«In edilizia servono interventi strutturali decisi per snellire le procedure burocratiche e autorizzative. Poi sono cruciali le infrastrutture, anche quale strumento fondamentale per il rilancio delle periferie, come la Metro 1 e 2»
«Una volta negli uffici comunali dell’urbanistica di Torino lavoravano centinaia di persone dedicate al Prg. Oggi ce ne saranno al massimo cinque o sei incaricate di scrivere il nuovo piano regolatore, ormai vecchio di oltre 30 anni, e chissà se mai vedrà la luce entro fine anno. Ma senza regole snelle, agili e flessibili, l’edilizia del territorio rischia di sprofondare». Oggi Antonio Mattio, il presidente di Ance Torino, coordina l’assemblea dei costruttori del territorio, l’ultima del suo secondo mandato, che terminerà il prossimo anno, nel 2026. Così come nello stesso periodo si esauriranno i fondi del Pnrr, risorse che hanno garantito lavori nei cantieri anche dopo gli anni ricchi del Superbonus.
«Già oggi avvertiamo un calo degli investimenti, ma è fisiologico. Ci allarma di più il pensiero di dover affrontare un mercato in difficoltà con regole vecchie e farraginose».
Presidente Mattio, lei è stato eletto nel 2017. C’era la giunta «grillina» e i costruttori tuonavano contro la città «senza gru». Oggi i cantieri sono ovunque.
«Abbiamo ancora un anno di grandi lavori, sostenuti dai fondi del Pnnr. Poi rischiamo un forte ridimensionamento delle attività. Per questo auspico un deciso intervento del governo, soprattutto per rendere più agevoli le normative. Tanto si parla di rigenerazione urbana, eppure la legge risale agli anni Quaranta. È ora di rimetterci mano. E non solo a quella normativa».
Il Comune intende portare a termine il preliminare del piano regolatore entro fino anno. Ce la farà?
«Questa è la vera emergenza. La macchina burocratica così concepita frena gli investimenti. Serve un piano che eviti i doppi controlli e tutte le sovrapposizioni. Il mondo corre veloce e noi giochiamo una partita con regole vecchie di diversi decenni».
Gli investimenti in nuove costruzioni per il 2025 risultano in calo del 7%. Si è fermato il motore dell’economia che è l’edilizia?
«Viviamo un lunghissimo periodo di profonda inquietudine legata agli eventi geopolitici e siamo legati alle future scelte di politica industriale del Governo, che ad oggi mancano. Anche se, bisogna dirlo, a Bruxelles, c’è l’impegno di Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione europea, per poter spostare i progetti Pnrr in ritardo sui fondi per la Coesione».
Basterà una proroga a salvare l’edilizia?
«No, come accennato, servono interventi strutturali decisi per snellire le procedure burocratiche e autorizzative. Poi sono cruciali le infrastrutture, anche quale strumento fondamentale per il rilancio delle periferie, come la Metro 1 e 2».
Le infrastrutture per rilanciare le periferie di Torino?
«Oggi non ci sono le condizioni amministrative, economiche e finanziarie per un rilancio delle periferie e per risolvere il drammatico problema degli alloggi sfitti. L’housing sociale, adeguatamente incentivato a livello sia finanziario che fiscale, nonché supportato da una politica condivisa di calmieramento dei prezzi, aiuterebbe a rivalutare e rilanciare le numerose aree degradate che oggi non vedono futuro».
Ance Torino ha proposto alle istituzioni un attestato non morosità. A che punto siete?
«Ci siamo incontrati una volta con l’assessore Rosatelli, poi non ci ha più convocati. Ora stiamo dialogando con l’assessore regionale Marrone. Per aiutare a risolvere l’emergenza case sfitte, sarebbe importante ed utile introdurre un’attestazione di non morosità dei potenziali inquilini da parte della cancelleria del Tribunale, oltre a prevedere significativi sgravi fiscali alle imprese italiane e straniere che vogliono operare nel nostro territorio e che devono soddisfare il bisogno abitativo dei propri dipendenti non residenti».
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