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Procedure pubbliche più certe e trasparenti, dove la sostenibilità è un requisito fondamentale nella programmazione e nella realizzazione degli investimenti, e metriche e tassonomie chiare. Di questo hanno bisogno le aziende, soprattutto quelle coinvolte nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture, per accelerare i loro impegni nell’adozione di un modo di fare impresa che sia in linea con l’abbattimento delle emissioni e con il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

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Un passaggio fondamentale per il mondo imprenditoriale, italiano, europeo e globale, che rischia di essere travolto dagli effetti degli scontri geopolitici mondiali e del cambiamento climatico, soprattutto in termini di rendimento degli investimenti, se non accelera il suo impegno verso la transizione ecologica.

Questo il messaggio principale contenuto all’interno del rapporto “Il valore della sostenibilità. Finanza, economia, infrastrutture”, curato e realizzato dal giornalista Marco Panara per l’Associazione infrastrutture sostenibili (Ais) e presentato il 19 giugno a Milano presso la sede della Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche.

Rischi e opportunità per le imprese di costruzione ed edili in tempi di crisi

Nel prossimo futuro sono due i fattori di maggior rischio per le aziende che si occupano di costruzioni ed edilizia.

Il primo fattore è il contesto geopolitico, che è denso di esempi: dalla Brexit al rallentamento delle supply chain dovuto ad attacchi militari negli stretti marittimi, senza dimenticare la crisi pandemica o la guerra in Ucraina, che ha sconvolto il sistema europeo di approvvigionamento energetico. Per andare incontro alle incertezze portate da un contesto in continuo cambiamento, il Rapporto consiglia la continua ricerca di alternative e di “ridondanze” strategiche per non far sì che le imprese rimangano isolate dagli scambi globali.

Il secondo fattore è la crisi ambientale, che mette a repentaglio le infrastrutture stesse, visto che sono particolarmente esposte agli eventi climatici estremi. Le infrastrutture giocano un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico anche nella loro fase di realizzazione, che genera ingenti quantità di emissioni. Secondo il Rapporto, solo l’1% dei materiali edili viene oggi riciclato, generando ingenti quantità di gas climalteranti. Le percentuali potrebbero essere drasticamente ridotte, portando il taglio delle emissioni nel settore del 13% entro il 2030 e del 75% nel 2050.   

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La sostenibilità conviene alle aziende

Il documento riporta uno studio pubblicato nel 2014, condotto da ricercatori della Harvard business school e dalla London school of economics, che ha messo a confronto i rendimenti di 180 aziende statunitensi, dal 1993 al 2010, per valutare i differenziali di rendimento a seconda delle politiche aziendali. Le imprese sono state infatti divise tra quelle ad “alta sostenibilità” e quelle a “bassa sostenibilità”, e a conclusione dello studio è evidente che investire in politiche volte a preservare l’ambiente è più redditizio che non farlo.

Il primo gruppo ha infatti registrato un Roa (Return of asset, indice di bilancio che misura la redditività di un’azienda in relazione alle sue attività totali) e un Roe (Return on Equity, indice di bilancio che indica la redditività del capitale proprio di un’azienda) maggiori rispetto al secondo. Lo scarto per il Roa va dal 7,9% per il primo gruppo al 7,5% per il secondo, mentre per il Roe va dall’11,2% al 10,9.

Anche per quanto riguarda gli investimenti azionari, il Rapporto evidenzia che la sostenibilità riporta maggiori rendimenti rispetto agli asset convenzionali. Secondo l’analisi di Raffeisen Schweiz citata nel testo, nell’arco di tempo che va dal 2014 al 2024, ovvero rispetto a un rendimento decennale, i portafogli finanziari sostenibili hanno riportato +170% sull’investimento iniziale, contro il + 140% dei portafogli convenzionali.

“La sostenibilità conviene”, affferma Lorenzo Orsenigo, presidente Ais e presidente e direttore generale di Icmq spa, nel testo di apertura del Rapporto. “Chi implementa politiche Esg, registra fatturato e marginalità maggiori; una crescente capacità di innovazione ed è facilitato nell’affrontare i mercati internazionali. Così come le loro quotazioni azionarie risultano superiori a quelle di aziende più conservative”. Orsenigo sottolinea che costruire edifici e infrastrutture seguendo criteri di sostenibilità è un modo per fare girare l’economica: “Pianificare, progettare e realizzare infrastrutture sostenibili vuol dire, infatti, dotarsi di un fattore moltiplicatore dell’economia e di benessere”.

 

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Copertina: Unsplash

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