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Welfare educativo, Parma gioca la carta della piattaforma cooperativa per “ecosistemi collaborativi”


Il welfare educativo – un complesso piuttosto variegato di iniziative e servizi incentrato soprattutto su attività di formazione, orientamento ed empowerment rivolto a giovani persone, alle loro famiglie e, più di recente, alle comunità – sta vivendo una sorta di “stagione dell’abbondanza”. Merito delle risorse del Pnrr, di fondi filantropici come quello di contrasto alla povertà educativa e, non da meno, di acquisti di beni e servizi educativi da parte imprese e soprattutto famiglie (in particolare durante l’estate). Per capire se si tratta di una stagione effimera destinata a esaurirsi lasciando sul terreno sistemi di offerta cresciuti oltre misura facendo incetta di risorse nel qui e ora, oppure se sia possibile creare sistemi di relazione e relative “regole del gioco” in grado di durare, a Parma scommettono, anzi investono, sulla costruzione di “ecosistemi collaborativi” animati da strategie di “educazione trasformativa”.

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Di cosa si tratta? In risposta a un bando della locale fondazione Cariparma che intende “patrimonializzare” il territorio grazie alla rigenerazione di infrastrutture materiali che contengono importanti intangibles in termini di competenze, coesione, inclusione, Casco Learning – una piattaforma cooperativa che fa matching tra scuola, territorio e imprese – sta costruendo non la solita “associazione temporanea” il cui scopo prioritario è di ottenere il contributo. L’intenzionalità, figlia di un orientamento all’impatto promosso dalla stessa fondazione, è di dar vita a una nuova architettura organizzativa e di policy che garantisca una infrastrutturazione sociale del territorio capace di generare risorse oltre la fase di finanziamenti e supporti “straordinari”.

Come si sta lavorando? In primo luogo sulla massa critica dei soggetti partecipanti all’ecosistema, agendo sia in quantità che in varietà. Sono infatti oltre 50 i soggetti ingaggiati tra scuole, imprese, enti di Terzo settore, banche del territorio. Poi però occorre fin da subito darsi un’organizzazione capace di generare iniziative e risorse aggiuntive. Sono interessanti, da questo punto di vista, tre dispositivi finalizzati a creare coesione nell’ecosistema rafforzando il suo orientamento trasformativo.

Il primo consiste in un manifesto che fondi, senza troppi vincoli formali, un patto di senso tra gli attori evitando tatticismi, dispersione degli apporti e conseguente frustrazione per il mancato “effetto rete”. Il secondo consiste in un hub di competenza – lo stesso Casco Learning, ma con diversi “spoke” territoriali – all’interno del quale siano accessibili risorse di progettazione, gestione e disseminazione come beni comuni per l’ecosistema, quindi facili da utilizzare nella misura in cui tutti i membri se ne prendono cura. Quindi spazi di lavoro collettivo, strumenti di design thinking somministrati in modo consapevole e, non da ultimo, un centro di produzione media (podcast, webinar, rivista) gestito da un un team di giovani professionisti per alimentare una narrativa che sia “incarnata” da soggetti protagonisti e non semplicemente da “beneficiari” dei progetti. Infine, e non è un dettaglio, a tenere insieme l’ecosistema in chiave collaborativa e trasformativa sarà anche un “fondo trasformativo” capace di catalizzare e mutualizzare risorse economiche ed in kind apportate dai partner per essere reinvestite, e non meramente redistribuite, in nuove progettualità.

I lavori fervono. L’impressione è che possa nascere qualcosa più di una buona idea progettuale rispetto a cui le risorse filantropiche potranno agire quel ruolo di “adozione” che consente non solo di sostenere e consolidare l’esistente ma anche di scalare oltre la stagione effimera del welfare educativo.

Credit foto Pexels

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