Il governo Meloni si prepara a varare un nuovo decreto flussi triennale per la gestione programmata dell’immigrazione regolare.
Il provvedimento potrebbe essere approvato in Cdm già all’inizio della prossima settimana e prevede l’ingresso di oltre 500.000 lavoratori extra-Ue tra il 2026 e il 2028, con una media annua di circa 164.800 ingressi.
Decreto flussi contro la carenza di manodopera
Si tratta di uno dei piani più ampi degli ultimi anni, sul quale l’esecutivo ha spinto per lavorare su due fronti: risolvere la cronica carenza di manodopera in settori chiave dell’economia e contrastare l’immigrazione clandestina.
Una delle principali novità del decreto flussi riguarda la ripartizione regionale delle quote, che andrà ad affiancarsi alla consueta suddivisione per tipologia di lavoro, cioè stagionale, non stagionale e assistenza familiare. Con questa innovazione si vuole arginare l’accumulo anomalo di richieste in alcune aree come, ad esempio, la Campania e combattere il caporalato.
L’analisi del fabbisogno di lavoratori stranieri
Il fabbisogno di lavoratori stranieri sarà definito utilizzando le proiezioni fornite dal Rapporto Excelsior di Unioncamere, che analizza i bisogni occupazionali delle imprese, i profili professionali più richiesti e il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. A questi si aggiungeranno i dati raccolti nei click day previsti per il 2025, che rappresentano un indicatore dell’interesse effettivo da parte delle aziende.
Secondo le stime preliminari, il comparto agricolo sarà il principale beneficiario del nuovo decreto, con una richiesta annua di 100.000 lavoratori stagionali e 10.000 non stagionali, per un totale di circa 330.000 ingressi in tre anni. La difficoltà di reperire manodopera è aggravata da due tendenze: l’invecchiamento della forza lavoro in un comparto in cui la prestanza fisica è fondamentale e il basso ricambio generazionale.
Il settore dell’assistenza familiare (colf, badanti e baby sitter), che si è rivelato essenziale anche durante l’emergenza pandemica, ha richiesto quasi 58.000 lavoratori nel triennio. Le richieste si suddividono in 18.513 ingressi nel 2026, 19.262 nel 2027 e 19.761 nel 2028.
Turismo e alberghiero, invece, hanno ridimensionato le stime rispetto al triennio precedente, richiedendo 33.300 lavoratori complessivi, di cui 26.400 stagionali e 6.900 non stagionali.
Anche l’edilizia è tra i settori con un fabbisogno significativo: 18.000 ingressi complessivi in tre anni, ma con un piano parallelo promosso da Ance per formare i lavoratori nei Paesi d’origine, rafforzando così la logica della migrazione programmata e sostenibile.
Il governo non parla di sanatoria
Il governo precisa che il nuovo decreto non è una sorta di sanatoria, ma una misura di pianificazione che tiene conto dei vuoti strutturali del mercato del lavoro italiano. L’obiettivo è quello di rispondere alla domanda occupazionale con strumenti legali e programmati. Il dibattito interno al governo è ancora in corso: la ministra Marina Elvira Calderone (Lavoro e Politiche sociali) ha proposto di ancorare le quote di migranti ai dati effettivi di assunzioni registrate presso l’Inps, mentre altri esponenti, tra cui il ministro Francesco Lollobrigida (Agricoltura), ritengono prioritario ascoltare le associazioni di categoria, che segnalano quote insufficienti per soddisfare i bisogni reali delle imprese.
Intanto i click day sono osservati speciali, dopo la presunta truffa individuata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. A presentare un esposto, nel giugno del 2024, fu la stessa premier. “Avevamo ragione”, ha commentato Meloni.
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