Accordo al G7 sulla tassazione globale delle multinazionali, con l’esenzione per le compagnie statunitensi che rappresenta una nuova vittoria per il presidente Donald Trump. Lo riporta il Financial Times. La presidenza canadese del G7, in una nota, spiega che è stato trovato l’accordo per una “soluzione parallela” che in ragione della “sovranità fiscale dei Paesi” esenta le compagnie americane da alcune parti del nuovo regime fiscale, in ragione delle tasse che già pagano negli Usa. La svolta rischia di stravolgere la “global minimum tax” su cui era stato raggiunto un accordo storico nel 2021 che puntava a porre fine alle pratiche di elusione fiscale delle multinazionali, in particolare le Big Tech statunitensi.
Ocse: “Pietra miliare”
La dichiarazione dei Paesi del G7 in materia di tassazione globale delle multinazionali è “una pietra miliare nella cooperazione fiscale internazionale” che “spiana la strada agli accordi per la global minimum tax” e a una “riforma vitale nel sistema di tassazione internazionale”. Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, dopo che in un comunicato la presidenza canadese del G7 ha detto che è stato trovato l’accordo sulla global minimum tax per una “soluzione parallela”, che in ragione della “sovranità fiscale dei Paesi” esenta le compagnie americane da alcune parti del nuovo regime fiscale, in ragione delle tasse che già pagano negli Usa. Per il segretario generale dell’Ocse, istituzione che guida i negoziati che nel 2021 erano giunti a un accordo chiave contro l’elusione fiscale delle multinazionali, lo statement del G7 “offre l’opportunità di conseguire lo scopo originale”, ossia “stabilire con un accordo multilaterale delle limitazioni alla competizione fra Paesi sulla tassazione delle imprese” e “salvaguardare la base imponibile dei governi”. Inoltre – prosegue Cormann – un accordo sulle linee delineate dalla dichiarazione G7 “darebbe alle imprese di tutto il mondo la certezza e stabilità di cui hanno bisogno”
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Preoccupazioni Usa sulle regole del secondo pilastro
Nel suo statement, la presidenza canadese del G7 spiega che nei mesi scorsi “il segretario al Tesoro Usa aveva espresso la preoccupazione degli Stati Uniti riguardo le regole di secondo pilastro” concordate a livello Ocse e G20 in materia di elusione fiscale e profit shifting, ossia la pratica delle multinazionali, specie digitali, di scegliersi la giurisdizione con le aliquote più favorevoli per registrare i propri utili. Il segretario Usa Scott Bessent – prosegue la dichiarazione del G7 – “aveva proposto una soluzione parallela nella quale i gruppi a controllo Usa sarebbero stati esenti dalla regola di inclusione degli utili e dalla regola sui profitti non tassati, in virtù delle regole di tassazione minima esistenti negli Usa a cui sono soggetti”. Dopo i negoziati – spiega ancora lo statement – e tenuto conto dell’annuncio degli Usa di rimuovere dal ‘One Big Beautiful Bill Act’ di Trump le disposizioni che autorizzavano una “tassazione di rappresaglia’ sugli investimenti esteri, “c’è l’intendimento condiviso che un sistema parallelo può mantenere intatti importanti passi avanti” nell’affrontare l’erosione di base imponibile e il profit shifting e fornire una maggiore stabilità e certezza al sistema di tassazione internazionale da qui in avanti”. La dichiarazione del G7 – che non è vincolante e andrà approvata da 147 Paesi a livello Ocse – spiega poi che un regime “parallelo” come quello strappato dagli Usa “faciliterà ulteriori progressi nello stabilizzare il sistema di tassazione internazionale, anche in un dialogo costruttivo sulla tassazione dell’economia digitale e sulla difesa della sovranità fiscale di tutti i Paesi”.
Giorgetti: “Accordo su global minimun tax è onorevole compromesso”
“L’accordo formalizzato in sede G7 sulla global minimum tax è un compromesso onorevole – ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti -trovato con l’amministrazione americana che protegge le nostre imprese dalle ritorsioni automatiche originariamente previste dalla clausola 899 dell’Obbba all’esame del Senato Usa. Dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione e favorire il dialogo”.
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