Serve un patto di sistema per ‘salvare’ la pelletteria. E soprattutto coinvolgere i brand, grandi assenti nell’assise dei volenterosi. E’ il sunto emerso dal confronto sulla crisi e sulle strategie di rilancio del settore, che ieri è andato in scena al consiglio comunale straordinario chiesto dall’opposizione e concesso dalla maggioranza. “Comparto moda e pelletteria in Toscana: capire la crisi per generare nuovi scenari di sviluppo”, questo il titolo della seduta. “Siamo tutti dentro la storia – ha detto la sindaca Claudia Sereni – che è fatta di grandi cambiamenti che l’essere umano ha sempre saputo attraversare riuscendo a rialzarsi, riadattandosi, riorganizzandosi con scienza, coscienza e creatività. Invito tutti a considerare questa crisi del settore moda non come una questione congiunturale ma come l’inevitabile segno di un bisogno oggettivo di rigenerare un settore e le sue filiere andando incontro a grandi cambiamenti culturali che la società contemporanea richiede in maniera evidente. Cambiamenti che riguardano la sostenibilità ambientale, l’etica e l’innovazione dei processi produttivi, il rispetto della persona e dei diritti, la cultura del prodotto, l’impegno sociale, la trasparenza operativa e la legalità”.
Tanti gli interventi: dai rappresentanti di Irpet, Confindustria, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Confapi. Poi dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, Unilavoro Pmi. Per il mondo della formazione interverranno esponenti del Mita e del Polimoda. Erano presenti l’assessore regionale alle Attività produttive Leonardo Marras con la collega alla formazione e alle Crisi aziendali Alessandra Nardini. Hanno confermato la loro presenza per assistere al consiglio i parlamentari Emiliano Fossi (Pd), Simona Bonafè (Pd) e Andrea Barabotti (Lega). Era presente anche il coordinatore regionale di FdI; Alessandro Tomasi. “Serve credere veramente al cambiamento – ha detto ancora la sindaca – senza pensare che domani magari tutto tornerà come prima o che basterà soltanto a qualcuno cambiare e che poi noi torneremo ad essere ciò che eravamo. Serve fare una lobby politica, serve un dialogo trasversale anche nei consigli comunali come il nostro, andando oltre l’ideologia all’appartenenza a una parte perché oggi ci salviamo solo se le forze si sommeranno, se si attiverà una dinamica positiva contro la competizione al ribasso”.
Sul fronte del lavoro è intervenuto Fabio Berni, membro della segreteria Cgil Toscana: “Il settore moda, con l’intera filiera che comprende metalleria e accessoristica, rappresenta una colonna portante del sistema economico della Toscana e del Paese. Con oltre 110.000 lavoratori coinvolti, pari a circa il 40% di tutto il manifatturiero regionale, il comparto sta affrontando da almeno due anni una crisi che si sta aggravando. Il settore ha bisogno di misure straordinarie e di investimenti che disegnino il futuro dell’industria della moda e dell’intera filiera, garantendo occupazione e contrastando la desertificazione produttiva. Occorre un vero piano di politica industriale, con strumenti ad hoc che possano sostenere il tessuto produttivo locale in un periodo di crisi che si annuncia di lunga durata. Sul fronte regionale, la Toscana si è mossa: a seguito dei tavoli di confronto dedicati al settore moda, sono stati compiuti importanti passi avanti, con approfondimenti sulle esigenze formative, l’emanazione di bandi per l’innovazione strategica e l’aggregazione delle imprese”.
Secondo i dati emersi a febbraio dal tavolo di crisi della Città Metropolitana il settore ha continuato a contrarsi nel distretto di Scandicci – il primo in Europa e tra i primi al mondo per la pelletteria di lusso – fino ad arrivare ad un calo dell’export di -17,8% nel 2024 mentre sono state avviate procedure di cassa integrazione per circa 4.000 lavoratori, soprattutto giovani e donne, nella provincia. Le aziende sono scese dalle 2.470 di fine 2023 alle 2.358 del 2024, sono 112 quelle chiuse solo a Firenze e nel territorio più prossimo al capoluogo.
Fabrizio Morviducci
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