Analisi, dati e proposte per il futuro: la Camera di Commercio fotografa l’evoluzione dell’economia reggina negli ultimi vent’anni, tra resilienza imprenditoriale, criticità settoriali e sfide per il rilancio del territorio.
Un report per comprendere vent’anni di economia reggina
Si è svolto in Camera di Commercio l’evento di presentazione del report “Osservatorio economico della Città metropolitana di Reggio Calabria. Due decenni di evoluzioni e mutamenti del sistema socioeconomico reggino”.
Lo studio, promosso dall’Ente camerale e realizzato con la collaborazione del Centro studi delle Camere di commercio, G. Tagliacarne, analizza le dinamiche dei principali indicatori economici negli ultimi 20 anni, con approfondimenti sui cambiamenti occorsi sul territorio, sull’evoluzione dei principali divari, dei fattori di benessere e degli elementi di competitività, senza tralasciare gli effetti generati da importanti situazioni di crisi, per ultima quella originata dal Covid, di intensità mai sperimentata dal dopoguerra.
Il ruolo dell’Osservatorio economico
«A partire dagli anni 2000 la Camera di Commercio si è dotata di un Osservatorio dell’economia – ha dichiarato il Presidente Antonino Tramontana – un sistema di monitoraggio e divulgazione sul sistema produttivo locale e su tutti i principali fattori economici, con approfondimenti annuali su alcuni aspetti, quali il credito, le aggregazioni produttive, le infrastrutture, l’internazionalizzazione, il mercato del lavoro, non tralasciando elementi imprescindibili per lo sviluppo, come il tema dell’innovazione, ma anche quello dell’illegalità economica che altera in modo significativo le regole di mercato».
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«Proprio in ragione del ruolo istituzionale di informazione economica a supporto dello sviluppo del territorio – ha proseguito Tramontana – abbiamo voluto mettere a sistema il nostro patrimonio informativo pluriennale sull’economia reggina, per avviare una discussione con le altre istituzioni e con le realtà civili e sociali (certamente le Associazioni di Categoria, che rappresentano le istanze delle imprese), per riflettere insieme sulle sfide ed opportunità che ci vedranno impegnati nei prossimi anni».
La proposta di un tavolo di confronto
«A partire dai dati emersi dallo studio – ha aggiunto Tramontana – è auspicabile la costituzione di un tavolo di confronto che possa contribuire alla definizione delle strategie per lo sviluppo locale in modo sinergico, per dare risposte alle imprese e generare un effetto moltiplicatore per le risorse impegnate».
Dopo i saluti iniziali del Presidente Tramontana e di Marco Oteri, Capo Gabinetto del Prefetto, la presentazione dei dati è stata curata da Gaetano Fausto Esposito, Direttore generale del Centro studi G. Tagliacarne, il quale ha evidenziato in modo articolato le dinamiche che hanno caratterizzato i trend del territorio metropolitano di Reggio Calabria nel ventennio 2003 – 2023, periodo caratterizzato da importanti crisi, da quella del credito del 2008 al Covid, una recessione di intensità mai sperimentata dal dopoguerra, con proiezioni anche dei dati dell’anno appena trascorso. Ne esce una fotografia con alti e bassi che da un lato evidenzia la resilienza del sistema imprenditoriale e la capacità di rispondere a nuove sfide, come quella rappresentata dai nuovi mercati internazionali o dall’innovazione e, dall’altro, la necessità da parte del sistema pubblico di mettere in campo strategie e politiche capaci di sostenere investimenti, innovazione, sviluppo delle filiere, favorendo le connessioni ed aggregazioni produttive, per incidere in modo significativo sullo sviluppo economico del territorio.
L’impegno di istituzioni e mondo accademico
Nel corso dell’evento sono intervenuti il Vicesindaco del Comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, che ha confermato l’impegno dell’amministrazione comunale a lavorare in maniera sinergica per lo sviluppo locale, e Giuseppe Zimbalatti, Magnifico Rettore dell’Università Mediterranea, che si è soffermato sull’impegno che l’Università reggina sta portando avanti per offrire al territorio ed al sistema imprenditoriale figure professionali e qualificate, coerenti con i fabbisogni delle imprese e capaci di contribuire al rendere l’economia reggina più produttiva.
Il report completo e una sintesi dei dati sono disponibili sul sito ufficiale della Camera di commercio: www.rc.camcom.gov.it.
Principali risultanze emerse dallo studio
A partire dagli anni 2000 il sistema imprenditoriale, sia a livello nazionale che locale, ha avviato processi di adeguamento rispetto alle esigenze del mercato in termini di addetti, ma anche di modelli organizzativi sempre più strutturati in società di capitali. Questi fattori, se da un lato hanno consolidato il sistema imprenditoriale, dall’altro hanno determinato una riduzione della propensione all’imprenditorialità individuale e familiare, soprattutto per le iniziative di autoimpiego, caratterizzate da modesta capitalizzazione e a basso contenuto di fattori qualificanti.
La resilienza dell’imprenditoria reggina
L’imprenditoria reggina, ci dicono i dati, è stata più resiliente: nella Città metropolitana di Reggio Calabria, a partire dal 2013, quando la numerosità imprenditoriale si è ridotta su base nazionale, è invece cresciuta vivacemente a Reggio Calabria.
La struttura delle imprese reggine è diventata più solida: la quota di società di capitali si è triplicata, attestandosi al 15%, e le imprese hanno dimostrato di saper rispondere alle sfide della sostenibilità e dell’innovazione. La Città metropolitana di Reggio Calabria è quarta in Italia per quota di imprese che riducono l’impatto ambientale delle proprie attività ed è ventunesima per quota di imprese che investono in progetti di innovazione.
Apertura ai mercati internazionali: export in crescita
È incoraggiante anche la capacità delle imprese reggine ad aprire ai mercati internazionali, con valori dell’export triplicati nel ventennio, dati nettamente superiori a quelli del resto del Mezzogiorno e del Paese. Permane però un forte gap nel rapporto tra esportazioni e valore aggiunto (4,2% Reggio Calabria, 32,8% nazionale, 16% meridionale).
Passando invece a un’analisi settoriale, i dati non sono altrettanto incoraggianti: si registra infatti una contrazione del sistema manifatturiero a favore del sistema dei servizi. A crescere sono stati soprattutto i numerosi servizi di base, che però non riescono a incidere in modo significativo sullo sviluppo economico del territorio.
Potenziale imprenditoriale nascosto
Un ulteriore aspetto che desta attenzione è legato al potenziale imprenditoriale nascosto: dal Registro Imprese emerge infatti che i reggini che fanno impresa in altri territori sono oltre il 43%, sottraendo importanti risorse al tessuto produttivo della Città metropolitana.
Anche le dinamiche sul valore aggiunto prodotto confermano questa tendenza. Il trend, seppur positivo, evidenzia una crescita della ricchezza prodotta inferiore rispetto al resto del Paese: reso pari a 100 il valore nel 2003, il valore aggiunto reggino aumenta di 30,2 punti nel ventennio fino al 2023, contro i 51,4 punti nazionali, i 40,9 meridionali e i 34,1 della regione Calabria. A Reggio Calabria il valore aggiunto è prodotto per circa il 76% nei comuni litoranei.
L’analisi disaggregata per settore evidenzia che, anche in termini di valore aggiunto, a crescere sono i servizi poco innovativi e con limitato contenuto di competenze, che passano dal 27,8% al 30,4% del totale, a fronte di una media nazionale del 18,8%.
Il valore aggiunto pro-capite cresce, ma in misura ridotta rispetto al resto del Paese; se nel 2003 la Città metropolitana era collocata all’88° posto fra le 103 province italiane, nel 2023 tale ranking scende al 97° posto.
Dinamiche settoriali: commercio e agricoltura
Il report evidenzia anche alcune dinamiche settoriali di lungo periodo. Osservando l’evoluzione del settore del commercio, emerge un incremento delle superfici di vendita trainato soprattutto da piccoli esercizi commerciali a gestione familiare, piuttosto che, come avvenuto altrove, dall’espansione della grande distribuzione organizzata. Questo spiega una crescita di addetti inferiore alla media regionale e meridionale.
I dati sul comparto agricolo reggino (Censimenti 2000, 2010, 2020) evidenziano una profonda ristrutturazione: diminuiscono le aziende e le superfici agricole, ma in termini di dimensione media aziendale si registra una tendenza alla crescita, come spinta verso maggiore efficienza. La SAU per azienda cresce dai 2,4 ai 4,1 ettari, un dato comunque lontano dagli 11 ettari medi nazionali e dai 9,1 ettari del Mezzogiorno, delineando un panorama agrario dominato da una parcellizzazione in microaziende, con risvolti negativi sulla produttività.
Turismo: crescita delle imprese, ma arrivi ancora sotto i livelli pre-crisi
Anche il turismo, che potrebbe rappresentare un volano di sviluppo, presenta risultati altalenanti. È uno dei settori che cresce più vivacemente in termini di imprese e addetti, ma la dinamica degli arrivi totali (italiani e stranieri) non ha ancora consentito di recuperare del tutto i livelli del 2008 e pre-Covid, al contrario di quanto avvenuto nel resto del Paese.
Dinamiche demografiche preoccupanti
Un ultimo dato su cui richiamare l’attenzione è quello legato alle dinamiche demografiche. Dall’analisi emerge che la popolazione della provincia di Reggio Calabria è in calo dal 2003 a oggi, con un’accelerazione del trend negativo nel periodo 2013-2023. Il declino riguarda purtroppo anche la fascia dei giovani, segnalando che si sta esaurendo negli anni una peculiarità del territorio: l’essere dotati di una popolazione relativamente giovane, avvicinandosi alla struttura anagrafica media italiana.
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