La fase sperimentale, prevista per il biennio 2026-2027, sarà decisiva per valutare l’impatto reale di questa innovazione.
Tra le novità più rilevanti emerse in vista della prossima Legge di Bilancio 2026, si segnala la proposta di una tassazione agevolata al 5% destinata ai lavoratori giovani, con l’obiettivo di incentivare l’occupazione stabile e contrastare la fuga dei talenti all’estero.
Il progetto, noto come “Contratto giovani”, punta a rilanciare il mercato del lavoro per under 30 attraverso un sistema fiscale semplificato e vantaggi per le imprese che assumono.
Un nuovo regime fiscale per i giovani lavoratori
La misura prevede l’introduzione di una flat tax al 5% in sostituzione dell’attuale Irpef progressiva per i lavoratori con meno di 30 anni assunti con contratto a tempo indeterminato. Il beneficio si applicherebbe a redditi fino a 40.000 euro annui e sarebbe valido per un massimo di quattro anni dalla data di assunzione.
Non si tratta di un intervento permanente, ma di una soluzione temporanea pensata per facilitare l’ingresso stabile dei giovani nel mondo del lavoro, spesso caratterizzato da precarietà e retribuzioni insoddisfacenti.
Secondo le simulazioni, un giovane con un reddito lordo di 32.000 euro annui potrebbe godere di un risparmio fiscale di circa 5.760 euro all’anno, traducendosi in un aumento netto di circa 443 euro al mese su tredici mensilità. Questo incremento rappresenta una svolta significativa per il potere d’acquisto dei giovani lavoratori, consentendo una maggiore sicurezza economica e prospettive di crescita.
Incentivi per le imprese e sostegno al rientro dei talenti
La proposta non si limita ai lavoratori, ma estende vantaggi importanti anche alle imprese. Le aziende che assumono giovani under 30 con contratti a tempo indeterminato potranno beneficiare di uno sgravio contributivo pari al 50% fino a un massimo di 3.000 euro annui.
Inoltre, sarà possibile usufruire di una deduzione maggiorata del 140% sul costo del lavoro relativo alle nuove assunzioni, a condizione che il numero di dipendenti superi quello dell’anno precedente. Questi incentivi mirano a stimolare le assunzioni stabili e a ridurre la precarietà tra i giovani.
Un ulteriore aspetto innovativo riguarda il rientro dei cosiddetti “cervelli” dall’estero. Per gli under 36 che scelgono di tornare in Italia dopo esperienze lavorative all’estero, è previsto lo stesso regime fiscale agevolato al 5%, applicabile per due anni su redditi fino a 100.000 euro. Se il rientro è accompagnato dall’acquisto di un’abitazione principale entro dodici mesi, la durata del beneficio può estendersi fino a cinque anni. Inoltre, in presenza di figli minori, nuove nascite o adozioni, l’aliquota si riduce ulteriormente al 3%, incentivando così il ritorno e la stabilità familiare.
Questioni aperte e prospettive future
Nonostante l’ampio consenso sulla necessità di misure per sostenere i giovani lavoratori e contrastare la fuga dei talenti, permangono alcune criticità legate alla mancanza di dettagli sulle coperture finanziarie e sui costi complessivi per lo Stato. Le stime preliminari evidenziano che ogni anno circa 21.000 laureati tra i 25 e i 34 anni lasciano l’Italia in cerca di condizioni più favorevoli, rendendo urgente un intervento strutturale.
I promotori della proposta sottolineano l’importanza di una riforma che possa riequilibrare il mercato del lavoro e valorizzare il capitale umano giovanile, considerato un asset strategico per lo sviluppo economico e sociale del Paese.
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