Il mercato volontario dei crediti di rimozione della CO2 accelera nel 2024. Biochar, Dac e Beccs sono le principali tecnologie che guidano la crescita, ma il loro successo dipenderà da supporto politico, scalabilità e competitività economica
Nel 2024, le pre-commitment sui crediti di rimozione di CO2 durevoli e ingegnerizzati nel mercato volontario hanno raggiunto un nuovo massimo storico.
A fronte di una domanda crescente da parte di imprese impegnate nella decarbonizzazione delle proprie catene di fornitura (Scope 3), le tecnologie di Carbon Dioxide Removal (Cdr) stanno guadagnando trazione anche in ottica di integrazione futura nei mercati regolati, come l’Ets europeo o i meccanismi previsti dall’Articolo 6.4 dell’Accordo di Parigi.
IdTechEx ha realizzato il report Carbon Dioxide Removal 2025–2035 fornendo un’analisi strutturata del settore: tecnologie, attori, andamento dei crediti e previsioni di scala.
Tra le tecnologie considerate più promettenti emergono biochar, Direct Air Capture (Dac) e Beccs (bioenergia con cattura e stoccaggio di carbonio). Vediamo di cosa si tratta e quali potenzialità hanno.
Biochar: rimozione e fertilità dei suoli
Il biochar è un carbone vegetale prodotto per pirolisi da biomassa, in grado di intrappolare il carbonio atmosferico assorbito dalle piante durante la fotosintesi, restituendolo al suolo in forma stabile.
I crediti di rimozione generati sono tra i più diffusi e accessibili nel mercato volontario. Secondo IdTechEx, aziende come Exomad Green, Varaha e Carboneers sono tra i principali operatori di riferimento.
Oltre alla rimozione della CO2, il biochar migliora la fertilità del suolo, riduce il fabbisogno di fertilizzanti e aumenta la resilienza agricola. Tuttavia, presenta limiti di scalabilità e permanenza, oltre a problemi di additionality, ovvero la difficoltà nel dimostrare che il beneficio climatico sia addizionale rispetto a uno scenario di riferimento.
Dac: cattura diretta dell’aria e prospettive industriali
La Direct Air Capture (Dac) è considerata una delle soluzioni di Carbon Dioxide Removal più avanzate dal punto di vista tecnologico.
Consiste nella cattura diretta di CO2 atmosferica tramite reazioni chimiche o fisiche, seguita da stoccaggio geologico. I crediti generati sono di altissima qualità per tracciabilità, durata e verificabilità.
I costi restano però elevati: in alcuni casi oltre 1.000 dollari/tonnellata di CO2. Tra i principali operatori figurano 1PointFive, Climeworks, Heirloom e Holocene.
Climeworks ha inaugurato nel 2024 l’impianto Dac più grande al mondo, con una capacità di 40.000 tonnellate annue; nel 2025, con l’attivazione del progetto Stratos di 1PointFive, la tecnologia raggiungerà la scala del megatonnellaggio.
Secondo uno studio del Lawrence Livermore National Laboratory, la disponibilità di energia rinnovabile a basso costo sarà decisiva per la sostenibilità economica del Dac, oggi soggetto a concorrenza da parte di datacenter e altri settori ad alta intensità energetica.
Beccs: la filiera bioenergetica che rimuove carbonio
La bioenergia con cattura e stoccaggio di carbonio prevede la cattura di CO2 da flussi di combustione di biomasse o da processi industriali biogenici. La concentrazione elevata di CO2 rende il processo più efficiente e meno costoso del Dac, pur garantendo un sequestro geologico di lunga durata.
Nel 2025, Microsoft ha siglato con AtmosClear il più grande accordo mai registrato per la rimozione di carbonio tramite Beccs: 7 milioni di tonnellate, per un valore stimato di 800 milioni di dollari. L’adozione della tecnologia è già sostenuta da politiche pubbliche in Usa, Danimarca e Svezia, che forniscono crediti fiscali e sussidi mirati.
Altre tecnologie: oceani, suolo e mineralizzazione
Accanto alle soluzioni citate, il report analizza anche metodi terrestri (come il sequestro nel suolo e la riforestazione), oceanici (tra cui la fertilizzazione marina e l’upwelling artificiale) e tecniche di mineralizzazione accelerata, basate sull’interazione tra CO2 e rocce silicatate.
Le stime dell’Ipcc indicano che, per restare entro +1,5°C, sarà necessario rimuovere oltre 1 miliardo di tonnellate di CO2 l’anno da qui al 2050, in aggiunta agli assorbimenti naturali.
Nessuna singola tecnologia potrà soddisfare questo fabbisogno: occorrerà una combinazione sinergica di più soluzioni, supportata da finanza pubblica e investimenti privati.
Crediti volontari: un mercato in evoluzione
Nel 2024, la crescente domanda di crediti di rimozione durevole ha superato l’offerta disponibile. Le aziende acquistano questi strumenti per compensare le proprie emissioni Scope 3, difficili da abbattere direttamente.
La qualità e tracciabilità del credito sono ormai requisiti imprescindibili per gli acquirenti, in un mercato sempre più attento a integrità e trasparenza.
Secondo BloombergNef, entro il 2030 il mercato volontario dei crediti Cdr potrebbe superare i 40 miliardi di dollari, in vista di una possibile integrazione nei sistemi Ets post-2030.
Verso un portafoglio Cdr ibrido e multilivello
Il futuro della rimozione del carbonio sarà segnato dalla diversificazione tecnologica, dall’armonizzazione dei criteri di validazione e dal coinvolgimento di attori istituzionali.
Affinché il Carbon Dioxide Removal possa contribuire in modo significativo agli obiettivi climatici globali, è necessario agire su più fronti: riduzione delle emissioni, investimenti in R&S e regolazione del mercato dei crediti.
Crediti immagine: Depositphotos
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