C’è chi dice no. Soprattutto in un momento storico, che ormai sta durando da tempo, in cui i consumi calano, il clima non aiuta e il valore del vino è oggetto di polemiche e mal di pancia con tanti produttori che chiedono remunerazioni più cospicue. Un quadro difficile che ci porta in Francia, il primo Paese al mondo in valore per la produzione di vino, ma dove accanto a tanti “big”, che fanno storia a sé, c’è un universo di piccoli produttori che vive situazioni complicate. E, non a caso, c’è chi non ha accolto con favore la notizia dei finanziamenti messi a disposizione attraverso il Fondo dell’Unione Europea, per 15 milioni di euro, a favore dell’industria vinicola del Sudafrica.
Ne viene fatta in primis una questione di priorità geografica, alla luce della crisi che tanti viticoltori francesi (e non solo) stanno attraversando. “In un momento in cui stiamo vivendo una grave crisi, trovo questa decisione inaccettabile e una vera e propria provocazione per l’industria vinicola europea”, sono le parole di Jérôme Despey, presidente del consiglio specializzato in vino di FranceAgriMer e viticoltore, riportate da “Vitisphere”. Una protesta che arriva “in un momento in cui chiediamo crediti di riserva di crisi per sostenere i viticoltori”, ha aggiunto Despey che si batte per dotare il settore di finanziamenti europei al fine di poter dispiegare, secondo la strategia adottata a livello nazionale, strumenti per ridurre il potenziale produttivo e le scorte (attraverso l’estirpazione e/o la distillazione).
Non manca, poi, una richiesta indirizzata a Bruxelles per “agire molto rapidamente e annunciare un sostegno massiccio per aiutare soprattutto la viticoltura europea”. Le proteste, quindi, hanno “alzato il volume” dei viticoltori transalpini. Jean-Marie Fabre, presidente des Vignerons Indépendants de France, ha detto che “era da tempo che non avvertivo una reazione del genere, con tanta virulenza e un senso di frustrazione. Non c’è una sola regione vitivinicola che non protesti contro questo sussidio per un settore che concorre con il nostro e non è membro dell’Unione. Tutto ciò dovrebbe dare alla Commissione l’opportunità di concentrarsi nuovamente sulle azioni per il suo settore, che deve essere aiutato e sostenuto. La Commissione deve essere rimessa al centro dell’Europa”.
E più sostegno dall’Ue, ma anche uno sforzo diplomatico maggiore era il messaggio arrivato dalle principali rappresentanze del vino dei primi tre Paesi produttori al mondo, e quindi da Italia (rappresentata da Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentari, Assoenologi, Cia – Agricoltori Italiani, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, Fivi e Unione Italiana Vini-Uiv), Francia (con Fnsea – Commission Viticole, La Coopération agricole – Vignerons coopérateurs de France, Vignerons indépendants de France, Les vins Igp de France) e Spagna (Asociación Empresarial Vinos de España, Asociación de Jóvenes Agricultores, Cooperativas Agro-Alimentarias de España, Conferencia Española de Consejos Reguladores Vitivinícolas, Coordinadora de Organizaciones de Agricultores y Ganaderos, Federación Española del Vino, Organización Interprofesional del Vino de España e la Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos), nell’ultima riunione del “Gruppo di Contatto”, nei giorni scorsi, in Italia, a Montepulciano, “perla” del Rinascimento e culla del Vino Nobile di Montepulciano, come raccontato da WineNews: “ora più che mai il sostegno dell’Ue al settore non deve essere messo in discussione. Il settore deve disporre di risorse adeguate, senza le quali non può esistere una politica vitivinicola europea in grado di rispondere alle sfide che i viticoltori europei si trovano ad affrontare. In particolare, il bilancio per la futura Pac deve tutelare i programmi vitivinicoli nazionali e il “Pacchetto Vino” deve prevedere opportunità per sostenere le imprese vitivinicole che stanno soffrendo anche della crisi dei consumi e dei dazi doganali”.
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