Un settore in crescita continua, che batte record su produzione ed export, ma che chiede al governo una nuova governance per non perdere slancio e ambizione globale. È il quadro emerso dall’assemblea annuale di Farmindustria, che ha riunito a Roma imprese e istituzioni in un momento cruciale per l’industria farmaceutica italiana.
Un decennio di crescita, un 2024 da record
Nel 2024, la produzione ha raggiunto i 56 miliardi di euro e l’export ha toccato i 54 miliardi, segnando una crescita del 157% negli ultimi dieci anni, ben oltre la media UE (+137%). Oggi i farmaci e i vaccini sono il primo settore italiano per saldo commerciale positivo con l’estero, con oltre 21 miliardi di attivo. Numeri che confermano la centralità di un comparto in cui l’Italia, insieme a Germania e Francia, è leader in Europa.
Il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha ricordato come l’industria farmaceutica italiana sia anche tra le più innovative: ogni anno investe 4 miliardi, di cui 2,3 destinati alla Ricerca e Sviluppo. Le domande di brevetto sono aumentate del 33% in cinque anni, contro una media del +18% tra i big europei.
Cattani: “Possiamo essere i più competitivi al mondo”
«L’industria farmaceutica Made in Italy ha l’ambizione di essere la più competitiva al mondo – ha dichiarato Cattani – e può davvero farcela se si interviene con riforme normative per valorizzare gli investimenti in ricerca e produzione». Al centro delle richieste: l’eliminazione progressiva del sistema del payback, considerato «insostenibile», più risorse per la farmaceutica, un accesso più rapido e omogeneo ai farmaci e investimenti in prevenzione.
Cattani ha anche ribadito la necessità di norme che favoriscano l’uso dei dati clinici per la ricerca, nel rispetto della privacy. E ha messo in guardia da provvedimenti europei come la revisione della legislazione farmaceutica – che ridurrebbe la proprietà intellettuale – e la direttiva sulle acque reflue, che comporterebbe «costi aggiuntivi sproporzionati» per le imprese.
Meloni e Tajani: sostegno al comparto strategico
Nel suo videomessaggio di apertura, la premier Giorgia Meloni ha parlato di «un settore che fa progredire la medicina» e che «incide sulla vita delle persone». L’Italia, ha detto, «vanta una posizione di leadership europea, con un tessuto industriale radicato e dinamico». E ha ribadito che per avere un’industria forte «serve una strategia, e il governo ce l’ha».
Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha invece messo in guardia dai rischi di una guerra commerciale: «Una guerra dei dazi non conviene a nessuno. Per la farmaceutica serve una garanzia globale. Siamo al lavoro con la Commissione Ue per una soluzione condivisa con gli Stati Uniti». L’obiettivo, ha sottolineato, è «creare un grande mercato occidentale a dazi zero» per favorire ricerca, formazione e benessere.
Italia, laboratorio europeo per l’innovazione
La particolarità dell’industria farmaceutica italiana è anche nella sua composizione: circa il 40% delle imprese è a capitale italiano, il 60% internazionale. Un unicum in Europa, che la rende un punto di equilibrio tra ricerca pubblica e capacità produttiva privata. Se le riforme chieste dalle imprese troveranno spazio nell’agenda politica, il comparto potrà giocare un ruolo di primo piano anche nei nuovi scenari geopolitici e industriali europei.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link