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risultati, ostacoli e strategie al 2025


Dopo 10 anni dal lancio dell’Agenda 2030 Onu con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile e i relativi 169 target, e in un contesto internazionale di grande incertezza, vulnerabilità e complessità, quali sono gli approcci, le pratiche in corso e le priorità da parte delle imprese dell’Emilia-Romagna?

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Focus lab, impresa B Corp di advisory, ha volontariamente promosso una terza indagine nel tempo per contribuire a conoscere, e condividere, il parere e le pratiche di imprese come nuovi spunti di riflessione e supporto per rafforzare azioni di cambiamento con prospettiva locale-globale.

 

Le imprese partecipanti

La nuova survey 2025 è stata realizzata tra aprile e maggio presso un campione di 85 imprese di 12 filiere industriali, con un mix di grandi imprese (molte leader di settore) e Pmi, rappresentative di oltre 75.000 dipendenti. L’indagine ha indagato 10 aree tematiche: approccio aziendale ai 17 Goals; progetti aziendali in corso in linea con i 17 SDGs; strumenti di management utilizzati; Goals prioritari per azioni a breve-medio periodo; ruoli dei vari stakeholders per i singoli Goals; impatti e opportunità delle filiere industriali; ostacoli incontrati e opportunità; priorità e strumenti gestionali da utilizzare; approccio alle partnership.

Il campione mostra una interessante evoluzione dimensionale: se nel 2020 queste aree tematiche erano presenti soprattutto nelle grandi imprese (55%), nel 2025 si registra un maggiore equilibrio con il 39% di piccole imprese, il 22% di medie e il 38% di grandi imprese. La partecipazione settoriale evidenzia la predominanza del comparto dei servizi alle imprese, comparto agro-food e meccanica, ceramico, servizi energetici/ambientali.

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Conoscenza in crescita, ma ancora frammentata a livello aziendale

Uno dei dati più incoraggianti riguarda il miglioramento della conoscenza degli SDGs: le aziende con una comprensione “buona” o “completa” sono passate dal 32% del 2020 al 53% del 2025. Tuttavia, persiste una significativa eterogeneità. Le grandi imprese mostrano livelli di conoscenza superiori (35% con conoscenza buona/completa) rispetto alle piccole (26%), mentre emerge un divario rilevante tra aziende certificate e non: il 73% con una certificazione dichiara una conoscenza buona o completa, contro il 46% delle aziende senza sistemi di gestione certificati.

Rispetto ad alcuni anni fa la conoscenza degli Obiettivi dell’Agenda 2030 è cresciuta tra i quadri, dirigenti, Cda e Amministratori. Il 65% dei rispondenti dichiara di integrare gli SDGs nei propri report di sostenibilità. Tuttavia, rimangono ancora sconosciute le opportunità e implicazioni dei 17 Goals tra i dipendenti operai, criticità su cui riflettere all’interno delle imprese, tra gli amministratori pubblici e il mondo dei sindacati.

 

L’attuazione degli SDGs: in crescita le azioni su obiettivi di sostenibilità sociale

Sul fronte dell’implementazione, i risultati mostrano un quadro più complesso. Il punteggio medio di attuazione degli SDGs secondo le dichiarazioni delle imprese, si attesta a 3,5 su una scala da 0 (impegno assente) a 5 (impegno elevato), sostanzialmente invariato rispetto al 2020.

Emerge anche una correlazione positiva tra conoscenza e attuazione: le aziende con maggiore consapevolezza degli obiettivi mostrano livelli di implementazione superiori.

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Gli impegni principali sono focalizzati in ordine prioritario sul lavoro (Goals 8), educatione/formazione (4), parità di genere (5), questi ultimi con maggiore crescita rispetto a tre anni prima e Benessere (3).

Seguono le azioni in linea con i Goal sull’innovazione (8), produzioni sostenibili (12), cambiamenti climatici (13), progetti per ridurre le disuguaglianze (10) e contribuire a migliorare la sostenibilità delle città e territori (11).

I settori in cui sono cresciuti gli impegni per una maggiore sostenibilità rispetto alla precedente indagine sono quello chimico-farmaceutico, Ict, building, energia, turismo e cultura.

Emerge inoltre che gli SDGs ispirano le scelte strategiche nel 27% dei rispondenti, in parte per il 58%, mentre un 13% dichiara di non ritenerli fattori chiave nelle strategie d’impresa.

Si evidenzia positivamente che i cambiamenti legati agli SDGs hanno privilegiato prioritariamente iniziative di responsabilità sociale (32%), miglioramento di pratiche di gestione ambientale (26%) e cambiamenti nelle politiche di governance (20%).

 

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Le imprese partecipanti mostrano di usare un’ampia gamma di strumenti di gestione e iniziative che riflettono una maggiore integrazione dei tre fattori ESG. Le preferenze divergono ovviamente tra piccole, medie e grandi imprese. Per le piccole emergono in ordine prioritario progetti di supporto alla comunità (65%), per le medie azioni per il benessere/welfare dei dipendenti (75%) e azioni di efficientamento ambientale e circolarità (55%), mentre per le grandi prevalgono la predisposizione di bilanci di sostenibilità (81%) e a seguire su benessere (72%) e circolarità- efficienza ambientale (69%).

Il Bilancio di sostenibilità con riferimenti agli SDGs è adottato dal 61% del campione, in crescita dell’11% rispetto al 2020. Con le nuove direttive Ue, a prescindere dalle modifiche omni-bus in corso, in materia di rendicontazione e supply chain, dovrebbero rafforzare le modalità di misurazione e di rendicontazione degli impatti ESG, con spinta ad incrementare un mix di nuovi strumenti gestionali per nuovi obiettivi di miglioramento.

 

Priorità e focus con approccio più integrato alla sostenibilità

I cinque obiettivi strategici indicati dalle imprese come prioritari da perseguire come competitività responsabile sono prevalentemente sociali e in parte ambientali: il Goal 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), Goal 3 (salute e benessere), Goal 5 (parità di genere), il Goal 12 (consumo e produzione responsabili), e Goal 13 (cambiamenti climatici).

Dal punto di vista degli strumenti gestionali, il 49% pianifica di potenziare i progetti di efficienza ambientale, il 40% quelli per servizi per il benessere dei dipendenti, mentre il 36% intende rafforzare le iniziative a supporto della comunità locale, in particolare le piccole, mentre le medie e grandi più focalizzate per l’efficienza e circolarità green. Significativo è anche l’interesse crescente per la redazione del bilancio di sostenibilità (34%) per motivi normativi UE, e di richieste di filiera e mercato, e la partecipazione a network specializzati (23%).

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Ostacoli persistenti e opportunità da cogliere

Le principali barriere all’implementazione rimangono di natura gestionale ed economica: le difficoltà nell’integrare i 17 SDGs nelle strategie aziendali e la carenza correlata di competenze dedicate sono indicate per il 65%, a seguire la mancanza di risorse economiche nel 49%.

Questi limiti di capacità di integrazione trasversale e di competenze trasversali per la gestione di soluzioni di sostenibilità d’impresa sono le sfide più importanti per rendere più sostenibili e competitive le imprese del territorio economico regionale.

Nonostante i 10 anni dal loro lancio su scala internazionale, le imprese partecipanti riconoscono significative opportunità nell’Agenda 2030 ancora da esplorare: il 52% dei rispondenti vede negli SDGs uno strumento per valutare meglio il profilo di sostenibilità e ridurre gli impatti negativi, mentre il 41% li considera fonte di ispirazione per nuovi obiettivi di sostenibilità. Il 38% apprezza le possibilità di migliorare le relazioni con gli stakeholder e di aumentare l’engagement dei dipendenti.

 

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Un elemento emerso con forza è la necessità di maggiore collaborazione: il 59% delle aziende esprime interesse per iniziative collaborative con altre imprese e organizzazioni del territorio per raggiungere obiettivi comuni legati agli SDGs. Il 18% dichiara di non avere ancora avviato collaborazioni, evidenziando un potenziale ancora largamente inespresso.

L’analisi del gap tra aspettative e azioni reali dei diversi stakeholder per i Global Goals, mostra che le imprese ritengono che l’impegno dalla Pubblica Amministrazione sia molto basso rispetto al potenziale ruolo (- 33%), insieme ai cittadini, mentre il volontariato svolge più azioni di quello che si aspettano (+15%). Le risposte confermano la necessità di un approccio intersettoriale e multi-stakeholder per il raggiungimento di obiettivi di innovazione sostenibile.

 

Un percorso in evoluzione e le sfide per una competitività sostenibile

Questa nuova indagine fotografa un trend di imprese in transizione a più livelli per gli SDGs. Da un lato cresce positivamente la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 con molteplici progetti e strumenti applicati sui 17 SDGs. Dall’altro persistono ancora diversi ostacoli per cogliere le tante opportunità ancora inespresse offerte dalla dall’Agenda 2030 per l’innovazione integrata ambientale e sociale attraverso vari target locali e globali: il rafforzamento delle competenze di sostenibilità interne alle aziende, lo sviluppo di nuovi strumenti dedicati alla gestione della sostenibilità, il rafforzamento della quantità e qualità delle azioni dei vari Stakeholder locali del territorio con azioni coordinate ed integrate e su obiettivi misurabili.

Sono passati 10 anni, ma l’Agenda 2030, con i suoi 17 SDGs, resta ancora più che attuale e di riferimento per azioni integrate di sostenibilità con una prospettiva locale e globale.

 

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Report integrale disponibile su www.focus-lab.it/insights

 


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 



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