Il ddl sulle Pmi è un passo importante per il sistema economico italiano, soprattutto considerando che finalmente si attua una normativa prevista dallo Statuto delle Imprese del 2011. Come ha sottolineato Pasquale Lampugnale, vicepresidente nazionale di Confindustria Piccola Industria con delega a Economia, Credito, Finanza e Fisco, “Il ddl Pmi rappresenta un risultato significativo di questo governo che per la prima volta attua una previsione normativa che è rimasta finora inattuata. Riconosciamo il valore di questo passo in avanti, anche se è essenziale continuare a lavorare sui dettagli”.
Il vicepresidente di Confindustria ha anche messo in evidenza le difficoltà economiche che le Pmi stanno affrontando in un periodo segnato da incertezze globali. “Il contesto attuale è senza precedenti: le incertezze economiche, le sfide della transizione digitale e la competizione internazionale mettono a dura prova le imprese, che si trovano a dover affrontare non solo una congiuntura difficile, ma anche un sistema fiscale gravoso, un eccesso di burocrazia e un accesso limitato al credito. Per questo motivo, il ddl Pmi, se ben strutturato, rappresenta una grande opportunità per rilanciare la competitività delle nostre imprese”, ha affermato Lampugnale.
Un punto centrale per Confindustria è sicuramente l’accesso al credito, un tema sempre più urgente per le Pmi, che spesso faticano a ottenere i finanziamenti necessari per crescere. “Positiva è la proposta di una Delega al Governo per riorganizzare la disciplina dei Confidi, ma è fondamentale che vengano adottate misure immediate per semplificare l’accesso al credito, in particolare per le imprese più piccole”, ha spiegato il vicepresidente. Secondo Lampugnale, dovrebbero essere rivisti alcuni limiti operativi, come la soglia per l’iscrizione all’albo dei Confidi, attualmente fissata a 150 milioni di volume di attività, e ampliata la possibilità per questi enti di diversificare le proprie attività, anche attraverso partecipazioni in altri soggetti. Inoltre, Lampugnale ha sottolineato l’importanza di “rafforzare il Fondo di Garanzia per le Pmi, una misura strategica che deve diventare strutturale. La conferma della riforma del 2024, con un massimale di garanzia che arriva a 5 milioni di euro, è un segnale positivo, ma è necessario che questa misura non venga rinnovata ogni anno, ma che diventi un pilastro stabile della politica economica per le Pmi”.
Oltre al credito, un altro aspetto fondamentale del DDL riguarda la digitalizzazione delle Pmi. Lampugnale ha insistito sul fatto che le piccole e medie imprese italiane devono affrontare con urgenza la transizione digitale, altrimenti rischiano di perdere terreno rispetto alle concorrenti internazionali, soprattutto negli ambiti cruciali come l’intelligenza artificiale. “L’Europa, e ancor di più l’Italia, ha accumulato un notevole ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina in tema di digitalizzazione, e le Pmi italiane segnano valori molto più arretrati rispetto alla media europea. È fondamentale che si investa in stimoli per favorire l’adozione di tecnologie digitali, inclusi voucher per supportare gli investimenti in questo settore”, ha detto il vicepresidente.
Nel discorso, Lampugnale ha anche toccato la questione della patrimonializzazione delle Pmi, un altro tema centrale per garantire la solidità delle imprese. “L’introduzione sperimentale dell’Ires premiale per il 2025, che premia il reinvestimento degli utili, è una misura positiva, ma la sua complessità e i ritardi attuativi rendono difficile la sua applicazione pratica. Occorre una riflessione per semplificarne l’attuazione e, se necessario, reintrodurre strumenti analoghi all’Ace per rafforzare il capitale delle imprese”, ha dichiarato Lampugnale.
Una delle richieste più importanti riguarda anche la semplificazione delle normative. Secondo Lampugnale, è essenziale rivedere la burocrazia che grava sulle Pmi.
“Confindustria ha presentato a febbraio 2024 80 proposte per semplificare la regolamentazione, ma è necessario un rilancio di queste misure, in modo che possano tradursi in interventi stabili e concreti nel tempo. La riduzione degli adempimenti burocratici e la creazione di incentivi certi sono fondamentali per migliorare la competitività delle nostre imprese”, ha concluso.
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