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solo il 6% dei fondi europei Life è andato alle Ong


Nel corso del convegno “It’s Your LIFE! Investire nella Natura e nel Clima: il Futuro del Programma LIFE nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale dell’UE”, organizzato oggi a Roma dal Wwf Italia, in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, Legambiente e Lipu-BirdLIfe Italia è emerso che solo il 5% dei beneficiari sono Ong, mentre le imprese rappresentano il 38%, gli enti pubblici il 32%, le università il 14%, le aree protette il 6%. Anche in termini di fondi ricevuti – per un totale di 1,04 miliardi di euro a favore dell’Italia – il quadro è altrettanto chiaro: 40% è andato alle imprese, 29% agli enti pubblici, 14% alle università, 7% alle aree protette, solo il 6% alle Ong.

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Questi numeri smentiscono la narrazione strumentale che dipinge il Programma Life come un canale privilegiato per le Ong, nonostante negli scorsi mesi la propaganda alimentata dall’estrema destra abbia accusato le associazioni ambientaliste di un uso indebito di quei fondi: si tratta del presunto “scandalo delle lobby ambientaliste” che lo stesso Europarlamento, a maggio, ha infine esplicitamente affermato la legalità e la legittimità dei fondi stanziati nell’ambito del programma Life.

«Il Programma Life – commenta la dg del Wwf Italia, Alessandra Prampolini – è uno strumento essenziale per continuare ad affrontare queste sfide e intraprenderne di nuove, a partire dalla Nature Restoration Law la cui attuazione richiede fondi aggiuntivi che beneficeranno non solo all’ambiente, ma avranno un impatto diretto per le persone e per chi lavora costantemente con e nella natura, a partire dagli agricoltori. Chiediamo quindi con forza che l’Unione europea continui a investire in natura e clima, con target di spesa ambiziosi e con programmi, come quello Life, che siano autonomi, rafforzati e accessibili».

Il convegno romano si è tenuto a poche settimane dalla presentazione da parte della Commissione europea, attesa per il 16 luglio, della proposta per il Quadro Finanziario Pluriennale 2028–2034, che potrebbe ridefinire profondamente la natura e la dotazione del Programma Life, l’unico strumento dell’UE interamente dedicato ad ambiente, natura e clima. Il rischio è che si verifichi uno smembramento del Programma Life.

Da una parte il sottoprogramma “natura e biodiversità” potrebbe confluire nei nuovi Piani nazionali a gestione condivisa creando il rischio di assoggettare il Life a scelte di carattere politico da parte degli Stati membri sulle priorità e sui beneficiari del programma. Dall’altra, i sottoprogrammi “clima” ed “economia circolare” potrebbero confluire nel nuovo Fondo per la Competitività. Questa ipotesi, se si concretizzerà, indebolirebbe il carattere trasversale del programma e ridurrebbe l’accessibilità ai finanziamenti da parte di tutti gli stakeholder.

A questo si aggiunge la crescente preoccupazione per la fase di deregolamentazione ambientale in corso nell’Unione europea che rischia di minare i passi in avanti fatti su clima e natura nella scorsa legislatura.

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«Per rispondere alla crisi climatica e proteggere gli ecosistemi e la biodiversità, il Programma Life – commenta il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto – ha finanziato solo in Italia migliaia di progetti che hanno permesso di ottenere risultati concreti e tangibili. Sono progetti che raccontano storie di territori, comunità e partenariati virtuosi. In vista delle decisioni sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale dell’Unione europea, è essenziale ribadire la necessità di investire con forza in natura e clima. Il Programma Life ha dimostrato di essere un volano straordinario per l’innovazione ambientale e la coesione sociale e territoriale. Dalla divulgazione di informazioni e conoscenze, tutto concorre alla transizione ambientale che ha bisogno anche del consenso sociale. Rinnovo l’impegno del Ministero a lavorare insieme per rafforzare queste politiche e sostenere nuove progettualità. E auspico che oggi sia occasione per promuovere sinergie sempre più efficaci tra istituzioni, imprese e società civile. Un grazie agli organizzatori e ai partecipanti per il contributo che date al lavoro del Governo italiano».

«Il Green deal – aggiunge Antonio Decaro, presidente Commissione Ambiente del Parlamento europeo – è un piano per la tutela dell’ambiente, ma anche un piano importante per la competitività delle imprese. Il programma Life è un motore operativo del Green deal, una sorta di laboratorio di innovazione territoriale e istituzionale. Rappresenta molto per le città, gli enti gestori dei parchi, le organizzazioni della società civile. È preoccupante che da alcune forze politiche del Parlamento europeo ci siano richieste di limitare se non eliminare l’accesso delle Ong al Programma Life e ai fondi europei. Le Ong danno voce ai cittadini, ai territori, alle future generazioni. Escluderle dall’accesso ai fondi europei significa minare la democrazia europea. Il dialogo tra Parlamento europeo e le Ong è fondamentale per bilanciare e rendere più aperto e informato il dialogo con tutte le altre parti interessate e con il settore privato».





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