Da tempo l’eCommerce non è più considerato un fenomeno di nicchia o una semplice alternativa ai canali di vendita tradizionali. È anzi diventato un’infrastruttura portante dell’economia italiana, in grado di incidere in modo determinante su numerosi fattori: la crescita del PIL, l’occupazione, l’innovazione tecnologica, la competitività internazionale e la sostenibilità ambientale. Oggi il digitale è, a pieno titolo, un settore maturo con un impatto sistemico su tutto il tessuto produttivo nazionale.
La ricerca “L’e-commerce crea valore per l’Italia”, realizzata da Netcomm in collaborazione con Althesys, offre una fotografia chiara di questa trasformazione: il commercio digitale non è più solo una leva di vendita, ma una filiera articolata e strategica che coinvolge imprese, lavoratori, fornitori, servizi logistici e tecnologici lungo tutta la catena del valore. In quest’ottica la crescita del settore è da considerarsi ormai come un fatto strutturale e non congiunturale, e come tale va interpretata, gestita e normata.
Il valore dell’eCommerce in Italia
Secondo lo studio, il settore vale oggi il 7% del PIL italiano, un dato che conferma l’e-commerce come uno dei comparti più dinamici dell’economia nazionale. Il settore del commercio digitale ha prodotto un impatto complessivo pari a 150,1 miliardi di euro, ma il dato economico aggregato non restituisce da solo la portata del fenomeno. È nel modo in cui questo valore si distribuisce e si ramifica che emerge la forza del digitale: l’e-commerce è oggi uno degli snodi principali attraverso cui transitano innovazione di processo e di prodotto, nuove competenze professionali, modelli di business più flessibili e inclusivi. Le imprese digitalizzate si mostrano infatti più resilienti ai cambiamenti di mercato, più rapide nell’adattare l’offerta ai mutamenti della domanda e più capaci di raggiungere mercati esteri, anche in contesti geopolitici incerti e competitivi.
Il contributo dell’eCommerce alla qualità dell’occupazione
Un aspetto spesso sottovalutato è il contributo alla qualità dell’occupazione. L’e-commerce e la sua filiera hanno coinvolto direttamente e indirettamente 1,8 milioni di lavoratori. Ma il digitale non si limita a creare posti di lavoro, con una crescita del 15% tra il 2022 e il 2023, bensì li trasforma, poiché richiede profili aggiornati, specifiche competenze digitali come di gestione di dati, marketing omnicanale, logistica avanzata o customer care evoluto. Basti pensare che 1,17 milioni di persone sono impiegate direttamente nella value chain, dove formazione continua e upskilling sono diventati fattori determinanti per la competitività. Questo si riflette anche nelle condizioni contrattuali, nel rispetto dei contratti collettivi e nella crescente attenzione alla sostenibilità sociale del lavoro.
eCommerce: opportunità per Pmi e democratizzazione dei mercati
Il settore offre inoltre nuove possibilità a tutto l’indotto: non solo ai grandi marketplace o ai brand noti, ma anche alle piccole e medie imprese, che possono così superare i confini geografici tradizionali e accedere a mercati prima impensabili. Il digitale rappresenta una piattaforma abilitante anche per le realtà locali, artigianali o specializzate, capaci di intercettare nicchie di domanda internazionale, di proporre prodotti unici e di personalizzare l’offerta. In questo senso, l’e-commerce si presenta come un grande equalizzatore di opportunità, capace di ridurre le barriere d’ingresso e ampliare le possibilità di competere per un numero sempre più ampio di attori.
Ruolo della logistica e dei servizi di pagamento nell’eCommerce
Non va dimenticato il ruolo giocato dalla logistica e dai servizi di pagamento, oggi fortemente evoluti rispetto a pochi anni fa. La rapidità e l’affidabilità delle consegne, la sicurezza delle transazioni, la possibilità di gestire resi e cambi in modo semplice sono diventati elementi essenziali dell’esperienza d’acquisto. Su questo fronte l’Italia ha fatto passi importanti, grazie a investimenti mirati in infrastrutture digitali, magazzini automatizzati, soluzioni di packaging sostenibile e tracciabilità dei flussi. La sola fase di supporto alle vendite online, che include logistica e pagamenti, ha generato un impatto economico pari a 35,6 miliardi di euro, dimostrando quanto siano centrali questi servizi nell’intera catena del valore.ù
Sostenibilità ambientale e modelli di consumo responsabile
La sostenibilità ambientale è un altro pilastro emergente dell’e-commerce italiano, poiché sempre più aziende scelgono soluzioni ecologiche nell’ambito della logistica, nella ricerca dei materiali di imballaggio e nei modelli di distribuzione. Crescono i servizi di second-hand, le piattaforme di sharing e la vendita di prodotti ricondizionati, rendendo l’e-commerce non un solo moltiplicatore economico, ma anche uno strumento di trasformazione verso modelli di consumo più consapevoli e responsabili. In questo scenario, il packaging riciclabile e l’utilizzo di veicoli a basse emissioni stanno già contribuendo alla riduzione dell’impatto ambientale del comparto, anche in vista degli obiettivi UE sul 40% di imballaggi riutilizzabili entro il 2030.
Cambiamento delle abitudini di acquisto e le nuove richieste dei consumatori
Dal lato dei consumatori, il commercio digitale ha modificato in profondità le abitudini di acquisto. Non si tratta più soltanto di cercare convenienza o velocità: gli utenti italiani sono diventati più esigenti, più attenti alla qualità dei prodotti, alla trasparenza delle informazioni, alla possibilità di comparare offerte e di accedere a un assortimento globale. Questo cambiamento culturale si traduce in nuove richieste verso le imprese, chiamate a garantire esperienze personalizzate, servizi post-vendita efficienti, processi di acquisto semplici e sicuri. A conferma di ciò, nel 2024 il 44,3% degli italiani sopra i 14 anni ha effettuato almeno un acquisto online, in netta crescita rispetto al 34% del 2019.
Sfide future per la digitalizzazione delle PMI italiane
Guardando al futuro, il grande banco di prova sarà rappresentato dalle PMI italiane, che costituiscono la spina dorsale del nostro sistema produttivo. Qui si gioca la vera sfida della digitalizzazione: se riusciremo a portare anche le piccole imprese su questo terreno, dotandole di strumenti tecnologici, competenze digitali, accesso a piattaforme internazionali e supporto alla logistica sostenibile, potremo davvero parlare di un’economia digitale diffusa e competitiva. Non basta incentivare le grandi aziende o le startup tecnologiche, ma serve un piano strutturale che accompagni tutta la filiera imprenditoriale nella trasformazione digitale. Occorre quindi un impegno comune tra pubblico e privato, che preveda l’elaborazione e l’attuazione di politiche industriali mirate, l’introduzione di strumenti di finanziamento e programmi di formazione, la definizione di standard condivisi per la sostenibilità, nonché la promozione dell’export digitale.
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