Bruxelles – Rendere l’Europa “il luogo più attraente al mondo” per le scienze della vita entro il 2030. È l’ambizioso obiettivo messo nel mirino dalla Commissione europea, che ha svelato oggi (2 luglio) una nuova strategia per vincere la “corsa globale” per l’innovazione nel settore delle biotecnologie e della salute. C’è da approfittare della crociata dell’amministrazione Trump contro le università americane e offrire riparo a scienziati e ricercatori nel vecchio continente: “I migliori talenti cercano le migliori opportunità”, ha sottolineato la commissaria Ue per le start-up, la ricerca e l’innovazione, Ekaterina Zaharieva.
Lo studio dei sistemi viventi, dalle cellule agli ecosistemi, non solo è fondamentale per la nostra salute, l’ambiente e l’economia, ma è anche il motore dell’innovazione nella medicina, nell’alimentazione e nella produzione sostenibile. Secondo i dati diffusi da Bruxelles, il settore – in cui gravitano 29 milioni di posti di lavoro in tutta l’Unione – contribuisce con quasi 1.500 miliardi al valore dell’economia dell’Ue. Ed è all’avanguardia negli investimenti in ricerca e sviluppo, con 46,6 miliardi di euro spesi nel 2022, quasi il 20 per cento della spesa totale delle imprese Ue in R&d. Per questi motivi, la Commissione europea suona il campanello d’allarme: l’Ue “sta perdendo terreno rispetto ad altri attori globali nel trasformare la ricerca in soluzioni concrete”. Olivér Várhelyi, commissario europeo per la salute, ha insistito: “Dobbiamo agire con urgenza, perché siamo in una corsa globale”.
La strategia illustrata da Zaharieva e Várhelyi sarà sostenuta con oltre 10 miliardi di euro all’anno provenienti dall’attuale bilancio dell’Ue, reperiti attingendo da diversi programmi. Fino a 100 milioni all’anno attraverso Horizon Europe per sviluppare soluzioni e terapie basate sul microbioma, 250 milioni a sostegno dello sviluppo di nuove metodologie, molecole innovative, materiali avanzati e una biofabbricazione più efficiente, 300 milioni di euro per stimolare la ricerca biomedica in settori quali l’adattamento ai cambiamenti climatici, i vaccini di nuova generazione e le soluzioni accessibili per la lotta contro il cancro.
E poi, la Commissione sta lavorando al Biotech Act, una legge “per abbattere i confini dell’innovazione”, per creare un quadro più favorevole all’innovazione in tutti i settori biotecnologici. “La legge era prevista per il 2026, ma vogliamo procedere più rapidamente”, ha affermato Várhelyi in conferenza stampa. Infine, nella strategia è incluso il lancio di un’interfaccia digitale per mettere in contatto le start-up, l’industria e gli investitori, sfruttando il portafoglio del Consiglio europeo per l’innovazione (Eic) e la sua rete di investitori.
“Vogliamo che le start-up e le aziende del settore delle scienze della vita scelgano l’Europa”, ha sottolineato Zaharieva. L’obiettivo è stato tracciato da Ursula von der Leyen a inizio maggio, quando all’Università Sorbonne di Parigi presentò l’iniziativa Choose Europe, volta a rendere l’Ue una calamita per i ricercatori.
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