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Aree Interne, Repole scrive al Governo: «Le parole del Piano distruggono la coesione»


Il nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021–2027 finisce al centro delle polemiche per un passaggio giudicato “inaccettabile” da molti amministratori locali.

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In particolare, la frase contenuta nel documento secondo cui “queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza, ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento” ha generato una reazione istituzionale da parte della presidente della Città dell’Alta Irpinia, Rosanna Repole, sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi.

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«Come presidente della Città dell’Alta Irpinia e come cittadina delle Aree Interne intendo esprimere tutta la mia amarezza, contestando naturalmente forme e contenuti, rispetto a quanto riportato nel nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027. Gli addetti ai lavori erano già a conoscenza di questo passaggio, che ogni abitante delle aree interne, da Nord a Sud, non può che definire inaccettabile. Personalmente speravo in un chiarimento, invece a distanza di settimane non abbiamo registrato chiarimenti, ripensamenti, spiegazioni. Come attuale rappresentante di una delle prime aree ad essere entrate nel percorso della Strategia Nazionale Aree Interne, come sindaco di un Comune che come tantissimi altri ha lavorato in questi anni per progettare dal basso, per intercettare bisogni, criticità e potenzialità di zone in evidente difficoltà, sono allo stesso tempo delusa ma non rassegnata».

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«Ed è per tale motivo che scriverò al Ministro per gli Affari europei, Pnrr e Politiche di Coesione, Tommaso Foti, alla premier Giorgia Meloni e al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oltre che al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per manifestare un dissenso totale rispetto a quanto riportato nel documento».

Mi associo alle posizioni già espresse da personalità autorevoli, dal presidente della Fondazione Con il Sud, Stefano Consiglio, allo scrittore Franco Arminio, persone che da anni e a vario titolo stanno dando un contributo notevole in termini di idee e di iniziative sull’importanza dei paesi e delle aree interne italiane. Mi chiedo inoltre come lo stesso Governo, che con il ministro Piantedosi ha lodato recentemente alcuni modelli di questa provincia, quindi delle Aree Interne, ribadendo l’impegno per un’inversione di tendenza, possa condividere forma e contenuti di quanto riportato nel Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne».

«Come cittadina, auspico che le più alte cariche dello Stato prendano le distanze e ascoltino una volta per tutte gli appelli di sindaci, vescovi, società civile, che in questi anni non sono mai mancati. Certe espressioni, ed evidentemente le conseguenze di determinate espressioni, non fanno altro che distruggere il concetto stesso di Coesione».

A rafforzare la presa di posizione, sono arrivate tre lettere ufficiali, firmate da Repole e indirizzate a Tommaso Foti, Ministro per gli Affari europei e il PNRR, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

In ciascuna missiva, il messaggio è chiaro: «Quelle parole sono inaccettabili». Il rischio, spiegano i sindaci dell’Alta Irpinia, è quello di smantellare anni di lavoro e progettazione dal basso, condotti tra Comuni, cittadini, Terzo Settore, agricoltori e imprese locali. Ma anche di minare il principio stesso di coesione territoriale, tanto evocato nei discorsi ufficiali quanto ora tradito nei documenti strategici. Alle istituzioni viene chiesto un intervento immediato per «ristabilire il concetto di Coesione», non come concetto astratto, ma come diritto concreto, come fondamento costituzionale di pari opportunità tra territori.

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La contraddizione è evidente. Mentre il ministro Piantedosi elogiava, appena pochi mesi fa, “il modello Irpinia” per le sue pratiche di accoglienza e innovazione, lo stesso Governo pubblicava un Piano che condanna quelle stesse terre a un destino di invecchiamento programmato. Un corto circuito politico e culturale che ha fatto esplodere il dissenso.





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