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Certificati di investimento e rendimenti medi 2025 che si possono ottenere


L’attenzione verso i certificati di investimento ha conosciuto una crescente rilevanza negli ultimi anni, accompagnata da una maggiore domanda di prodotti finanziari capaci di offrire protezione, flessibilità ed esposizione selettiva alle principali asset class.

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Il contesto del 2025 si caratterizza per un ambiente di tassi d’interesse persistentemente elevati rispetto al decennio precedente, una rinnovata volatilità sui mercati azionari e la ricerca di strumenti alternativi ai tradizionali titoli di Stato e obbligazionari per ottimizzare la gestione del patrimonio. In questa cornice, gli investitori si orientano verso soluzioni che consentano di equilibrare rendimento atteso e controllo del rischio, adottando un approccio razionale e diversificato nell’allocazione delle risorse.

Cosa sono i certificati di investimento: strutture, tipologie e funzionamento

I certificati d’investimento sono strumenti finanziari derivati cartolarizzati, emessi principalmente da banche d’investimento. La loro peculiarità consiste nell’offrire una gamma di payoff differenti, legati all’andamento di attività sottostanti quali azioni, panieri azionari, indici, materie prime, tassi di cambio e perfino obbligazioni. La struttura può prevedere:


  • Certificati a capitale protetto: garantiscono la restituzione totale o parziale del capitale nominale alla scadenza.

  • Certificati a capitale condizionatamente protetto: la protezione è subordinata al rispetto di determinate condizioni (barriere) da parte del sottostante.
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  • Certificati a capitale non protetto: non prevedono alcuna tutela del capitale, offrendo potenzialmente rendimenti più elevati a fronte di un rischio maggiore.

  • Credit Linked Notes: collegamento a eventi di credito riguardanti soggetti terzi.

La flessibilità di questi prodotti risiede nella personalizzazione delle caratteristiche: durata, livello delle barriere, opzioni di rimborso anticipato (callability), e meccanismi di pagamento delle cedole. Emessi prevalentemente da intermediari accreditati (tra cui istituti come BNP Paribas, UniCredit e altri membri ACEPI), i certificati rappresentano una leva strategica sia per investitori con maggiore propensione al rischio sia per chi predilige protezione e pianificazione.

Rendimenti medi attesi dai certificati di investimento nel 2025: dati, analisi e benchmarking

Le previsioni per il 2025 indicano che i rendimenti medi dei certificati d’investimento a capitale condizionatamente protetto possono variare dal 6% all’11% lordo annuo, a seconda della struttura scelta, della profondità della barriera e della volatilità del sottostante. Registrando l’aumento della domanda per strutture di protezione parziale, i prodotti con barriera al 50% restano tra i più ricercati grazie alla loro resilienza anche in contesti ribassisti.


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Rendimento Lordo Stimato

Protezione Capitale

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2% – 4%

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Totale/parziale

Condizionato (barriera profonda 50-60%)

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

6% – 11%

Condizionata

Non protetto

11% – oltre 15%

Nessuna

Il confronto con strumenti alternativi, quali obbligazioni high yield o ETF a distribuzione di dividendi, evidenzia come i certificati offrano profili rischio/rendimento commisurati al grado di protezione e alla complessità della struttura. Tuttavia, occorre ricordare che la selezione del singolo prodotto deve avvenire considerando la solidità dell’emittente e l’adeguatezza rispetto al proprio orizzonte temporale.

Certificati a capitale protetto, condizionatamente protetto e non protetto: opportunità e rischi

I prodotti a capitale protetto risultano indicati per chi mira a una difesa pressoché completa del capitale, accettando rendimenti modesti. I certificati a capitale condizionato, come Cash Collect e Bonus Cap, bilanciano rendimento e difesa del capitale, purché le barriere non vengano violate. In ambienti di incertezza, barriere più profonde (50%) sono preferite per la loro maggiore resilienza. I certificati non protetti, invece, sono strumenti efficienti per investitori evoluti: offrono accesso a strategie con maggiore leva e potenzialità di rendimento, tuttavia esprimono la totale esposizione al rischio sottostante.


  • Opportunità: diversificazione, recupero minusvalenze fiscali, accesso a payoff complessi gestiti in forma semplificata.

  • Rischi: rischio emittente, mancato rispetto delle barriere, illiquidità sul mercato secondario, complessità strutturale e volatilità degli asset sottostanti.

è determinante per l’investitore analizzare la documentazione (prospetto di base, KID, supplementi) pubblicata dall’emittente e comprendere pienamente gli scenari di rimborso anticipato e a scadenza.

La componente cedolare: premi, effetto memoria e callability nei certificati nel 2025

Nel 2025, assume rilievo la struttura cedolare dei certificati Cash Collect, che prevedono il pagamento di premi periodici a condizione che le barriere non vengano toccate. Tra le caratteristiche salienti troviamo:


  • Frequenza dei premi: mensile o trimestrale, con rendimenti compresi tra lo 0,7% e l’1,2% al mese.

  • Effetto memoria: consente di recuperare in futuro cedole non pagate, a condizione che la situazione dei sottostanti migliori.

  • Opzione callable (autocall): il rimborso anticipato può essere attivato dall’emittente, restituendo il capitale investito e pagando premi in memoria.

Il meccanismo dell’Airbag è utilizzato in alcune emissioni per attutire le perdite in caso di ribassi marcati del sottostante. La componente premiante viene considerata fiscalmente come reddito diverso, permettendo la compensazione di minusvalenze pregresse.

Diventa allora interessante capire quali sono strategie di portafoglio tra diversificazione, fiscalità e confronto con altri strumenti finanziari


  • Diversificazione: inserire certificati in un portafoglio permette una migliore gestione di rischi specifici legati all’andamento dei mercati azionari o settoriali, specialmente quando si scelgono panieri “Worst of” diversificati geograficamente o settorialmente.

  • Fiscalità: i rendimenti da premi e da possibili plusvalenze sulle quotazioni dei certificati beneficiano del regime dei redditi diversi (art. 67 TUIR), agevolando il recupero delle minusvalenze.

  • Confronto con altre soluzioni: certificati a capitale condizionatamente protetto evidenziano rendimenti medi potenzialmente più alti rispetto a conti deposito, BTP e buoni fruttiferi, offrendo però rischi correlati alla performance dei sottostanti e alla solidità dell’emittente.

  • Selezione strategica: è opportuno valutare la durata residua, la profondità delle barriere, la qualità dell’emittente, la liquidità sul mercato secondario e l’idoneità rispetto agli obiettivi personali e al profilo di rischio.



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