L’industria del riciclo è una realtà complessa, che poggia su parecchie filiere che differiscono l’una dall’altra per materiale, provenienza dei rifiuti, quadri legislativi e contesti geografici, differenze che nel tempo hanno generato delle nicchie di mercato che hanno finito per limitare la crescita omogenea dell’intero comparto. Dopo un decennio di lenta ma costante espansione in termini di fatturati e volumi, osservata su un campione di 50 imprese che nel 2023 ha cumulato ricavi per 7 miliardi di euro, si è registrato un calo delle marginalità medie, in discesa a un -0,6%. Oggi l’industria è chiamata a un profondo ripensamento strategico e normativo che coinvolga anche le istituzioni nazionali ed europee in un percorso che ne rafforzi la competitività.
Sono alcune delle evidenze emerse dal nuovo studio dell’Osservatorio sull’Industria del Riciclo e dei Rifiuti di AGICI dal titolo “I driver economici dell’industria del riciclo e dei rifiuti”, presentato oggi durante l’evento organizzato da AGICI a Milano. L’Osservatorio ha sviluppato un modello che analizza le cinque filiere di plastica, carta, vetro, organico e RAEE, coinvolgendo nove tipi di operatori. L’analisi mostra risultati eterogenei: la raccolta ottiene il 2% di marginalità, mentre la termovalorizzazione raggiunge il 19%, gli impianti di selezione di plastica e carta superano il 10%, ma la maggior parte dei riciclatori, fatta eccezione per le cartiere (12%), si posiziona al di sotto.
Il modello di AGICI è stato confrontato con i dati di 50 aziende del settore tra il 2017 e il 2023. Nel 2023, il campione ha generato ricavi per oltre 7 miliardi di euro e investito 1,04 miliardi, di cui 682 milioni da aziende pubbliche. Crescono (per fortuna) i volumi ma l’equilibrio economico è sempre più difficile da mantenere: la marginalità infatti è passata dal 5% del 2017-2019 a -0,6% nel 2023. Il report ha analizzato 305 operazioni di M&A dal 2017 in poi per comprendere le strategie del settore. Il 2023 ha registrato il picco con 73 transazioni, seguito dalle 43 del 2024. Il 51% delle operazioni ha riguardato investimenti impiantistici, il 41% acquisizioni, mentre uscite dal mercato e joint venture si attestano al 4%. I flussi di capitale si sono concentrati sull’organico (19%), seguito da vetro (12%), plastica (9%), carta (8%) e RAEE (6%).
L’Osservatorio AGICI propone un intervento in tre parti per invertire la tendenza negativa delle marginalità:
- sinergia tra imprese e istituzioni
- riforma normativa per l’efficienza
- innovazione nelle politiche industriali.
Le aziende dovranno riequilibrare il modello di ricavi, valorizzando gli output, migliorando i processi di riciclo e dimensionando le strutture per economie di scala e accesso al capitale.
I risultati presentati oggi restituiscono l’istantanea di un comparto che incontra diverse difficoltà nel sostenersi – ha dichiarato Marco Carta, Amministratore Delegato di AGICI – . È giunto il momento di perseguire una policy di ridisegno del settore che porti a uno sviluppo integrato e condiviso, finalizzato alla crescita dell’intero mercato. In questo senso, imprese e istituzioni devono collaborare per ridefinire strategie, semplificare il quadro normativo e costruire mercati ampi e dinamici per le materie prime seconde, trasformando il riciclo nel principale motore di innovazione e sostenibilità.
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