Secondo un report dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, le piccole e medie imprese (Pmi) italiane si trovano a dover affrontare un costo del gas mediamente doppio rispetto alle grandi industrie manifatturiere e commerciali. Questo divario non è solo una questione di numeri, ma rappresenta una vera e propria penalizzazione per le realtà produttive di piccola e piccolissima dimensione, che giocano un ruolo cruciale nell’economia del paese.
Nel 2024, le piccole aziende hanno pagato il gas a una media di 99,5 euro per Megawattora, mentre le grandi imprese hanno speso solo 47,9 euro. Questa situazione è particolarmente preoccupante se si considera che, nel 2022, il differenziale era già significativo, attestandosi al 33%. Tuttavia, negli anni successivi, nonostante una flessione dei prezzi della materia prima, la forbice è tornata ad ampliarsi, evidenziando una difficoltà strutturale delle Pmi nel gestire i costi energetici. Anche prima della crisi provocata dalla guerra in Ucraina, il disallineamento dei prezzi tra Pmi e grandi aziende era rilevante, anche se il costo di mercato della materia prima era molto più basso rispetto all’attuale.
Confronto con i principali concorrenti europei
La situazione italiana è ulteriormente complicata dal confronto con i principali concorrenti europei. Solo la Francia presenta un costo del gas più elevato rispetto all’Italia, con un prezzo di 103,9 euro al Megawattora. Al contrario, la Germania e la Spagna beneficiano di costi inferiori, rispettivamente 95 euro e 48,5 euro. Per quanto riguarda le grandi imprese, solo in Germania il costo del gas supera quello italiano, suggerendo che il problema è particolarmente grave per le piccole aziende italiane, che si trovano a dover competere in un mercato globale già difficile.
L’impatto dell’energia elettrica sulle Pmi
Non è solo il gas a mettere in difficoltà le Pmi. Anche per quanto riguarda l’energia elettrica, le piccole imprese italiane hanno subito un incremento dei costi. Nel 2022, il prezzo dell’energia elettrica per le piccole aziende si attestava a 218,2 euro al Megawattora, rispetto ai 140,4 euro delle grandi imprese. Qui, come nel caso del gas, la differenza di costo sta aumentando. Nel 2022, i prezzi erano più allineati, ma successivamente il gap si è ampliato ulteriormente, con le piccole imprese italiane che continuano a pagare più delle loro omologhe europee. Solo in Germania le piccole aziende pagano un costo superiore, mentre per le grandi imprese il prezzo è di fatto simile.
A pesare sulle bollette delle piccole aziende in Italia sono soprattutto i costi di rete, le tasse e gli oneri di sistema. Questi elementi incidono mediamente per il 40% sui costi delle piccole imprese, mentre per le grandi aziende questa quota si riduce drasticamente al 17%. Questo divario non fa altro che aumentare le difficoltà per le piccole realtà, che si trovano a operare in un contesto di crescente competitività e pressioni sui margini di profitto.
Necessità di politiche di sostegno
In un contesto economico già complicato, queste spese aggiuntive possono risultare insostenibili per le Pmi, che spesso operano con margini ridotti. La crisi energetica, amplificata dall’instabilità geopolitica e dalle difficoltà di approvvigionamento, mette ulteriormente in discussione la sostenibilità di molte piccole e medie imprese. In un’epoca in cui le Pmi rappresentano una porzione significativa del tessuto produttivo italiano, è fondamentale prendere in considerazione queste problematiche per garantire la loro sopravvivenza e crescita.
Le politiche di sostegno alle Pmi dovrebbero includere misure che affrontino direttamente queste disuguaglianze, come la revisione delle tariffe energetiche e la riduzione della pressione fiscale per le piccole aziende. È essenziale che il governo e le autorità competenti mettano in atto strategie efficaci che possano alleviare il peso dei costi energetici, garantendo un ambiente di lavoro equo e competitivo.
Inoltre, l’attenzione dovrebbe concentrarsi anche su soluzioni a lungo termine, come l’investimento in energie rinnovabili e tecnologie più efficienti. Questi cambiamenti non solo possono contribuire a ridurre i costi energetici, ma possono anche rafforzare la resilienza delle Pmi nei confronti di future crisi energetiche.
La Cgia di Mestre ha messo in luce una questione cruciale per il futuro delle piccole e medie imprese italiane, sottolineando l’urgenza di interventi che possano ripristinare un equilibrio nel mercato energetico. La speranza è che, riconoscendo l’importanza delle Pmi, si possano attuare politiche che non solo supportino la loro sopravvivenza, ma ne favoriscano anche la crescita e lo sviluppo, garantendo così un futuro sostenibile per l’economia italiana nel suo complesso.
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