Sull’annosa questione dei dazi la diplomazia europea si è mossa: abbiamo visto un timido riavvicinamento durante il G7, poi al vertice Nato e infine con la decisione di non tassare le aziende statunitensi con la global tax.
Si entra ora nella fase cruciale dei negoziati tra Unione europea e Stati Uniti. Il commissario europeo Maros Sefcovic è in partenza per Washington con una delegazione incaricata di portare proposte sul tavolo americano, nella speranza di raggiungere un’intesa prima del 9 luglio, data fissata dagli Stati Uniti per l’introduzione di nuove tariffe fino al 50% su una vasta gamma di beni europei.
Il confronto si preannuncia serrato e toccherà una serie di temi sensibili, dai settori industriali più esposti alle regole sul digitale, passando per il ruolo della difesa e i possibili equilibri con attori terzi come Canada e Cina.
Sefcovic vola negli Stati Uniti con nuove proposte Ue
La trasferta americana del commissario Sefcovic è dovuta: dal 9 luglio gli Stati Uniti potrebbero far scattare nuove imposte su molti beni europei, fino al 50%. Bruxelles non si è fatta trovare impreparata e ha messo insieme una serie di proposte, cercando di costruire un’intesa che permetta di evitare una nuova guerra commerciale. In parallelo, sono già pronte anche contromisure, nel caso in cui i negoziati non portassero i risultati sperati.
Prima di partire da Bruxelles, Sefcovic ha detto:
“Ci stiamo concentrando assolutamente su un esito positivo. Abbiamo ricevuto le prime bozze delle proposte per l’eventuale accordo di principio su cui stiamo lavorando”.
Accordo Ue-Usa: ipotesi 10% come soglia base sui dazi
Le parti sembrano ora più vicine a un compromesso su un’aliquota standard che funga da riferimento per i dazi reciproci, con il 10% come possibile punto d’incontro.
Lo schema riprende l’impostazione adottata in passato tra Stati Uniti e Regno Unito, inizialmente accolto con freddezza dai partner europei ma ora valutato con maggiore flessibilità viste le poche alternative. Si approfitta anche del recente accordo preliminare raggiunto al G7 sulle big tech americane che ha fatto felice Trump e che potrebbe trovarlo quindi bendisposto a un accordo.
L’Europa chiede esenzioni per farmaci, auto e tecnologia
Secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg, i funzionari dell’UE punterebbero a ottenere alcune deroghe mirate. In particolare, sarebbero oggetto di richiesta l’esclusione dall’aliquota standard per comparti ad alta rilevanza economica come quello farmaceutico, l’industria degli alcolici, i semiconduttori e l’aviazione civile. A ciò si aggiunge la volontà di rivedere le imposte imposte dagli Usa su acciaio, alluminio e automotive: tariffe che raggiungono picchi del 25% e del 50% e che pesano in modo particolare sull’export europeo.
Il pacchetto discusso a Bruxelles include, oltre alle richieste tariffarie, una serie di aperture sul piano regolatorio: si ipotizza una semplificazione normativa europea e la riduzione di barriere interne per facilitare l’accesso al mercato comunitario da parte degli operatori statunitensi.
Gli Stati Uniti puntano alle norme Ue sul digitale
Gli Stati Uniti non sembrano intenzionati a fare concessioni a cuor leggero. Chi segue da vicino i colloqui racconta di un clima in cui ogni apertura da parte americana sarà legata a richieste ben precise, in particolare sul fronte digitale. Il Digital Market Act continua a essere visto come un ostacolo per i colossi tech a stelle e strisce.
Difesa e Digital Act, le carte dell’Unione sul tavolo
Se Bruxelles difende con forza la propria indipendenza sulle regole digitali, non vuol dire che si presenti ai negoziati senza flessibilità. Il rinvio delle verifiche su X previste dal Digital Service Act mostra una certa disponibilità a prendere tempo su alcuni dossier delicati.
Inoltre, per alleggerire le tensioni con Washington, l’Unione potrebbe mettere sul piatto una maggiore apertura sul fronte della difesa: si parla di piani di acquisto congiunti che includerebbero anche forniture americane, rafforzando così i legami industriali e strategici tra le due sponde dell’Atlantico.
L’Ue guarda anche alla Cina per nuovi equilibri commerciali
Ma in questo 2025 non esistono solo gli Stati Uniti e l’occhidente, c’è anche un’Europa che sogna l’oriente. Ursula von der Leyen non smette di esplorare opzioni aggiuntive. A margine di un incontro con la direttrice del Wto, Ngozi Okonjo-Iweala, ha detto di voler fare una revisione profonda delle regole del commercio multilaterale.
Un concetto che, tradotto in chiave geopolitica, lascia intendere l’apertura a nuove alleanze. Infatti nel linguaggio diplomatico ciò vuol dire anche aprire un dialogo con Pechino: il ministro degli Esteri cinese Wang Yi sarà a Bruxelles nei prossimi giorni, in una tappa chiave del suo tour europeo. Si parlerà anche di rapporti economici, in vista del vertice bilaterale previsto entro fine mese. La Cina guarda a una nuova intesa strategica, e l’Europa sembra più che intenzionata ad ascoltare.
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