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il Governo punta sul welfare aziendale • Secondo Welfare


Che ruolo ha il welfare aziendale nel supporto delle famiglie? Come vi abbiamo raccontato anche in una nostra recente serie di articoli, le misure e gli strumenti di welfare che le imprese mettono a disposizione dei propri collaboratori possono essere cruciali nel favorire l’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro. A sostenerlo è anche il Dipartimento per le Politiche della Famiglia, organismo dell’amministrazione centrale che opera sotto la Presidenza del Consiglio, attualmente guidato dalla Ministra Eugenia Roccella, che lo scorso aprile ha pubblicato il Piano nazionale per la famiglia 2025-2027. Questo documento programmatico che definisce priorità, obiettivi e azioni per una migliore conduzione delle politiche per la famiglia nel nostro Paese – di cui vi abbiamo parlato di recente qui – indica infatti il welfare aziendale come un elemento fondamentale  in tal senso. Andiamo con ordine e vediamo come e perché.

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Che cos’è il Piano Nazionale per la famiglia?

Il Piano Nazionale per la famiglia è stato realizzato grazie al lavoro dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, organismo di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali per la famiglia composto da esperte ed esperti di organizzazioni differenti (parti sociali, Terzo Settore, ANCI, Ministeri). L’obiettivo principale del documento è adottare una visione plurale del welfare familiare e promuovere il principio di sussidiarietà, ascoltando i bisogni delle famiglie e valorizzando le iniziative virtuose già in essere.

Il Piano propone, attraverso 14 schede-azione, un insieme di interventi per il sostegno alla natalità (per saperne di più). Ci sono ad esempio azioni informative e conoscitive rivolte alle generazioni più giovani, la promozione di figure per affiancare i genitori nei primi mille giorni, il supporto alle politiche di conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro e il potenziamento dei servizi di cura.

Tutto ciò in un quadro concettuale che prevede la collaborazione tra Pubblico, privato, Terzo Settore e le stesse famiglie, con l’obiettivo di essere più vicini alle reali esigenze dei cittadini e di personalizzare i servizi offerti sui diversi territori.

I contenuti del Piano

Come detto, il Piano è articolato in 14 azioni. Ognuna di queste costituisce una call to action rivolta alle istituzioni nazionali, enti territoriali, comunità locali, mondo del lavoro e delle imprese e Terzo Settore. Per raggiungere questo scopo, le azioni indicano obiettivi, destinatari e risultati attesi. L’idea di fondo è che le politiche che vengono definite a livello centrale debbano poi essere calate sui territori e declinate secondo le loro specificità. Come si può leggere nell’articolo pubblicato su queste pagine nei giorni scorsi, nel corso dei prossimi mesi saranno poi pubblicati i documenti operativi che andranno a definire i finanziamenti e le attività che saranno svolte dagli attori coinvolti.

Per la realizzazione delle azioni – ma anche per la loro futura operativizzazione – sono stati creati tre tavoli tematici, composti da esperte ed esperti. I tavoli sono stati incentrati su: welfare aziendale integrato; valorizzazione delle esperienze virtuose già esistenti negli enti locali; sviluppo di reti tra Enti del Terzo Settore. Questi gruppi di lavoro hanno lavorato da dicembre 2023 a giugno 2024 realizzando il documento pubblicato nei giorni scorsi.

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Come si può capire anche dal nome dei tavoli di lavoro, particolare attenzione è stata riservata al welfare aziendale. Le aziende sono infatti viste come un soggetto centrale per la promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e, di conseguenza, della natalità. Vediamo come.

Azioni previste dal Piano Nazionale per la famiglia. Elaborazione di Percorsi di secondo welfare. Fonte: Piano nazionale per la famiglia 2025-2027.

Il welfare aziendale nel Piano nazionale per la famiglia

In particolare, sono le prime tre Azioni del Piano a concentrarsi proprio sulle attività che le organizzazioni economiche e le parti sociali possono mettere in piedi. L’Azione 1 si concentra sull’individuazione di strumenti per il potenziamento dei servizi di cura nel quadro della conciliazione vita-lavoro, con un riferimento esplicito al rientro dal congedo di maternità o parentale. L’Azione 2 è invece incentrata sulla promozione di un welfare aziendale a supporto della natalità; infine, l’Azione 3 punta a innescare un processo integrato per il potenziamento del welfare aziendale amico della famiglia volto a individuare e valorizzare, anche attraverso un apposito marchio, le buone pratiche.

Come detto, l’Azione 1, chiamata “Strumenti per il potenziamento dei servizi di cura nel quadro della conciliazione vita-lavoro” mira a intercettare i bisogni di supporto alle responsabilità di cura, rilevandoli in modo sistematico per tipologia di professione, posti disponibili nelle strutture socio-educative pubbliche e altre tipologie di servizi di supporto. L’obiettivo vuole essere quello di promuovere strumenti sperimentali in risposta ai bisogni individuati.

L’Azione 2 – Finanziamento di buone pratiche di welfare aziendale, per la conciliazione vita lavoro – punta invece alla definizione e promozione di uno strumento innovativo per il finanziamento di interventi di welfare aziendale a supporto del rientro delle lavoratrici e dei lavoratori dal periodo di congedo. Gli attori interessati sono quindi chiamati a partecipare alla ricognizione di esperienze innovative in questo campo e, di conseguenza, alla definizione di nuove strategie per il rientro dalla maternità, paternità e, più in generale, dai congedi familiari e parentali.

Infine, con l’Azione 3 – Potenziamento del welfare aziendale amico della famiglia – si vogliono valorizzare le best practice nazionali di welfare aziendale. Nello specifico, attraverso questa azione si vuole identificare il concetto di organizzazione amica della famiglia, individuare delle buone pratiche, soprattutto in termini di maternità e conciliazione vita-lavoro, e si vogliono trovare nuovi modi e strategie per raccontare e comunicare queste esperienze.

Che impatto potrebbe avere il Piano sul welfare aziendale?

La centralità del welfare aziendale è dunque evidente nel Piano Nazionale per la famiglia. Oltre alla costituzione di un tavolo di lavoro dedicato proprio a questo tema, ben 3 Azioni mirano a promuovere e diffondere i servizi e le misure che le imprese possono mettere a disposizione di lavoratori e lavoratrici.

Si tratta sicuramente di un passo importante, in quanto viene riconosciuto un ruolo cruciale alle imprese e alle parti sociali per il supporto alla conciliazione vita-lavoro. Ora la palla passa proprio a questi soggetti che sono chiamati ad attivarsi sui territori per seguire le linee guida tracciate dal Piano per la famiglia.

Dall’altro lato, il Dipartimento per le Politiche per la famiglia dovrà però essere attivo e pronto nel promuovere quanto scritto all’interno del documento. Se vuole davvero promuovere azioni di supporto per le famiglie e la natalità, è essenziale che riesca a farsi da “connettore” di tutti gli attori che dovrebbero essere coinvolti. Dovrà quindi iniziare proprio dalle imprese e dalla parti sociali – come ipotizzato nel Piano – per avviare un confronto costruttivo.

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Solo giocando un ruolo da pivot il Dipartimento potrà farsi promotore di un vero cambiamento. Altrimenti c’è il rischio concreto che questo Piano finisca presto nel dimenticatoio.

 

Foto di copertina: charlesdeluvio, Unsplash.com





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