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Oltre 87 milioni di fatture false per frodare il Fisco, 16 indagati: 600 aziende nei guai


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Diciotto imprese “cartiere”, semplici partite Iva che servivano solo ad emettere fatture false a favore di altre aziende “vere” che potevano contabilizzarle, abbattere l’imponibile, e così frodare il Fisco. Una tecnica ormai quasi classica, una furberia tipicamente italiana che sembra ormai essere diventata parte anche di altre comunità molto presenti nel nostro tessuto economico, come quella cinese. E’ lo spaccato emerso nel corso di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza della Compagnia di Conegliano. Le fiamme gialle hanno accertato un giro di fatture false, creato da “cartiere” riconducibili a cittadini cinesi, per circa 87 milione di euro, con 19 milioni di Iva di imponibile, ad almeno 600 aziende di tutta Italia.

Il controllo al magazzino di Conegliano e la scoperta delle “cartiere”

L’operazione, chiamata “Hidden Gain”, ha avuto origine da una verifica fiscale eseguita nei confronti di una società che gestiva un grande magazzino per la vendita al dettaglio di articoli vari ubicato nel coneglianese. Gli approfondimenti hanno consentito di appurare che la società aveva illecitamente abbattuto il proprio imponibile fiscale attraverso la contabilizzazione di fatture false emesse dalle diciotto imprese intestate a cittadini cinesi per oltre 2 milioni di euro di base imponibile e 500 mila di Iva a credito. I militari della Compagnia di Conegliano hanno individuato, tra i fornitori della società verificata, le diciotto “cartiere” che, dal 2019, avevano emesso migliaia di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti a beneficio di oltre seicento operatori economici distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Fatture false e debiti erariali mai onorati

Il fenomeno illecito ricostruito dai finanzieri della Marca rientra tra quelle forme di frode fiscale che si sostanziano nella “compravendita” di fatture false tra imprese e che permette l’illecito abbattimento del carico fiscale gravante sugli acquirenti delle fatture “false”, trasferendolo sulle aziende fornitrici, spesso riconducibili a soggetti irreperibili in Italia, le quali accumulano ingenti debiti erariali destinati a rimanere tali e a non essere, quindi, mai onorati. Per questo motivo gli investigatori hanno proceduto a definire, a carico di titolari e amministratori della società coneglianese e delle imprese “cartiere”, specifiche responsabilità penali per la contabilizzazione e l’emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, segnalando alla Procura della Repubblica di Treviso sedici cittadini cinesi.

Verifiche fiscali sui 600 beneficiari delle fatture false

Le posizioni dei circa seicento destinatari delle fatture false, con sedi in tutto il territorio nazionale, sono state comunicate ai Reparti del Corpo competenti, che ora potranno recuperare a tassazione i costi connessi ai documenti fiscali falsi e quindi indebitamente utilizzati per diminuire i ricavi e le correlate imposte. “L’attività” si legge in una nota “costituisce ulteriore testimonianza dell’impegno profuso dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica di Treviso nel condurre azioni mirate al contrasto dei fenomeni più articolati di frode fiscale che, oltre a sottrarre risorse all’Erario, costituiscono grave ostacolo allo sviluppo economico, incidendo in modo distorsivo sulla concorrenza e la corretta ed efficiente allocazione delle risorse”.

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