Le aziende corrono ai ripari guardando oltre i confini europei: ecco perchè.
L’Italia si scopre a corto di manodopera e le aziende corrono ai ripari guardando oltre i confini europei. Secondo i dati Unioncamere, la fame di lavoratori stranieri è alle stelle: quasi un’impresa su due punta a inserire in organico operai specializzati provenienti da Paesi extra Ue entro il prossimo anno.
Questa impennata nella domanda arriva proprio a ridosso dell’entrata in vigore del nuovo decreto flussi, che promette di regolarizzare 500.000 immigrati nei prossimi tre anni. Un segnale chiaro: senza nuova forza lavoro dall’estero, la macchina produttiva rischia di fermarsi.
Non è un problema di competenze, mancano i lavoratori
A spingere le aziende verso i lavoratori extra Ue non è tanto la mancanza di competenze tra gli italiani, quanto la carenza di manodopera in generale. L’Italia, infatti, paga un doppio conto: l’invecchiamento della popolazione riduce il bacino di lavoratori disponibili e i bassi salari scoraggiano l’arrivo di manodopera dall’Europa, dove le retribuzioni sono spesso più alte.
In questo quadro le imprese sono costrette a cercare personale in Paesi extra europei, dove l’offerta di manodopera è abbondante e la disponibilità a trasferirsi maggiore.
L’indagine: un’azienda su tre assume già lavoratori extra UE
Un’indagine condotta da Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su 4.500 aziende manifatturiere e di servizi (5-499 dipendenti) rivela numeri impressionanti: il 33% delle imprese ha già assunto o prevede di assumere entro un anno almeno un lavoratore extra Ue.
E non è tutto: quasi 7 imprese su 10 (68,7%) sono pronte a investire in corsi di formazione per inserire al meglio i nuovi arrivati. Un segnale di grande apertura, mentre solo poco più della metà delle aziende resta contraria all’assunzione di manodopera da fuori Unione europea. La domanda non è uniforme: la vera emergenza riguarda gli operai specializzati, per i quali la percentuale di imprese interessate sale al 47,1%. Seguono gli operai generici (33,6%). Più basse le richieste per artigiani (11,1%), operatori del terziario (13,3%) e tecnici qualificati (9,3%). Quasi nulla la domanda per tecnici super-specializzati (4,9%) e manager (1,1%), segno che le aziende cercano soprattutto figure operative.
Decreto flussi: 500 mila regolarizzazioni per salvare il lavoro
Il Governo risponde al grido d’allarme con il nuovo decreto flussi, che apre le porte a 500.000 lavoratori extra Ue in tre anni. Una misura pensata per intercettare chi è già in Italia senza permesso di lavoro o con permessi diversi, ma anche per attrarre nuova manodopera dall’estero.
Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, è stato chiaro: “L’Italia paga le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione. I lavoratori immigrati diventano una risorsa fondamentale per soddisfare la crescente domanda delle imprese”.
Salari troppo bassi: così l’Italia non attira europei
Oltre ai problemi demografici, c’è una questione economica che pesa come un macigno: gli stipendi italiani, fermi da decenni, non sono competitivi rispetto a quelli degli altri Paesi Ue. Questo spiega perché i lavoratori comunitari preferiscono cercare impiego altrove, mentre le aziende italiane trovano più disponibilità tra i cittadini di Paesi extra europei, dove il divario salariale rende l’Italia ancora appetibile.
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