vino e racconta la sua storia. È il frutto di una cura secolare, una filiera sostenibile, una cultura produttiva rispettosa del pianeta. In un mondo che cerca soluzioni ecologiche e scelte consapevoli, il sughero si conferma non solo una risposta, ma un esempio.

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