L’Agenzia delle Entrate ha aggiornato il calendario per i rimborsi IRPEF legati alle dichiarazioni dei redditi 2025, introducendo novità che non riguardano tutti i contribuenti allo stesso modo: alcuni potrebbero dover aspettare addirittura fino al 2026, scopriamo in quali casi.
Sebbene molti riceveranno l’accredito entro l’estate, per alcuni soggetti si prospettano infatti tempi di attesa più lunghi, con slittamenti che potrebbero arrivare fino a marzo 2026.
In sintesi, mentre per una parte dei contribuenti il rimborso IRPEF avverrà entro l’estate, altri dovranno armarsi di pazienza: l’erogazione potrà slittare fino all’anno successivo, a seconda della situazione reddituale, dell’importo richiesto e delle modalità di presentazione del 730.
In cosa consistono questi rimborsi?
I rimborsi del Modello 730 sono somme di denaro che lo Stato restituisce ai contribuenti quando, dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi, risulta che hanno versato più imposte del dovuto nel corso dell’anno.
In pratica, quando compili il Modello 730 (che è una delle principali dichiarazioni fiscali in Italia, usata da lavoratori dipendenti e pensionati), il Fisco ricalcola quante tasse avresti dovuto pagare effettivamente, tenendo conto di:
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reddito annuale,
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spese detraibili (come spese mediche, scolastiche, interessi su mutui, ecc.),
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oneri deducibili (come contributi previdenziali, versamenti a fondi pensione, ecc.),
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eventuali crediti d’imposta.
Se da questo ricalcolo emerge che hai pagato più del necessario (tramite le ritenute effettuate dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico durante l’anno), hai diritto a un rimborso IRPEF, cioè una restituzione della parte eccedente.
Come avviene il rimborso?
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Se presenti il 730 con un sostituto d’imposta (datore di lavoro o INPS), il rimborso ti arriva direttamente nella busta paga o nel cedolino della pensione.
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Se invece non hai un sostituto d’imposta, l’Agenzia delle Entrate ti accredita la somma direttamente sul conto corrente (se hai comunicato l’IBAN) oppure tramite altre modalità.
Il rimborso è quindi una sorta di “conguaglio” tra quanto hai già pagato e quanto in realtà dovevi pagare: se la differenza è positiva, lo Stato te la restituisce.
Rimborso in tempi brevi per chi ha presentato il 730 entro giugno
I contribuenti che trasmetteranno il Modello 730 entro la scadenza del 20 giugno 2025, avvalendosi del sostituto d’imposta – vale a dire datore di lavoro o ente pensionistico – potranno contare su una procedura snella e rapida. In questi casi, infatti, l’Agenzia delle Entrate prevede l’erogazione del rimborso direttamente in busta paga a luglio, oppure nel cedolino pensione di agosto, a seconda della categoria. In alternativa, il credito potrà essere utilizzato per compensare altre imposte dovute.
Questa corsia preferenziale, però, non riguarda tutti: si applica esclusivamente a chi rispetta la tempistica indicata e si avvale del sostituto d’imposta come canale di trasmissione.
Rimborsi del Modello 730, possibili attese fino al 2026 per chi ha crediti elevati o invia il modello in ritardo
Chi presenta la dichiarazione oltre la data limite, oppure ha un credito superiore a 4.000 euro, dovrà affrontare tempi più lunghi. In questi casi, l’Agenzia è tenuta a effettuare controlli preventivi per accertare l’effettiva spettanza del rimborso.
I controlli si attivano quando emergono:
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discrepanze significative tra i dati dichiarati e quelli presenti nelle certificazioni uniche o negli archivi degli anni precedenti;
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modifiche rilevanti rispetto alla dichiarazione precompilata;
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rimborsi richiesti di importo elevato.
Chi rientra in una di queste casistiche potrà ricevere l’accredito solo a partire dalla fine del 2025 o, nei casi più complessi, non prima di marzo 2026.
Anche i 730 presentati tramite CAF o professionisti possono subire ritardi
Le verifiche non riguardano solo chi invia il modello in autonomia. Anche le dichiarazioni presentate tramite centri di assistenza fiscale o consulenti abilitati possono essere soggette a controlli, qualora ricorrano gli elementi di incoerenza sopra citati.
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