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Gli italiani hanno percepito l’importanza della transizione ecologica nel 2025


Un recente sondaggio Ipsos condotto per l’Ecoforum nazionale sull’economia circolare di Legambiente, Kyoto Club e Nuova Ecologia, rivela che la transizione ecologica è percepita come un elemento chiave e positivo per l’Italia.

transizione ecologica

La percezione della transizione ecologica per gli italiani

Il 79% degli intervistati riconosce i suoi benefici, in particolare la salvaguardia del pianeta (34%), la riduzione dei costi energetici per famiglie e imprese (24%) e lo sviluppo di prodotti migliori e più sicuri (22%). Inoltre, c’è un’aspettativa positiva riguardo all’aumento dei green jobs, con il 40% degli intervistati che prevede una loro crescita, percentuale che sale al 61% tra coloro che conoscono l’economia circolare.

I cittadini italiani dimostrano chiare posizioni in merito all’energia. Il 47% ritiene che il governo dovrebbe incentivare le fonti rinnovabili, mentre il 36% chiede la semplificazione degli iter autorizzativi per gli impianti. Un dato significativo è la netta opposizione al ritorno del nucleare: il 91% del campione non desidera centrali nelle vicinanze, con il 39% che le rifiuta del tutto. Le ragioni principali sono i tempi di realizzazione troppo lunghi (37% prevede 20 anni) e i costi incalcolabili (25% crede che non ci saranno mai benefici).

Nonostante i successi italiani nell’economia circolare, persiste una percezione errata: solo il 16% degli intervistati sa che le prestazioni italiane sono superiori alla media europea, mentre il 37% crede il contrario. Durante l’Ecoforum sono state presentate tre proposte chiave al Governo Meloni per un “Clean Industrial Deal made in Italy” competitivo e incentrato sull’economia circolare.

Si parla, a tal proposito, di velocizzare gli iter autorizzativi e di realizzazione degli interventi previsti dal PNRR, inclusi impianti di riciclo e strutture per la raccolta differenziata. Non solo perché si punta anche a semplificare l’approvazione dei decreti End Of Waste (EOW), essenziali per il recupero delle materie prime seconde, attraverso sistemi di consultazione più accessibili. Infine potenziare i controlli ambientali completando l’approvazione dei decreti attuativi della legge 132 del 2016, per contrastare l’illegalità nel ciclo dei rifiuti e la concorrenza sleale.

L’Italia vanta primati significativi in settori chiave dell’economia circolare. Nel 2024, il Consorzio Conou ha raccolto 188mila tonnellate di oli minerali usati, con una rigenerazione al 98%, contro una media UE del 61%, generando un impatto economico di 73,4 milioni di euro e 1.850 posti di lavoro. Anche nel riciclo degli imballaggi, l’Italia si conferma leader con il 76,7% dell’immesso sul mercato nel 2024.

In altri settori, persistono comunque sfide da affrontare. In primis il biometano: implementare la rete impiantistica, investire in tecnologie innovative e integrare la produzione di compost.

Prodotti assorbenti per la persona (PAP): superare la mancanza di impianti specializzati, garantire la continuità dei finanziamenti post-PNRR, approvare il decreto “end of waste” e prevedere un sistema di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE): migliorare la rete di raccolta e gli impianti di trattamento per raggiungere gli obiettivi europei. Materiali tessili: migliorare la tracciabilità, investire nella formazione, diffondere pratiche di prevenzione, riutilizzo e riuso, e implementare un sistema EPR. In sintesi, l’Italia è sulla buona strada per la transizione ecologica, ma necessita di azioni concrete per consolidare i risultati e affrontare le sfide residue.


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