“Un numero non trascurabile di aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, 45 con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”. È il passaggio che in queste ore è diventato incriminato del Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne (Psnai), approvato nel marzo scorso dal governo, ma passato sotto silenzio.
Sardegna, viaggio nello spopolamento
L’attacco dell’assessore Satta: “Il governo tratta le aree interne come scarti da gestire”
Ma in Sardegna, dove lo spopolamento delle aree interne è un flagello che sta falcidiando interi piccoli paesi, non è passato inosservato. A denunciare le intenzioni dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è stato l’assessore regionale dell’Agricoltura Gianfranco Satta. In un post sui social riprende quel passaggio e attacca: “Il governo certifica l’abbandono delle aree interne – scrive -. Non è solo un documento: è una resa. Una diagnosi terminale mascherata da strategia. Niente più investimenti per trattenere i giovani, portare servizi, creare lavoro”, denuncia. Interi territori – il 60% del Paese riporta l’assessore – vengono dichiarati “irrecuperabili”.
“Non si pianifica il rilancio, si pianifica la decadenza. Parliamo di borghi, montagne, foreste, comunità coese. L’Italia vera, trattata come un peso da accompagnare all’abbandono”. E aggiunge concludendo: “Questa non è strategia. È disuguaglianza istituzionalizzata. Le aree interne non sono ‘scarti’ da gestire, ma risorse da liberare. Non servono compassione o pietà: servono investimenti, ascolto, visione politica”.
Alessandra Todde: “Noi scegliamo la strada del rilancio, non dell’eutanasia”
Arriva poi il rinforzo della stessa presidente della Regione Alessandra Todde: “Mentre il governo parla di ‘declino irreversibile’, noi scegliamo un’altra strada: quella del rilancio, non dell’abbandono. Una via di vita, non di eutanasia”, lo dichiara la presidente della Regione Alessandra Todde in merito alle intenzioni del governo sulle aree interne. “Nel Psnai si legge testualmente: ‘accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile’. Una dichiarazione che sa di resa: è l’eutanasia dei piccoli comuni”, sottolinea la presidente Todde. “Noi come Regione abbiamo scelto di investire – spiega la governatrice pentastellata -. Lo abbiamo fatto con il Fondo Unico per i Comuni. Lo facciamo oggi con 40 milioni per le imprese nei centri con meno di tremila abitanti. Con fondi per l’internazionalizzazione delle Pmi. Con nuovi accordi di programma per migliorare i servizi locali, in un’ottica di programmazione territoriale partecipata – elenca -. Semplifichiamo i contributi per ogni nuovo nato o bambino adottato nei comuni sotto i 5.000 abitanti. E continuiamo a investire”. “Le aree interne non si archiviano, si rilanciano. Non si dichiarano morte, si rianimano. Non si accompagnano al declino, ma alla rinascita”, conclude la presidente della Regione.
Bonus bebè per fermare lo spopolamento
Cosa dice il Piano del governo sulle aree interne
Nel dettaglio il Piano nazionale distingue le aree interne in quattro fasce-obiettivi:
- aree in cui è possibile un’inversione di tendenza relativamente alla popolazione;
- aree in cui è possibile un’inversione di tendenza relativamente alle nascite;
- aree in cui è possibile un contenimento della riduzione delle nascite (da diminuzione accentuata a moderata);
- aree in cui è possibile soltanto l’accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile.
Queste ultime “hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”.
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