Un fronte sempre più ampio di imprese europee, tra cui nomi di primo piano come ASML, SAP, Airbus, Mistral AI, Mercedes-Benz, BNP Paribas e Siemens Energy, ha rivolto un appello formale alla Commissione europea per chiedere il rinvio dell’implementazione dell’AI Act, la nuova normativa comunitaria sull’intelligenza artificiale avversata anzitutto dalle Big Tech americane, ma che non sembra piacere a nessuno.
In una lettera aperta (che trovate qui) firmata da oltre 110 organizzazioni di vari settori industriali (manca Bosch, ma vista la posizione del CEO non tarderà a unirsi), i firmatari si rivolgono alla presidente Ursula von der Leyen e ad altri vertici dell’UE, lamentando l’assenza di linee guida operative e la complessità crescente del quadro normativo, che rischia di soffocare l’innovazione e danneggiare la competitività globale dell’Europa in ambito tecnologico.
Le aziende chiedono una pausa di due anni prima dell’entrata in vigore degli obblighi più stringenti previsti dall’AI Act, in particolare quelli relativi ai modelli di intelligenza artificiale generalisti (GPAI), la cui scadenza è attualmente fissata per agosto 2025, e ai sistemi AI ad alto rischio, previsti per il 2026.
La lettera sottolinea come la regolamentazione europea stia progressivamente perdendo l’equilibrio tra tutela e innovazione che aveva reso il modello comunitario un riferimento a livello globale. Le critiche si concentrano soprattutto sulla mancata pubblicazione del Codice di Condotta – un documento volontario ma cruciale per facilitare l’adeguamento delle imprese alle nuove norme. Originariamente previsto per maggio, il Codice ha subito continui ritardi e ha suscitato polemiche per la sua eccessiva rigidità.
La richiesta delle aziende non rappresenta un rifiuto della regolamentazione, ma una sollecitazione affinché venga adottato un approccio più pragmatico e favorevole all’innovazione, che possa offrire regole chiare, prevedibili e sostenibili anche per le PMI e le startup. In particolare, si invita la Commissione a utilizzare gli strumenti già in cantiere, come il Digital Omnibus Package e il Digital Fitness Check, per semplificare e armonizzare l’intero corpus normativo in materia digitale.
Secondo i firmatari, l’Europa dispone di numerosi punti di forza per emergere come leader nell’adozione dell’intelligenza artificiale: una solida base industriale, talenti altamente qualificati, ricerca di primo livello e una cultura collaborativa. Tuttavia, questi vantaggi rischiano di essere vanificati da un impianto regolatorio percepito come incerto e penalizzante.
La lettera si chiude con un appello alla collaborazione, affinché l’UE possa cogliere l’opportunità storica di guidare lo sviluppo di un’intelligenza artificiale “affidabile, umana e centrata sui valori europei”, ma senza compromettere la capacità del continente di competere su scala globale.
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