Nel 2024 il mercato digitale italiano ha raggiunto un valore di 81,6 miliardi di euro, segnando una crescita del 3,7%: un ritmo nettamente superiore a quello del PIL nazionale, fermo allo 0,7%. A trainare il settore sono state le componenti più innovative, prima fra tutte l’Intelligenza Artificiale, ormai considerata da imprese e istituzioni non più una tecnologia del futuro, ma una leva concreta per la competitività del presente.
Lo evidenzia il rapporto annuale sul digitale realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting cube e presentato il 2 luglio a Roma, con il supporto di importanti player del settore come AlmavivA, Cisco, Meta, Google e Reply.
L’IA entra nella realtà economica
“Il settore dell’ICT continua a crescere a un ritmo superiore all’economia generale e gioca un ruolo chiave nell’occupazione e nello sviluppo del Paese”, ha dichiarato il presidente di Anitec-Assinform, Massimo Dal Checco. “Il 2025 è l’anno in cui l’Intelligenza Artificiale ha smesso di essere solo un’ambizione e ha iniziato a ridisegnare concretamente il nostro presente”.
Secondo il rapporto, la crescita più significativa nel 2024 ha riguardato i Servizi ICT (+7,4%, pari a 17,3 miliardi), sospinti dallo sviluppo di soluzioni basate su Intelligenza Artificiale, Cybersecurity e Cloud. Bene anche Software e soluzioni ICT (+3,9%) e il segmento dei Contenuti e Pubblicità digitali (+5,6%). Tornano a crescere i Dispositivi e Sistemi (+1,6%) e, seppur più lentamente, i Servizi di rete di telecomunicazioni (+1,2%).
Digital Enabler in forte espansione
Tra i comparti più dinamici emergono i cosiddetti Digital Enabler e Transformer, ossia quelle tecnologie che abilitano la trasformazione digitale. Dal 2024 al 2028 si prevede per questo segmento una crescita media annua del 10,2%, ben superiore al 2,8% del comparto ICT nel suo complesso. In testa alla classifica: Cloud Computing, Cybersecurity, Big Data, Intelligenza Artificiale e Cognitive Computing. In rallentamento, invece, le piattaforme Blockchain.
La spinta alla digitalizzazione trova fondamenta solide anche nelle politiche pubbliche: il PNRR, la Transizione 5.0 e il rilancio dei crediti d’imposta stanno sostenendo gli investimenti in tecnologie ad alta intensità di innovazione.
La PA e l’adozione dell’IA
Un focus specifico del rapporto 2025 è dedicato all’Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione italiana. Il dato più significativo riguarda l’aumento della spesa pubblica: da 32,5 milioni nel 2023 si è passati a 47,3 milioni nel 2024, con un incremento del 45,5%. Tuttavia, il 75% degli investimenti resta concentrato nella PA centrale, mentre le amministrazioni locali evidenziano limiti strutturali in termini di risorse economiche e competenze interne.
Dal Checco invita a non sottovalutare la portata del cambiamento in corso: “Oggi non possiamo più guardare all’IA solo come uno strumento. È diventata una sfida multidimensionale: economica, sociale, politica. Ed è nostro compito non solo adottarla, ma governarla, comprenderla, renderla accessibile a tutti”.
Ambizione e risorse: una sproporzione italiana
Se l’ambizione dell’Italia in materia di IA è alta, secondo Dal Checco non altrettanto si può dire delle risorse pubbliche effettivamente allocate. “Le istituzioni devono creare le condizioni per un’adozione rapida e responsabile. Le imprese devono investire in formazione e sperimentazione. Ma la contraddizione è sotto gli occhi di tutti: non esiste un budget ufficiale di investimento pubblico sull’Intelligenza Artificiale. Sommiamo voci da fondi e piani diversi, ma manca una regia unitaria”.
Un punto chiave, conclude Dal Checco, è capire se stiamo davvero attivando le leve giuste per trasformare l’IA in un motore di innovazione diffusa. La partita non si gioca solo sul terreno tecnologico, ma su quello delle scelte politiche e industriali.
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