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Fare impresa nel Sud Italia si può: quando mancano le opportunità, le donne le creano


Il gruppo di imprenditrici si ferma davanti a un quadretto fotografico. La donna nelle immagini è elegantemente vestita stile anni 60, ma si intuisce che lo spirito non è quello di una stereotipata «casalinga per bene» della Calabria di quegli anni. «Mia zia Maria Antonietta non accettava di essere incasellata in nessuno schema», racconta Rita Bilotti, titolare dell’azienda agricola e ricettiva Castello di Serragiumenta in provincia di Cosenza, «non era sposata, aveva imparato a sciare dopo essersi laureata in Legge, viaggiava in tutto il mondo, anche se tornava sempre qui. Quando decise di costruire la piscina in terrazza, la voce si sparse come se avesse fatto la rivoluzione. Non esisteva niente di simile in questa zona». Quella piscina, a modo suo davvero simbolo di rottura con un «certo modo di fare le cose», è ancora qui, al piano superiore del palazzo, circondata dalle colline (di cui una porta proprio il nome di Maria Antonietta).

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Il Castello di Serragiumenta ad Altomonte, Cosenza.

Courtesy photo

Le signore giunte fin qui ad ascoltare la sua storia sono parte del BeezTour 2025 di GammaDonna, associazione che da oltre vent’anni promuove la crescita del ruolo delle donne e dei giovani nel mondo dell’impresa, e che una volta l’anno, grazie al sostegno di Deloitte, la grande multinazionale che offre consulenza aziendale e revisione, offre la possibilità di partecipare a un viaggio di scoperta di realtà imprenditoriali italiane, ma anche un viaggio di scambio, confronto, sostegno per donne che fanno tutte lo stesso mestiere, ovvero l’imprenditrice. «Quest’anno abbiamo scelto la Calabria, perché è una terra che ha molto da raccontare sull’imprenditoria femminile», spiega Valentina Parenti, presidente di GammaDonna, «Basti sapere che il tasso di occupazione femminile in questa regione è tra i più bassi dìEuropa, 33,1% (dati Eurostat 2024), mentre il tasso di imprenditoria femminile è più alto della media nazionale, 23,6% contro il 22% medio italiano (Unioncamere, IV Rapporto sull’imprenditoria femminile)». Non sono dati in conflitto, continua Parenti, «proprio in quelle aree dove trovare un lavoro dipendente è più complesso per le donne, sia per motivi economici che culturali, vediamo che le donne trovano maggiore spinta a impiegarsi da sole in un’impresa. E a dare lavoro agli altri, preoccupandosi di creare sul territorio un’azienda, grande o piccola, che dia un contributo rigenerativo, culturale ed economico».

Valentina Parenti Gammadonna

Valentina Parenti, presidente di GammaDonna, presenta l’evento ad Altomonte dedicato all’innovazione durante il BeezTour organizzato in Calabria.

Laila Bonazzi

Annuiscono le signore del BeezTour quando Valentina Parenti parla in questo modo, sono tutte concordi sul fatto che, sì, esiste un modo di fare impresa al femminile che ha le sue peculiarità, nel bene e anche nel male. Nei giorni del tour molti confronti tra le imprenditrici sono stati sulla gestione del personale, sul fatto di apparire troppo buone o troppo autoritarie, sul confronto generazionale con i più giovani in azienda, su come pensare sempre sul lungo termine invece che al semplice profitto del quadrimestre.

Sul fatto di dover prendere le decisioni con un piglio deciso, Carmela Lerede, pugliese di stanza a Roma, non ha rivali nel gruppo. Lerede, con anni di esperienza come direttrice finanziaria e nella consulenza di alto livello, ha deciso di affiancare alla sua azienda primaria (You come here, una società di property management), una community per connettere e formare altre donne che desiderano mettersi alla prova in questo ambito, ovvero la gestione di immobili tramite affitti brevi: «Autosabotaggio, paura, poca confidenza con gli aspetti finanziari, timidezza nell’autopromozione, questi sono i nemici maggiori delle donne che vogliono fare impresa. Per questo ho fondato Lady Property, una community che tramite membership permette di accedere a costante formazione, consulenza e confronto con un network di donne attive nel nostro ambito. Insegnavo property management in alcune accademie di turismo e regolarmente mi accorgevo che gli uomini, appena finito il corso, si buttavano fondando la propria società, mentre le mie studentesse aspettavano e tentennavano. Tra l’altro lo considero un settore molto adatto a donne che, ad esempio, hanno fatto pausa nel lavoro a causa di maternità, non servono grandi capitali per iniziare, è un impiego conciliabile con la gestione famigliare. Volevo che le mie ladies non si sentissero sole, potessero confrontarsi a vicenda, accompagnarsi nel percorso: per questo siamo sempre connesse sui social e tramite i bootcamp annuali, da Nord a Sud, dove parliamo di tutto, dalle ultime normative, a come determinare i prezzi per gli affitti fino al personal branding». Lerede ha quindici dipendenti nella sua società di property management, tramite la quale gestisce oltre 150 strutture, ma confessa che aver spinto altre donne a fare impresa tramite Lady Property è la sua più grande soddisfazione.



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