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Decreto editoria 2025, l’allarme di Legacoop CulTurMedia: “La stampa indipendente è a rischio. Urge chiarezza sul nuovo regolamento”


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Legacoop CulTurMedia esprime “stupore” per la decisione del Governo di escludere, ancora una volta, le cooperative di giornalisti e le testate informative non profit dalle misure di sostegno al settore dell’editoria previste dal Dpcm del 17 aprile 2025.

Il nuovo decreto, che dà attuazione alla modifica dell’articolo 1 della Legge 198 del 26 ottobre 2016 introdotta con la legge di bilancio 2024, istituisce il Fondo unico per il pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione e dell’editoria e mette a disposizione 82 milioni di euro a favore delle imprese editoriali di giornali e periodici (contro i 140 milioni del fondo 2023).

Sono incluse tutte le principali testate nazionali e quindi tutti i maggiori gruppi editoriali. Tra le misure, è previsto un contributo di 65 milioni di euro per le imprese editrici di quotidiani e periodici, pari a 10 centesimi di euro per ogni copia cartacea venduta nel corso del 2023. Il precedente provvedimento prevedeva 5 centesimi a copia, con uno stanziamento di 60 milioni per le copie 2022.

Come già accaduto negli anni precedenti, secondo l’analisi condotta da Mediacoop, restano escluse le realtà editoriali che accedono ai contributi diretti in base alla tutela del principio del pluralismo dell’informazione, ovvero i quotidiani locali e le piccole testate senza scopo di lucro che garantiscono un’informazione più indipendente e diversificata.

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Il Dpcm prevede anche ulteriori contributi: 10 milioni per le edicole, 3 milioni per i punti vendita non esclusivi e 4 milioni per le imprese di distribuzione di quotidiani e periodici. Tutti questi “bonus” restano subordinati alla preventiva autorizzazione della Commissione europea.

Desta ulteriore preoccupazione il fatto che il nuovo Regolamento di ridefinizione dei contributi diretti all’editoria, dato per imminente già a fine 2024, non sia ancora stato reso pubblico, né approvato, e quindi non sia possibile conoscerne i contenuti prima del passaggio alle Commissioni parlamentari.

Attualmente i criteri restano definiti dal Decreto legislativo n. 70 del 15 maggio 2017, adottato in attuazione dell’articolo 2 della Legge 198/2016 (Legge Lotti), che istituiva il Fondo per il pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione.

«L’occasione di confronto con il Dipartimento guidato dal sottosegretario Barachini è stata finora positiva – commenta la presidente di Legacoop CulTurMedia, Giovanna Barni – ma è urgente che questo confronto riparta e si concluda entro l’anno. Il tempo delle proroghe è finito».

Giovanna Barni ricorda infatti che incombe sul settore la cosiddetta “tagliola” introdotta nel 2019 dal governo gialloverde, che prevede l’azzeramento progressivo dei contributi diretti a partire dal 2027. «Dopo sei anni di proroghe, la situazione di incertezza e la mancanza di un quadro normativo stabile per le cooperative editoriali non possono continuare ancora a lungo».

Secondo la presidente di CulTurMedia, «questo confronto è necessario anche per tutelare la qualità dell’informazione, come lo stesso Barachini ha più volte ribadito». Barni aggiunge: «Avendo contribuito alla formulazione della bozza di regolamento ed espresso un giudizio positivo sull’impostazione data, crediamo sia urgente conoscerne nel dettaglio i nuovi criteri per il calcolo dei contributi diretti, prima dell’approvazione definitiva».

A tal proposito, CulTurMedia ha invitato il sottosegretario Barachini a partecipare a un’iniziativa pubblica prevista in autunno, in occasione del 50° anniversario dell’associazione: «In quella sede vogliamo discutere della grave situazione del settore e di possibili soluzioni, come la digital service tax».

«Gli editori tutti, non solo alcuni, vivono una crisi strutturale aggravata dalla rivoluzione digitale e dal crollo della carta stampata. Un altro anno di clausola di salvaguardia – conclude la presidente Barni – non costituisce più una garanzia per il futuro della stampa indipendente non profit».

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Alla posizione di Legacoop si affianca un’interrogazione a risposta scritta presentata alla Camera dal deputato Marco Grimaldi (AVS) nella seduta del 1° luglio. Nell’atto parlamentare si chiede al Presidente del Consiglio di chiarire «a quanto ammontino le risorse riservate, nell’ambito del riparto, alle testate giornalistiche facenti capo a cooperative o imprese senza fini di lucro».

Grimaldi ricorda che il Fondo per il pluralismo è stato incrementato dalla legge di bilancio 2025 di 50 milioni di euro, anche per «preservare l’offerta delle cooperative giornalistiche e delle imprese editoriali non profit», le sole in grado di stimolare «la capacità critica degli avvenimenti e il senso di comunità».

«Il sostegno al pluralismo informativo – si legge nell’interrogazione – rappresenta un elemento fondamentale per un Paese democratico, nel quale non può essere il solo mercato a regolare la sopravvivenza o l’esistenza di testate giornalistiche che costituiscono un presidio a garanzia di una informazione plurale e qualificata».

 





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