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Il disegno di legge voluto da Trump è passato al Senato. Per Uruçi di T. Rowe Price può spingere la crescita ma rischia di creare problemi per deficit e prezzi. E di mantenere alta la volatilità sui titoli del Tesoro
Sostegno alla crescita, ma anche rischi al rialzo per l’inflazione e una grossa ipoteca sul deficit. Saranno queste secondo Blerina Uruçi, chief U.S. economist di T. Rowe Price, le principali implicazioni del ‘Big Beautiful Bill’ di Donald Trump, che finora ha avuto come principale conseguenza per i mercati finanziari quella di mettere ancora meglio a fuoco la difficile situazione fiscale degli Stati Uniti. L’importante disegno di legge voluto dal presidente americano è appena passato al Senato, non senza difficoltà e grazie al voto decisivo del vicepresidente JD Vance. Ora il suo destino è nelle mani della Camera dei Rappresentanti, dove potrebbe incontrare ancora una notevole opposizione, ma i gestori stanno già facendo i conti.
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Il deficit resterà elevato
Il grande e bellissimo disegno di legge di Trump mira a prorogare molte delle riduzioni fiscali per imprese e privati già in vigore durante il primo mandato del tycoon. Tali agevolazioni scadranno a fine anno, e dunque l’approvazione del provvedimento contribuirebbe a evitare uno dei più consistenti aumenti fiscali nominali nella storia degli States. “Ciò, di per sé, dovrebbe ridurre in una certa misura l’incertezza sul clima economico”, osserva Uruçi, che però ricorda come secondo le stime del Congressional Budget Office il provvedimento dovrebbe aggiungere oltre 2.000 miliardi di dollari al deficit nei prossimi dieci anni. “Ciò è dovuto al fatto che i risparmi derivanti dalla riduzione della spesa federale, ad esempio nella sanità, difficilmente compenseranno il calo delle entrate derivante dai tagli fiscali previsti”, spiega.
Insomma, con gli stimoli concentrati nella fase iniziale e i tagli in un secondo momento, per l’esperta sembra improbabile un miglioramento a breve termine dei conti. “Nel 2024, il deficit si è attestato al 6,4% del prodotto interno lordo, il più alto mai registrato in tempo di pace e al di fuori di una recessione. Data la mancanza di piani per affrontarlo, è probabile che esso rimanga elevato ai livelli attuali nei prossimi due o tre anni”, avverte.
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Sostegno alla crescita…
La prospettiva di nuove agevolazioni dovrebbe comunque fornire una spinta tempestiva all’economia a stelle e strisce. E, secondo Uruçi, ne beneficerebbero soprattutto consumi e fiducia delle imprese. Nonostante questo, chiarisce però l’esperta, quest’anno la crescita dovrebbe comunque rimanere al di sotto del trend a causa degli effetti dei dazi, anche se la recessione dovrebbe essere evitata. Guardando al prossimo anno, invece, l’attività economica dovrebbe migliorare, dal momento che gli stimoli fiscali richiedono tempo per tradursi in risultati concreti. “Le imprese potrebbero reagire più rapidamente dei consumatori se le detrazioni in conto capitale fossero retroattive a gennaio 2025, poiché cercherebbero di massimizzare i benefici della misura. Tuttavia, non è certo che sarebbero in grado di agire con sufficiente rapidità”, argomenta l’economista di T. Rowe Price. Precisando che comunque il miglioramento del tasso di crescita non compenserà l’effetto del minore gettito fiscale sul disavanzo di bilancio.
…ma rischi per l’inflazione
Per quanto riguarda l’inflazione, Uruçi fa notare come i rischi per le prospettive si siano ora significativamente al rialzo a causa di una combinazione di fattori: debolezza del dollaro, aumento storico del tasso tariffario effettivo e possibilità di un rincaro dell’energia a causa delle tensioni in Medio Oriente. “Un nuovo pacchetto di stimoli fiscali probabilmente accentuerebbe queste pressioni al rialzo, ma potrebbe richiedere più tempo rispetto ad altri fattori per riflettersi sui prezzi. Nel complesso, l’effetto netto dovrebbe essere un incremento dell’inflazione nella seconda metà di quest’anno e nel 2026”, afferma. Tutto ciò potrebbe ovviamente frenare la Federal Reserve. “Le ultime proiezioni della banca centrale indicavano almeno due tagli dei tassi per quest’anno, ma il margine di manovra per attuarli sarebbe molto ridotto se le pressioni inflazionistiche iniziassero ad aumentare e il mercato del lavoro rimanesse resiliente”, riflette l’esperta.
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Ancora volatilità per i Treasury
Passando al mercato obbligazionario, Uruçi non ha dubbi che i recenti movimenti riflettano uno spostamento dell’attenzione dalla politica fiscale ai dazi. “Data l’assenza di piani per affrontare il deficit nel prossimo futuro, la volatilità sui mercati dei Treasury dovuta alle preoccupazioni fiscali è destinata a persistere”, afferma. In ultima analisi, per l’esperta il deficit dovrà essere finanziato attraverso l’emissione di debito, ma ciò avviene in un momento in cui anche altri mercati sviluppati hanno bisogno di emettere più debito, creando concorrenza per gli acquirenti. Questo, insieme all’aumento dei rischi di inflazione, dovrebbe spingere al rialzo i rendimenti dei titoli del Tesoro USA e rendere più ripida la curva. “Tuttavia, l’aumento dei rendimenti non dovrebbe avvenire in modo lineare e ci aspettiamo una maggiore volatilità in questo contesto di mercato altamente incerto”, precisa.
Nel complesso, per Uruçi il ‘Big Beautiful Bill’ sembra insomma destinato ad avere importanti implicazioni economiche, fiscali e finanziarie. “Sebbene il disegno di legge possa sostenere la crescita, comporta anche un rischio al rialzo per i prezzi, in coincidenza con diversi altri fattori, quali i dazi, che potrebbero spingere al rialzo l’inflazione”, rimarca. In combinazione con la mancanza di piani a breve per affrontare il deficit, conclude, “le preoccupazioni fiscali dovrebbero quindi rimanere elevate, spingendo potenzialmente al rialzo i rendimenti e rendendo più ripida la curva”.
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