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Dal no di Di Rupo al sì di Trump, come è cambiata la destra italiana


Un excursus sull’evoluzione della destra italiana, che la seconda carica dello Stato conosce alla perfezione per il semplice fatto di essere stato non solo presente ma soggetto attivo in quella e in questa esperienza. Cosa si è detto alla presentazione del libro “La Destra di Governo. Da Pinuccio Tatarella a Giorgia Meloni”, curato da Fabrizio Tatarella con la partecipazione di Ignazio La Russa

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29/06/2025

Da un belga, Di Rupo, che ieri non volle stringere la mano al vicepremier italiano Pinuccio Tatarella, ai leader mondiali che oggi si confrontano Giorgia Meloni su tutti i temi dell’agenda internazionale e aprono alle proposte del governo di Roma (come fatto da Regno Unito e Germania sul modello-Albania). Quanto tempo è trascorso dal primo centrodestra di governo targato Alleanza Nazionale alla destra meloniana? Alcune risposte sono giunte ieri da Bari, dove il presidente del Senato Ignazio La Russa ha presentato il libro “La Destra di Governo. Da Pinuccio Tatarella a Giorgia Meloni” (qui la sua prefazione), curato da Fabrizio Tatarella.

Un excursus sull’evoluzione della destra italiana, che la seconda carica dello Stato conosce alla perfezione per il semplice fatto di essere stato non solo presente ma, soggetto attivo in quella e in questa esperienza. Bari, tra l’altro, è stato vero laboratorio della destra tatarelliana, luogo dove si è costruito il passaggio di Fiuggi anche per le numerosissime occasioni di confronto, quando Tatarella, La Russa e Fini erano di casa nel capoluogo pugliese e nelle famose passeggiate per i vicoli di Bari vecchia. Lì dove la mescolanza tra sociale, valoriale e politico era la chiave per comprendere i cambiamenti del Paese, passando per le aspettative della gente, per i sogni della classe media, per le esigenze delle imprese e, quindi, per le decisioni della politica.

Lo ha ribadito La Russa quando ha osservato che senza la Puglia non ci sarebbe stata la destra di governo. “In questa terra Pinuccio ha pensato e già realizzato sostanzialmente quello che poi sarebbe stato lo sviluppo della destra politica italiana che si affrancava dal nostalgismo, che si affrancava dalla emarginazione, che voleva dialogare con tutti, che voleva dimostrare di essere non solo rispettosa ma innamorata della prima parte della nostra Costituzione, in grado di dare all’Italia, a livello internazionale, un ruolo che altri, è sotto gli occhi di tutti, negli ultimi decenni non avevano saputo dare”. Per poi mettere l’accento sul cambiamento di peso specifico che sta dando all’Italia un’immagine diversa. La Russa ricorda con orgoglio quanto tempo è passato da quando un belga non volle stringere la mano a Pinuccio Tatarella, “al ruolo che la destra pensata da Pinuccio ha oggi con Giorgia Meloni che è diventata una leader non solo europea, ma forse anche mondiale”.

Dal 1995 ad oggi, per la destra, “è un’evoluzione senza soluzione di continuità, non a caso, pur senza il trapezio, senza scritte Msi, dalla nascita della destra del dopoguerra a oggi, un segno grafico è rimasto: la fiamma. E noi ne siamo orgogliosi, perché significa che si può restare sempre adeguati ai tempi, capaci di approfondire, anche mutare certe valutazioni, ma senza mai perdere la propria identità”. Il riferimento è a una forma di destra, quella meloniana, che ha saputo capire i tempi, spesso anticipandoli pur nell’iniziale scetticismo internazionale (presto tramutatosi in consenso), è stata capace di “interpretare meglio addirittura che in passato la propria identità nazionale, sganciata da ogni particolarismo che ad altri potrebbe sembrare ancora esistente e, invece, è ormai superato”. Oggi la destra italiana guida un governo rispettato e ascoltato, su molti dossier, tutti di primaria importanza. Il cerchio si è chiuso.

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