Politiche delle banche centrali: stesso shock, risposta diversa
Alessandro Tentori, Chief Investment Officer Europe AXA IM
La pandemia ci ha ricordato che la politica monetaria non è equipaggiata per affrontare le asimmetrie economiche. Per decenni, il modello standard ha in qualche modo eluso le questioni relative all’offerta nell’economia, dando invece priorità alla stabilizzazione della domanda. Il riesame della strategia della Banca centrale europea (Bce) affronterà presumibilmente questo tema cruciale, ma le risposte potrebbero variare. La Federal Reserve (Fed) si trova ad affrontare uno shock asimmetrico causato dalla politica commerciale statunitense, sebbene il consensus prevedesse un aumento dell’inflazione e un rallentamento della crescita del PIL statunitense già prima del Liberation Day. Al contrario, la Bce ha di fronte uno shock simmetrico, ossia un lieve calo di crescita e inflazione, facilmente gestibile con strumenti standard. Pertanto, la reazione della Fed dovrebbe differire da quella della Bce, almeno in teoria: i decision maker della Fed dovrebbero valutare attentamente i costi e i benefici di puntare alla stabilità dei prezzi piuttosto che alla piena occupazione e viceversa. In questo contesto, i mercati ritengono che nel corso del 2025 sia la Fed che la Bce continueranno probabilmente a tagliare i tassi.
Gli investitori aspettano di avere chiarezza sulla politica statunitense
Chris Iggo, Chief Investment Officer di AXA IM Core
L’incertezza politica statunitense e le relative implicazioni per le prospettive future rimangono al centro dell’attenzione. In caso di evoluzione sfavorevole, gli asset statunitensi rimangono quelli più a rischio, viste le minacce per crescita, inflazione e tassi di interesse. Sui mercati questo timore si è trasformato nella sottoperformance delle azioni USA e delle obbligazioni a duration lunga nel 2025. L’estate potrebbe portare una maggiore chiarezza politica. Gli investitori dovrebbero prepararsi a un livello significativo di dazi sulle importazioni e a un bilancio che evidenzi i rischi di sostenibilità fiscale a medio termine. Nel reddito fisso, le strategie a breve duration hanno subito minori drawdown e generato rendimenti positivi da inizio anno. Fondamentali solidi dovrebbero contribuire a sostenere la performance degli asset creditizi con un rischio di tasso d’interesse limitato. Essendo al centro della guerra commerciale, gli indici azionari di Stati Uniti e Cina hanno registrato performance mediocri. Pochi Paesi sono esenti dai rischi commerciali, ma al persistere dell’incertezza i mercati azionari con i multipli di valutazione più bassi dovrebbero registrare risultati migliori. Alla luce delle valutazioni attuali, Regno Unito, Canada, Australia ed eurozona presentano i rischi di drawdown minori.
Flussi dagli investitori asiatici verso il credito USA: più una battuta d’arresto che un’inversione
Ecaterina Bigos, Chief Investment Officer, Asia ex-Japan, AXA IM Core
Di recente sono emersi timori sugli investimenti esteri nel credito in dollari Usa, spinti dal declino della narrativa sull’eccezionalismo statunitense e dal sostanziale apprezzamento del dollaro di Taiwan. Il movimento è stato guidato dall’abbondanza di dollari statunitensi, unita alla domanda limitata, poiché gli investitori sono tornati verso i mercati azionari nazionali e gli esportatori hanno rimpatriato i depositi. I dati mostrano che storicamente non esiste alcuna relazione strutturale tra il dollaro statunitense e le partecipazioni degli investitori stranieri in obbligazioni societarie statunitensi. Al contrario, altri fattori svolgono un ruolo importante nel trainare la domanda estera, come l’offerta di risparmio globale e le limitate alternative di investimento nazionali concorrenti. Per gli investitori asiatici, i costi elevati della copertura del rischio di cambio non sono una novità. Tuttavia, gli acquisti di credito in dollari statunitensi da parte di compagnie assicurative del ramo vita potrebbero diminuire se la vendita di polizze denominate in dollari statunitensi diventasse difficoltosa, tanto più se gli investitori locali ritengono che il dollaro sia sopravvalutato e che potrebbero verificarsi ulteriori perdite. Analogamente, un impatto negativo dei cambi sugli utili potrebbe limitare la capacità delle compagnie assicurative di continuare a investire capitali nel credito in dollari statunitensi.
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